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Coronavirus: nuovo vaccino funziona sui macachi, proteggendo da 10 ceppi del virus

Vaccino coronavirus funziona macachi

Credits: Agi.it

Ogni giorno arrivano buone notizie relative alla sperimentazione di un vaccino. Notizie da tutto il mondo che danno segnali positivi sulla ricerca del vaccino definitivo. Abbiamo parlato di farmaci efficaci, come l’Ivermectin, efficace in 48 ore, di terapie come la plasma-terapia e di vari vaccini: il vaccino finanziato da Bill Gates, il vaccino somministrabile con un cerotto… Molti, probabilmente, sono ancora in fase di sperimentazione, altri magari si sono rivelati fallaci. Intanto, però, la ricerca procede. La famosa rivista Science, annuncia che arriva proprio dalla Cina la notizia di un vaccino, PiCoVacc, che dà speranza, poiché funziona su topi e, soprattutto, macachi. Inoltre, il PiCoVacc ha una marcia in più rispetto agli altri vaccini in fase sperimentale, perché sarebbe capace di proteggere da ben 10 ceppi del covid19.

Come funziona

Il virologo Roberto Burioni, nel suo articolo su MedicalFacts, spiega che il vaccino è stato trovato con una modalità tradizionale, già utilizzata in passato per malattie come la poliomielite. Gli studiosi cinesi hanno, cioè, isolato 11 ceppi del covid e poi ne hanno scelto uno in particolare per farlo crescere in laboratorio e, infine, lo hanno purificato. Successivamente hanno inattivato il virus, cioè, attraverso sostanze chimiche o somministrazione di calore, lo hanno reso innocuo e, quindi, incapace di replicarsi. A questo punto, il virus è ancora capace di stimolare il sistema immunitario. Per creare un vaccino efficace, dunque, il virus deve essere danneggiato in maniera bilanciata. Se il virus viene danneggiato troppo, non stimola il sistema immunitario, se, al contrario, viene danneggiato troppo poco, rischia di causare la malattia.

Vaccino coronavirus funziona macachi

Sperimentazione del vaccino

Una volta che il virus ha subito il trattamento, gli studiosi cinesi lo hanno somministrato in topi e ratti. Visti i buoni risultati, la somministrazione è avvenuta, poi, nei macachi. Questi animali, appartenenti alla famiglia dei Cercopitecidi (famiglia di scimmie) sono molto simili all’uomo. Essi condividono con gli esseri umani il 97.5% dei geni. Naturalmente la somiglianza genetica con gli animali permette studi e ricerche più attendibili, soprattutto in ambito medico. Il vaccino si è rivelato essere efficace sul 100% delle cavie. Infatti, i macachi hanno prodotto un’elevata quantità di anticorpi neutralizzanti, cioè gli anticorpi efficaci contro il virus e che si trovano nel plasma dei pazienti guariti dal covid. La paura più grande dei ricercatori è che si creasse il cosiddetto effetto paradosso, chiamato Ade, Antibody-Dependent Enhancement. L’effetto paradosso consiste nella produzione di anticorpi che, non solo non sono neutralizzanti, ma addirittura favoriscono l’ingresso del virus nelle cellule. Nel laboratorio cinese, come controprova, a tutti i macachi presenti hanno iniettato il coronavirus. I macachi ai quali avevano somministrato tre dosi di vaccino, in due settimane, non si sono infettati, mentre quelli non protetti da vaccino hanno contratto il coronavirus. Il numero di cavie che hanno partecipato alla sperimentazione del vaccino è, però, limitato. Poche decine. Per questo motivo i dati potrebbero variare, se sottoponessero alla sperimentazione ulteriori esemplari di macaco. Però i risultati, per il momento, sono positivi. Inoltre, per quanto il macaco possa essere simile all’uomo, non è uguale. Ora, quindi, resta da verificare che il vaccino studiato funzioni anche sull’uomo. Se dovesse accadere, il vaccino sarebbe pronto entro l’anno.