Verso un vaccino per l’allergia al polline
Il polline è tra le più comuni fonti di allergia. Esso è in grado di causare forti reazioni del sistema immunitario, condizione che porta ai conosciuti sintomi che comprendono rinite, starnuti, congestione nasale e altro. Tra i vari tipi di allergia ai pollini, una delle più diffuse è quella all’artemisia. Questa pianta è particolarmente diffusa in Europa, Russia e Asia centrale. La sua fioritura avviene in estate, motivo per cui i sintomi dei soggetti allergici si presentano tra luglio e settembre. Come gran parte delle altre allergie, anche questa viene trattata solo per via sintomatica. Ciò significa che la cura è volta a ridurre il malessere generale provocato dal polline, senza andare a curarne la causa. Un gruppo di ricercatori della Università di Medicina di Vienna ha però identificato una serie di meccanismi alla base di questa allergia al polline, ponendo le basi per lo sviluppo di un vaccino.
Comprendere i meccanismi alla base dell’allergia per sviluppare il vaccino
Per lo studio i ricercatori hanno coinvolti 37 pazienti allergici al polline di artemisia. Dall’osservazione dei loro campioni di siero è stata ricercata l’origine del processo che porta all’accentuata risposta immunitaria alla base dei tipici sintomi. In particolare, è stata individuata la posizione in cui gli anticorpi di tipo immunoglobulina E rilevano il principale allergene del polline di artemisia, dando quindi il via alla suddetta reazione. L’allergene in questione è l’Art v 1, una proteina riconosciuta dal 95% dei pazienti allergici. Dalle osservazioni di questo allergene, però, è stato scoperto che la sua configurazione è costituita da una serie di blocchi. Alcuni di questi, poi, possono essere bloccati da altri anticorpi, ovvero quelli dell’immunoglobulina G.
Vaccini e allergie
Sfruttando queste caratteristiche i ricercatori hanno ipotizzato la possibilità di sviluppare un vaccino in grado di prevenire la reazione immunitaria dell’organismo dei pazienti allergici al polline di artemisia. Utilizzando quindi i frammenti di Art v 1, infatti, si potrebbe creare una terapia efficace in grado di evitare l’amplificata risposta immunitaria presente nei pazienti allergici. L’obiettivo è sviluppare un vaccino sintetico da poter sperimentare in trial clinici.
Il nuovo vaccino si aggiungerebbe a quelli già sviluppati per altre tipologie di allergia, ovvero per graminacee, muffe, peli di gatto e cane e veleno di api e vespe. La comune denominazione di vaccino, però, è in questi casi una semplificazione di un concetto più complesso. Il meccanismo alla base di questi, infatti, è un’immunoterapia specifica, anche detta desensibilizzazione. Somministrando l’allergene ai pazienti in dosi via via crescenti, quindi, si riduce gradualmente la risposta del sistema immunitario. Il corpo, in pratica, diventa sempre meno reattivo alla fonte dell’allergia, fino a tollerarla.
Il peso della scoperta
Questa preziosa scoperta del meccanismo alla base dell’allergia al polline di artemisia permette di aprire una serie di possibilità per il suo trattamento. È infatti grazie alla conoscenza del processo coinvolto che i ricercatori possono ora studiare un metodo efficace per prevenire e curare la patologia, agendo in modo analogo a quello impiegato per tutti gli altri vaccini. La possibilità di sviluppare una cura a questa patologia sarebbe un importante progresso per gli individui allergici. Questa ricerca, poi, potrebbe ispirare nuovi studi e analisi per andare a individuare i meccanismi coinvolti anche in altre tipologie di allergia, ampliando la nostra conoscenza globale sui vari processi e aprendo quindi nuove strade per lo sviluppo di vaccini e valide cure a queste problematiche.