Perché il vaccino può provocare trombosi?
La diffidenza nei confronti del vaccino, in particolare nei confronti di AstraZeneca e Johnson & Johnson, aumenta a causa dei casi di trombosi, registrati dopo la vaccinazione. Discutendo con numeri alla mano, sappiamo che, per ciò che concerne il vaccino AstraZeneca, sono stati rilevati 86 casi sospetti su circa 25 milioni di soggetti esposti alla prima dose di questo vaccino. Di questi, 62 sono stati casi di CVST (trombosi cerebrale dei seni venosi, cioè un’ostruzione dei vasi che trasportano il sangue dal cervello verso la vena giugulare interna) e 24 di trombosi del circolo splancnico (ovvero trombosi in sedi inusuali). Tali dati evidenziano un rischio pari a 3,4 casi su 1 milione di vaccinati. Degli 86 pazienti, 18 sono andati incontro a decesso, dunque 0,7 ogni 1.000.000 di vaccinati.
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Vaccino e trombosi: c’è davvero una relazione?
In seguito agli eventi avversi segnalati, l’EMA ha condotto delle attente indagini e, il 7 Aprile, ha dichiarato che effettivamente c’è una connessione tra vaccino e casi di trombosi. Ma la direttrice esecutiva dell’EMA, Emer Cooke, ha precisato: “sono effetti collaterali molto rari. Il rischio di morte da COVID è molto superiore al rischio di morte del vaccino“. I ricercatori attualmente stanno approfondendo i motivi per cui il vaccino può causare trombosi. L’ematologa Sabine Eichinger, dell’Università di Vienna, spiega che i motivi possono essere i più disparati. Potrebbe essere qualcosa nel vettore, o un additivo contenuto nel vaccino, o qualcosa nel processo di produzione. La dottoressa Eichinger è stata una delle prime a notare gli strani coaguli.
I coaguli interessano parti del corpo inconsuete
La stessa dottoressa ha osservato anche strane combinazioni di coaguli nel sangue, le quali possono essere pericolose e potenzialmente fatali se bloccano il normale flusso del sangue al cuore o ai polmoni. Inoltre, lo studio della dottoressa ha evidenziato anche una strana mancanza di piastrine, le quali, generalmente, favoriscono la coagulazione. Un’altra peculiarità delle trombosi dovute al vaccino anti-covid è che i coaguli si formano in parti singolari del corpo, come nel carvello o nell’addome, mentre, di solito, le trombosi interessano le gambe. La dottoressa aveva riscontrato tale strano fenomeno in alcuni soggetti trattati con eparina, un noto anticoagulante.
Chi sono i soggetti a rischio
L’EMA ha chiesto ad AstraZeneca di investigare sui casi di trombosi, effettuando studi di laboratorio per determinare l’effetto del vaccino sulla coagulazione del sangue e realizzando valutazioni dei dati provenienti da studi clinici, così da tentare di ottenere ulteriori informazioni sui fattori di rischio. Ciò che si riscontra dai dati attuali è che le persone maggiormente a rischio sono le donne con un’età inferiore ai 60 anni. Al momento, però, l’EMA non è in grado di confermare quest’ipotesi. Bisogna, però, considerare che i soggetti a rischio possono variare da una zona all’altra della Terra. “Ciò che troviamo nell’Europa occidentale non sarà automaticamente vero in Sud America o in altre popolazioni”, sottolinea uno dei team di ricerca dell’EMA.
L’EMA continua a sorvegliare la situazione
Dal momento che nulla è certo ancora sulle cause delle trombosi, né sui soggetti più a rischio, l’EMA sta conducendo ulteriori studi. Uno dei gruppi di ricerca consta di 22 ospedali che stanno proseguendo gli studi sulle coagulazioni del sangue causate dal covid. Il team cercherà potenziali casi di HIT (trombocitopenia indotta dall’eparina, il fenomeno osservato dalla dottoressa Eichinger) tra le persone che hanno sviluppato coaguli di sangue dopo la vaccinazione con il vaccino Oxford-Astrazeneca o altri vaccini COVID-19.
Tra i ricercatori, alcuni pensano che HIT sia il risultato di una reazione immunitaria ai complessi formati quando le molecole di eparina caricate negativamente si legano a una proteina carica positivamente chiamata fattore piastrinico 4, che è importante per la coagulazione. Questo attiva le piastrine, dando il via a una reazione a catena. Il gruppo di ricerca, inoltre, valuterà se limitando la quantità di vaccino somministrato si possa diminuire il rischio di coaguli. L’EMA prevede di ottenere buoni dati entro i prossimi due mesi. Uno dei capo team che sta lavorando per l’EMA sottolinea l’importanza di capire il motivo di queste reazioni, perché “avremo nuove varianti di coronavirus e sarà necessario sviluppare nuovi vaccini. Abbiamo bisogno di risposte per il futuro.”.