Vaccino Pfizer-BioNTech: EMA valuta la terza dose
L’EMA (Agenzia Europea per i Medicinali) sta valutando una domanda per la somministrazione della terza dose del vaccino Pfizer-BioNTech dopo sei mesi dalla seconda.
Il vaccino COVID-19 mRNA BNT162b2 (Comirnaty), noto come Pfizer-BioNTech, è il primo vaccino disponibile in Italia per prevenire COVID-19, la malattia causata dal virus SARS-CoV-2, nei soggetti a partire dai 16 anni di età. Il vaccino è stato autorizzato da EMA e AIFA (Agenzia Italiana del Farmaco). La sua messa a punto ha previsto tutte le regolari e consuete fasi di verifica in merito all’efficacia e alla sicurezza. In Italia la sua somministrazione è iniziata il 27 dicembre, secondo il piano nazionale di vaccinazione che prevede più fasi. Il vaccino COVID-19 mRNA BNT162b2 (Comirnaty) è stato il primo vaccino ad arrivare in Italia, seguito da Covid 19 Vaccine Moderna approvato da AIFA il 7 gennaio 2021.
Come funziona il vaccino Pfizer?
Tutti i vaccini sono stati messi a punto per indurre una risposta che blocca la proteina Spike e quindi impedisce l’infezione delle cellule. Ricordiamo che è definita “Spike” quella proteina che consente al virus di entrare nelle cellule dell’organismo.
Il vaccino COVID-19 mRNA BNT162b2 (Comirnaty) contiene le molecole di RNA messaggero (mRNA) che presentano al loro interno le indicazioni per costruire le proteine Spike del virus SARS-CoV-2. Una volta iniettato il vaccino, l’mRNA viene assorbito nel citoplasma delle cellule e avvia la sintesi delle proteine Spike. La loro presenza stimola così la produzione, da parte del sistema immunitario, di anticorpi specifici. Con il vaccino dunque, non si introduce nelle cellule di chi si vaccina il virus vero e proprio (e quindi il vaccino non può in alcun modo provocare COVID-19 nella persona vaccinata), ma solo l’informazione genetica fondamentale alla cellula per costruire copie della proteina Spike.
La vaccinazione inoltre attiva anche le cellule T che preparano il sistema immunitario a rispondere a ulteriori esposizioni al virus SARS-CoV-2. Se in futuro la persona vaccinata dovesse entrare in contatto con il virus, il suo sistema immunitario ne avrà memoria, lo riconoscerà e si attiverà per combatterlo, bloccando le proteine Spike e impedendone l’ingresso all’interno delle cellule. Una volta compiuta la propria missione, l’mRNA del vaccino non resta nell’organismo ma si degrada naturalmente pochi giorni dopo la vaccinazione. Non c’è pertanto alcun rischio che entri nel nucleo delle cellule e ne modifichi il DNA.
Somministrazione e dosi
Il vaccino COVID-19 mRNA BNT162b2 (Comirnaty) viene somministrato in due iniezioni, in genere nel muscolo della parte superiore del braccio, a distanza di almeno 21 giorni l’una dall’altra.
La stessa EMA ritiene necessaria la somministrazione della terza dose, dopo 6 mesi dalla seconda, a persone di età pari o superiore ai 16 anni. La terza dose di richiamo avrà il compito di ripristinare la protezione dopo che è diminuita. La conferma, attesa per la prossima settimana, dipenderà dalla valutazione fatta dalla casa farmaceutica stessa. A meno che non siano necessarie altre informazioni o approfondimenti, sarà confermata la necessità di somministrare la terza dose. E’, infatti, ancora in atto, uno studio clinico in cui circa trecento adulti, con sistema immunitario sano, hanno ricevuto il richiamo di Pfizer dopo 6 mesi dalla seconda dose.
Chiaramente il richiamo è rivolto a chi ha completato il ciclo di vaccinazione. Purtroppo il numero di individui non vaccinati è ancora alto. La terza dose di Pfizer consentirà di mantenere e prolungare l’immunità di gregge.
Dubbi sulla terza dose
Le due principali incognite associate alla somministrazione della terza dose sono:
- L’efficacia vaccinale si riduce così tanto da dover ricorrere alla terza dose?
- Dopo quanti mesi è necessario fare il richiamo?
Gli esperti affermano che non si conosce precisamente la durata dell’efficacia vaccinale. Tuttavia la terza dose avrebbe un effetto booster sul sistema immunitario, ovvero andrebbe a rinforzare la memoria immunologica contro il virus. Gli esperti, sono inoltre d’accordo sulla somministrazione della terza dose ai soggetti immunodepressi. Questo conferirebbe loro una maggiore protezione, considerando la percentuale ancora alta di popolazione mondiale non vaccinata.