Patologie

Vaiolo delle scimmie in Toscana: 10 nuovi casi a Firenze da metà gennaio

Dieci individui sono stati diagnosticati positivi al vaiolo delle scimmie in Toscana, specificamente nella provincia di Firenze, marcando un insolito incremento dei casi in Italia ma senza allarmismi. Originariamente identificato in Africa, questo virus sta mostrando una diffusione sempre più ampia.

Vaiolo delle scimmie in Toscana: comprendere la diffusione di un virus in espansione

A partire dalla seconda settimana di gennaio, un medico di famiglia nel Mugello ha segnalato il primo caso sospetto. Seguendo analisi accurate, si è arrivati alla conferma di dieci casi. La via di trasmissione del virus può includere contatto fisico, rapporti sessuali, e trasmissione aerea, rendendolo notevolmente contagioso in determinate condizioni.

Attualmente, gli esperti stanno cercando di comprendere come il virus sia riuscito a insinuarsi e diffondersi nella regione di Firenze. Le indagini epidemiologiche sono in corso, con la speranza di contenere ulteriori diffusione e di fornire risposte chiare al pubblico e ai professionisti della salute.

I soggetti coinvolti sono residenti in diverse parti della Toscana, e sette di loro sembrano essere stati tutti nella stessa discoteca, localizzata nella provincia di Firenze. La situazione dei contagiati è stabile, dato che l’impatto del virus è meno severo rispetto a quello del vaiolo. Comunque, la Regione ha preso l’iniziativa di notificare il Ministero della Sanità sulla situazione.

Cos’è il vaiolo delle scimmie

Il vaiolo delle scimmie è una malattia infettiva nota per le sue eruzioni cutanee e febbre alta. Questa malattia è nota anche come Monkeypox ed è causata da un virus affine a quello del vaiolo umano, è solitamente meno grave, ma la sua comparsa fuori dalle aree endemico-tradizionali solleva preoccupazioni.

Origine e diffusione

Il virus del vaiolo delle scimmie, scoperto per la prima volta in primati di laboratorio nel 1958, si pensa abbia origine da piccoli roditori e scoiattoli nelle foreste pluviali africane. Sebbene il contagio all’uomo sia raro, esso può avvenire tramite contatto diretto con animali infetti o i loro fluidi.

Sintomi e trasmissione

I sintomi includono febbre, brividi, dolori muscolari e comparsa di vescicole e pustole. L’OMS indica che la trasmissione tra umani avviene principalmente tramite goccioline respiratorie, ma anche attraverso il contatto diretto con lesioni cutanee o superfici contaminate. Nonostante il vaiolo delle scimmie non sia una malattia sessualmente trasmissibile, la sua trasmissione durante rapporti sessuali è possibile a causa del contatto ravvicinato e scambio di fluidi.

Rischio e gravità

Generalmente, la malattia tende a regredire autonomamente in 1-2 settimane senza terapie specifiche, ma può essere più grave nei bambini. Esistono due ceppi: quello del Congo e quello dell’Africa occidentale, con quest’ultimo meno letale.

Cure e vaccini

Qualche anno fa, è stato approvato il farmaco antivirale Tecovirimat, efficace anche contro il vaiolo. Inoltre, esiste un vaccino, Jynneos, approvato negli USA, principalmente per persone con compromissioni immunitarie. Le persone vaccinate contro il vaiolo potrebbero avere una parziale protezione anche contro il vaiolo delle scimmie.

In Italia, per contrastare il vaiolo e l’Mpox negli adulti di età superiore ai 18 anni con elevato rischio di contrarre l’infezione, è stato autorizzato da agosto 2022 l’uso del vaccino MVA-BN, un virus vaccinico vivo Ankara modificato, sviluppato dalla Bavarian Nordic. Attualmente, non si consiglia una campagna di vaccinazione su larga scala. Vi invitiamo comunque ad informarvi sul sito della vostra regione riguardo la possibilità di effettuare il vaccino contro il vaiolo delle scimmie. Trovate ulteriori informazioni sul sito del Ministero della Salute.

Prevenzione e Trattamento

Nonostante non esista ancora un trattamento specifico per il vaiolo delle scimmie, è possibile ridurne l’impatto attraverso misure di prevenzione e l’uso di antivirali esistenti. La consapevolezza pubblica e la prevenzione attiva rimangono fondamentali per controllare la diffusione di questa malattia. L’emergere di questo virus in una nuova area geografica ricorda l’importanza della vigilanza nella salute pubblica e della preparazione a rispondere a emergenze sanitarie.

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Redazione