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Vaccino antitumorale: il via alla fase 2 della sperimentazione

vaccino antitumorale

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Il vaccino antitumorale rappresenterebbe un’ottima soluzione per sconfiggere il cancro senza danneggiare le cellule sane. Più in dettaglio si tratta di un vaccino contro forme molto aggressive di melanoma. Il cancro rappresenta la seconda causa di morte a livello mondiale dopo le malattie cardiovascolari. L’incidenza del melanoma è aumentata notevolmente negli ultimi anni. Si stima che l’Australia e la Nuova Zelanda siano i paesi con il tasso di incidenza più alto e che l’etnia caucasica sia quella associata ad una maggiore predisposizione.

L’incidenza è associata all’età (il melanoma è raro in età infantile e adolescenziale) e alla pelle chiara (i soggetti con pelle chiara sono più a rischio di melanoma rispetto ai soggetti con pelle scura). Non c’è, invece, una evidente associazione alla popolazione maschile/femminile; il melanoma è poco più frequente nelle donne rispetto agli uomini, ma senza grosse differenze.

Melanoma: origine e fattori di rischio

Il melanoma è un tumore maligno della pelle che colpisce i melanociti. Si tratta di cellule presenti nella giunzione dermo-epidermica e responsabili della produzione di melanina. I melanociti contribuiscono, dunque, al colore della pelle. Di conseguenza il melanoma può insorgere in tutti quei distretti corporei in cui sono presenti i melanociti, con maggiore probabilità nelle zone fotoesposte. I fattori di rischio associati a melanoma sono di tre tipi:

  • Genetici: storia familiare di melanoma, mutazioni genetiche, anamnesi personale.
  • Fenotipici: fenotipo cutaneo chiaro, alto numero di nevi.
  • Ambientali: esposizione ai raggi UV.
vaccino antitumorale
Il vaccino antitumorale potrebbe rappresentare la nuova strategia terapeutica per le forme aggressive di melanoma

Regola ABCDE per identificare il melanoma

Per l’individuazione di un possibile melanoma, è possibile usufruire della regola ABCDE, ovvero porre l’attenzione su alcune caratteristiche morfologiche che il nevo presenta:

  • Asimmetria: i melanomi sono solitamente asimmetrici.
  • Bordi: i melanomi non hanno bordi regolari bensì a carta geografica.
  • Colore: il melanoma non ha una colorazione omogenea, è policromo. Può presentare sfumature nere, rosse, arancioni, marroni.
  • Dimensione: se un nevo o macchia cutanea supera il diametro di 7 mm, è opportuno ricorrere ad una visita specialistica.
  • Estensione: il melanoma tende a cambiare la sua forma, ingrandirsi e variare colore.

Si tratta di regole molto semplici che tuttavia possono rappresentare un primo campanello d’allarme e permettere di diagnosticare precocemente una forma di melanoma.

Vaccino antitumorale: nuova strategia terapeutica

In genere l’approccio terapeutico dipende dalla stadiazione o stadio di progressione del tumore. Le caratteristiche principali delle cellule tumorali sono la proliferazione incontrollata e la capacità di ingannare il sistema immunitario, non facendosi riconoscere. Gli approcci terapeutici più conosciuti, i quali agiscono sulla proliferazione tumorale, sono proprio quelle terapie non selettive (chemioterapia) che danneggiano tutte le cellule attivamente proliferanti del paziente, anche quelle sane.

La sperimentazione del vaccino antitumorale ha l’obiettivo di combattere e distruggere le cellule tumorali, non agendo direttamente su di esse o bloccando la proliferazione, bensì attivando il sistema immunitario che, a sua volta, andrebbe a riconoscere e attaccare le cellule tumorali. Stiamo parlando di BNT111, il nuovo vaccino antitumorale sviluppato dall’azienda tedesca BionTech e del quale è stata già avviata la sperimentazione clinica di fase 2.

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In cosa consiste la Fase 2

Terminata l’analisi farmacocinetica (Fase 0) e sulla sicurezza (Fase 1), si passa a valutare l’efficacia del nuovo farmaco (Fase 2). Questa valutazione può avvalersi di diversi protocolli; quello più utilizzato è il protocollo di doppio cieco, secondo il quale i pazienti coinvolti nella sperimentazione vengono suddivisi in due gruppi, placebo e farmaco. Talvolta, al posto del placebo viene utilizzato un golden-standard, ovvero un farmaco già conosciuto ed efficace per il trattamento della patologia in questione. La fase 2 è seguita da uno studio multicentrico (Fase 3) e dal post-marketing (Fase 4).

Durante la fase 1 della sperimentazione, BNT111 è stato testato su ben 89 pazienti con melanoma in stadio avanzato. Il nuovo vaccino ha mostrato un promettente profilo di sicurezza che fa ben sperare sui risultati delle prossime fasi dello studio. Nella fase 1 è stato visto che il vaccino BNT111, in pazienti con melanoma metastatico, è in grado di irrobustire significativamente il sistema immunitario sia da solo, sia in combinazione con anticorpi monoclonali anti-PD1. La vaccinazione, dunque, rappresenterebbe una efficiente immunoterapia per i pazienti con melanoma anche in stadio avanzato, sottolineando l’efficacia e la robustezza di questo nuovo approccio terapeutico.

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BNT111 è un vaccino antitumorale a mRNA

Come funziona il vaccino antitumorale BNT111

BNT111 è un vaccino a mRNA. Su quale meccanismo si basa? Tutte le caratteristiche morfologiche e funzionali del nostro organismo e di ogni sua componente derivano dalle informazioni genetiche contenute nel DNA che si trova nel nucleo delle cellule. Per far sì che le “regole” imposte dal DNA vengano rispettate, prima il DNA viene trascritto in RNA. Quest’ultimo, sotto forma di RNA messaggero viene successivamente tradotto in proteine che svolgeranno le funzioni delle singole cellule dell’organismo. Dunque l’mRNA è quella molecola che trasporta le informazioni genetiche (provenienti dal DNA) al fine di sintetizzare (formare) le proteine che svolgeranno le funzioni cellulari proprio come il DNA comanda.

Il vaccino contiene le informazioni che permetterebbero al sistema immunitario di attivarsi selettivamente contro le cellule tumorali. BNT111 agirebbe sulle principali mutazioni alla base di questa forma tumorale.

Le autorità di regolamentazione in Spagna, Germania, Italia, Polonia, Regno Unito, Stati Uniti e Australia hanno già approvato lo studio. Inoltre dai promettenti risultati ottenuti, l’obiettivo è quello di rendere disponibile il nuovo approccio terapeutico entro i prossimi cinque anni.