Vagina bionica: nuovi traguardi nell’ingegneria dei tessuti

Tra il 2005 e il 2008, a quattro pazienti americane fu impiantata una “vagine bionica” perchè affette dalla sindrome di Mayer-Rokitansky-Küster-Hauser, o MRKHS, una rara condizione genetica che impedisce lo sviluppo dell’utero e della vagina. Ebbene, a distanza di diversi anni, gli studi effettuati dal gruppo di ricerca dell’Istituto di Wake Forest Baptist Medical Center di Medicina Rigenerativa, guidato dal dottor Anthony Atala, hanno dimostrato che gli organi funzionano correttamente.

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Gli organi sono stati creati e sviluppati in laboratorio tramite la coltura in laboratorio di cellule dei tessuti delle stesse donne. Tali cellule sono state poste su un’impalcatura biodegradabile cucita a mano a forma di vagina. All’esterno di queste strutture sono state impiantate le cellule muscolari e, all’interno, quelle epiteliali. Ad impianto effettuato, si sono formati i nervi e i vasi sanguigni e, al contempo, il corpo ha iniziato ad assorbire l’impalcatura biodegradabile che, gradualmente, è stata sostituita dalle cellule che hanno formato un vero e proprio organo.

Si tratta di una nuova frontiera delle medicina rigenerativa e dell’ingegneria dei tessuti che potrà evitare alle donne inconvenienti con i tradizionali metodi rigenerativi. Infatti, per quanto riguarda la ricostruzione vaginale, esistono diversi metodi. Ma non sempre funzionano come dovrebbero. Uno dei metodi più utilizzati è la “dilatazione”, che ha un successo pari al 90% dei casi. Il rimanente 10% può ricorrere a un trattamento chirurgico che sfrutta la pelle di altre parti dell corpo -ad esempio le natiche- per ricostruire le parti danneggiate o per effettuare un’espansione. Il problema è che, però, la pelle trapiantata non si comporta come il reale tessuto vaginale.
Il team ha inoltre impiantato con successo ureteri ingegnerizzati in un gruppo di ragazzini.

Sarà importante acquisire un’ulteriore esperienza clinica su questa tecnica- spiegano i ricercatori- per confrontarla con procedure chirurgiche ormai note e portarne alla luce vantaggi e limiti eventuali. Ad ogni modo, la “fabbrica dei pezzi di corpo umano di ricambio” si arricchisce di nuove parti.

Header image credits: goodnews.ws
Published by
Raffaele Salvemini