Covid-19

Il vaccino per il coronavirus di Moderna entra nell’ultima fase di sperimentazione

Il primo vaccino per il coronavirus testato negli Stati Uniti entrerà nell’ultima fase di sperimentazione il 27 luglio. L’annuncio è arrivato dopo che il New England Journal of Medicine ha pubblicato i risultati della prima fase dello studio sul vaccino per il coronavirus dell’azienda biotech Moderna, che ha mostrato che i primi 45 volontari, che si erano sottoposti alla prima fase della sperimentazione iniziata a marzo, hanno sviluppato tutti anticorpi contro il virus. Moderna diventerà così la prima società al mondo a raggiungere questa tappa.

La fase 3 del vaccino per il coronavirus

Alla fase 3 di sperimentazione del vaccino per il coronavirus parteciperanno 30.000 persone. Metà di queste riceverà il vaccino mentre l’altra metà riceverà un placebo. Questa fase ha il compito di dimostrare se il vaccino è sicuro e se può prevenire l’infezione dal virus SARS-CoV-2 o, nel caso in cui le persone vengano infettate, se può impedire che l’infezione progredisca verso i sintomi ormai noti. Ma nel caso in cui i pazienti dovessero manifestare i sintomi, il vaccino potrà essere comunque considerato un successo se riuscirà a bloccare le complicazioni più gravi della malattia. Gli scienziati dicono che lo studio dovrebbe durare fino al 27 ottobre.

I risultati incoraggianti del vaccino per il coronavirus di Moderna

Il candidato vaccino di Moderna passerà a una sperimentazione più ampia con 30.000 partecipanti. Credits: Nurphoto via Getty Images

Moderna aveva precedentemente pubblicato a maggio sul suo sito web dei risultati provvisori dalle prime fasi della sperimentazione del loro vaccino per il coronavirus. I risultati mostravano che il vaccino aveva generato una risposta immunitaria – quindi anticorpi – in otto pazienti, un risultato definito “incoraggiante” da Anthony Fauci, direttore del National Institute of Allergy and Infectious Diseases, che sta co-sviluppando il vaccino. Ma alcuni membri della comunità scientifica hanno dichiarato che si riserveranno il giudizio fino a quando non vedranno i risultati completi.

Secondo il nuovo articolo, i 45 volontari sono stati divisi in tre gruppi di 15 persone ciascuno per testare dosi rispettivamente di 25, 100 e 250 microgrammi. Una dose della stessa quantità è stata poi somministrata 28 giorni dopo. Dopo il primo ciclo, i livelli di anticorpi più alti sono stati riscontrati per le dosi più elevate. Dopo il secondo ciclo, i partecipanti avevano livelli di anticorpi più elevati rispetto alla maggior parte dei pazienti che avevano avuto COVID-19 e che hanno sviluppato anticorpi. Più della metà dei partecipanti ha manifestato gli effetti collaterali lievi o moderati considerati normali per i vaccini. Infatti, gli effetti collaterali includevano affaticamento, brividi, mal di testa, corpo indolenzito e dolore nel sito di iniezione.

Le parole degli esperti

“I risultati sembrano piuttosto buoni e piuttosto coerenti”, ha detto David Lo, professore di scienze biomediche alla University of California Riverside, all’AFP (Agence France-Presse, agenzia di stampa francese). Ma ha affermato che è stato necessario un ulteriore lavoro per valutare la sicurezza del vaccino, per constatare il fatto che non avesse un effetto controproducente rendendo il sistema immunitario “tollerante” nei confronti del virus reale. Amesh Adalja, specialista in malattie infettive alla Johns Hopkins University, ha aggiunto che è incoraggiante che i partecipanti abbiano sviluppato alti livelli di una classe avanzata di anticorpi.

Una nuova tecnologia per il vaccino per il coronavirus

Il virus SARS-CoV-2 con le sue evidenti proteine spike. Credits: CDC/API/Gamma-Rapho via Getty Images

Il vaccino di Moderna appartiene a una recente classe di vaccini che utilizza materiale genetico – sotto forma di RNA – per codificare le informazioni necessarie per far crescere le proteine spike del virus all’interno del corpo umano, al fine di innescare una risposta immunitaria. Come hanno spiegato i colleghi di Science, la proteina spike è una parte del virus che quest’ultimo utilizza per invadere le cellule umane ma di per sé è relativamente innocua. Il vantaggio di questa tecnologia è che elude la necessità di produrre proteine virali in laboratorio, eliminando interi mesi dal processo di standardizzazione e contribuendo a incrementare la produzione di massa. Attualmente, nessun vaccino basato su questa tecnologia ha ricevuto l’approvazione normativa.

Published by
Benedetta Paoletti