Vaccino contro il coronavirus: i diversi approcci e il parere degli esperti
Nelle ultime ore il numero di persone contagiate in Italia dal coronavirus Sars-Cov-2 è salito a 52 e sono già due i decessi registrati, uno in Lombardia, uno in Veneto. A fronte di queste notizie è lecito chiedersi quando sarà disponibile un vaccino contro il coronavirus e chi nel mondo si sta muovendo per realizzarlo.
Zeng Yixin, vicedirettore della Commissione Sanitaria Nazionale cinese, nel corso di una conferenza stampa ha reso noto che in Cina si sta lavorando sul vaccino con 5 approcci diversi, anche se i tempi per avere un vaccino pronto all’uso sarebbero ancora lunghi.
Cina: lo sviluppo del vaccino contro il coronavirus con cinque approcci differenti
Zeng Yixin ha spiegato che i ricercatori cinesi stanno lavorando in maniera simultanea sui cinque diversi approcci tecnologici per ottenere il vaccino e per alcuni di questi è già in corso la fase di sperimentazione sugli animali.
Le vie seguite sono molto diverse tra loro e comprendono sia metodi più tradizionali sia tecnologie nuove molto più rapide. Vediamo quali sono e come si è espresso uno dei maggiori esperti internazionali in un’intervista all’ANSA.
Vaccini inattivati
Si tratta di virus che, dopo essere stati uccisi con agenti chimici o fisici, vengono iniettati nell’essere vivente con degli adiuvanti, sostanze che potenziano la risposta immunitaria nei confronti del virus. Questa è decisamente la strada più lenta per ottenere il vaccino. La pensa così Rino Rappuoli, direttore scientifico e responsabile della attività di ricerca e sviluppo esterna di GSK Vaccines .
[bquote by=”Rino Rappuoli” other=” “] “Ci sono molti modi per ottenere un vaccino e negli ultimi anni sono state messe a punto tecnologie che permettono di raggiungere l’obiettivo in modo più veloce.” [/bquote]
Vaccini a subunità geneticamente modificati
Sono vaccini che contengono proteine virali purificate, in grado di indurre la produzione di anticorpi.
Vaccini anti-influenzali con virus vivo attenuato
Si tratta di vaccini in cui l’elemento che scatena la risposta immunitaria è il virus con un potere patogeno diminuito o eliminato. In inglese sono noti come LAIV – Live Attenuated Influenza Vaccine.
Vaccini ad acido nucleico
Sono i vaccini a Rna, dei vaccini sintetici costituiti da nucleotidi, cioè da brevi sequenze genetiche del virus. Dallo studio della mappa genetica del virus si estrapolano le informazioni per costruire un gene sintetico che codifica per una delle proteine di superficie che il coronavirus utilizza per entrare nelle cellule. Il gene sintetico è quindi il responsabile della reazione del sistema immunitario dell’organismo ospitante.
[bquote by=”Rino Rappuoli” other=” “] “Il prototipo di un vaccino di questo tipo si può ottenere in una settimana, come abbiamo fatto nel 2013 per ottenere il vaccino contro l’influenza.” [/bquote]
Vaccini a vettore ricombinante basati su adenovirus
Come nel caso dei vaccini ad acido nucleico, i ricercatori ottengono un gene sintetico che, differentemente da quanto avviene nel vaccino a Rna, viene trasferito in un virus diverso chiamato adenovirus, dopo che quest’ultimo è stato reso inoffensivo.
[bquote by=”Rino Rappuoli” other=” “] “E’ una tecnologia più moderna e sicura ed è stata registrata nel 2019 per ottenere il vaccino contro il virus responsabile della febbre emorragica di Ebola.” [/bquote]
Gli altri ricercatori nella corsa al vaccino contro il coronavirus
L‘istituto nazionale statunitense per lo studio delle malattie infettive Niaid, diretto dall’immunologo Anthony Fauci, sta lavorando a un vaccino ad acido nucleico in collaborazione con l’azienda biotecnologica Moderna e con la Coalion for Epidemic Preparedness Innovation (Cepi). Fauci ha dichiarato che entro due o tre mesi sarà possibile condurre un primo test su un numero ristretto di persone.
In Australia è stato annunciato un programma di sovvenzione da due milioni di dollari per i migliori ricercatori del paese con l’obiettivo di sviluppare un vaccino contro il coronavirus.
I tempi di realizzazione del vaccino
[bquote by=” Zeng Yixin” other=” vicedirettore della Commissione Sanitaria Nazionale cinese “] “Sulla base del presupposto di garanzia, dell’efficacia e dell’accessibilità dei vaccini, prevediamo che già tra aprile e maggio di quest’anno alcuni di questi potrebbero entrare in fase di trial clinici o, in condizioni specifiche, potrebbero essere applicati per terapie di emergenza.” [/bquote]
Per avere un vaccino che sia stato accuratamente testato e che possa essere utilizzato regolarmente in tutti i casi bisognerà però aspettare almeno un anno. Questo il parere di Gianni Rezza, direttore del Dipartimento di Malattie Infettive dell’ISS:
“Ci sono dei passaggi necessari per garantire la sicurezza del vaccino, oltre che la sua efficacia. Una volta superati i test sugli animali si passa alla fase 1, che serve a verificare, in genere su pochi soggetti sani, che il vaccino non dia effetti collaterali gravi. Poi c’è la fase 2, che valuta la risposta immunitaria, e infine la fase 3 che è quella che determina l’efficacia. In casi di emergenza le agenzie regolatorie potrebbero ‘accontentarsi’ della fase 2 prima di autorizzare l’uso, ma comunque ci sono dei tempi minimi da rispettare. Anche nel caso del vaccino per Ebola, che è stato messo a punto a tempo di record, ci è voluto comunque un anno. “