Vaiolo delle scimmie: l’OMS dichiara l’emergenza sanitaria internazionale
Il vaiolo delle scimmie, o monkeypox, è una malattia rara alle nostre latitudini, ma endemica in alcune zone dell’Africa, causata dal monkeypox virus. Si presenta come un’eruzione cutanea, con lesioni che possono localizzarsi in ogni parte del corpo, comprese mucose interne e genitali, preceduta da sintomi simil-influenzali. Sintomi comuni sono:
- Febbre e linfoadenopatia;
- Mal di testa;
- Dolori muscolari ed articolari;
- Brividi;
- Vomito;
- Lesioni cutanee e mucose (94,6%).
Dei 407 casi confermati in Italia il 99% riguarda uomini, con un’età media di 37 anni (405M; 2F). Le prove suggeriscono una maggior incidenza negli uomini che hanno rapporti sessuali con altri uomini. Solo l’8% dei casi sono stati ricoverati in ospedale, la maggior parte solo in osservazione senza necessità di cure cliniche specifiche. La diagnosi avviene mediante tampone del cavo orale e delle lesioni.
È importante sottolineare come questa non sia una malattia a trasmissione sessuale. Il contagio avviene per contatto ravvicinato pelle a pelle durante il periodo che va dall’insorgenza dei sintomi fino a che tutte le lesioni non sono del tutto guarite. In genere dura dalle 2 alle 4 settimane e non necessita di cure particolari poiché autolimitante. Metodi comuni di trasmissione sono:
- Contatto diretto con eruzioni cutanee infette;
- Contatto con oggetti, tessuti o superfici che sono state a contatto con un soggetto infetto;
- Attraverso i fludge di un contagiato (similmente al SARS-Covid-19).
Differenze fra Vaiolo e Vaiolo delle scimmie
Il vaiolo umano, dichiarata eradicata nel 1980, grazie alla vaccinazione, è causato dal variola virus, agente infettivo diverso da quello che causa il vaiolo delle scimmie, che è invece il monkeypox virus. Le due malattie si differenziano anche per la mortalità da essi causata, il 30-50% nel primo caso e l’1-10% dei contagiati nel secondo, per il numero di ceppi esistenti, 4 vs 2, e per la durata della malattia e delle sue sequele.
Vaiolo delle scimmie: emergenza sanitaria internazionale
Ad oggi quasi 17mila persone hanno contratto il virus in questione in 74 Paesi diversi. Ciò ha portato Tedros Adhanom Ghebreyesus, il direttore generale dell’OMS, ad annunciare la nuova classificazione del rischio, elevando il vaiolo delle scimmie ad emergenza sanitaria globale, il più alto livello di allerta tra quelli utilizzabili. Il Monkeypox si sta diffondendo velocemente, infatti un mese fa erano solo 3040 i casi registrati.
La WHO ha fatto questa scelta per tutelare la comunità da possibili varianti che si potrebbero creare se la situazione venisse lasciata a se stessa, così da poter attivare i sistemi di sorveglianza in modo da non farsi cogliere impreparati.
“Ai sensi del Regolamento Sanitario Internazionale – ha spiegato Tedros – sono tenuto a considerare cinque elementi per decidere se un focolaio costituisca un’emergenza sanitaria pubblica di interesse internazionale: Innanzitutto le informazioni fornite dai paesi, che in questo caso mostrano che questo virus si è diffuso rapidamente in molti paesi che non l’hanno mai visto prima. In secondo luogo, i tre criteri per dichiarare un’emergenza sanitaria pubblica di rilevanza internazionale, che sono stati soddisfatti. Segue, il parere del Comitato di Emergenza, che non ha raggiunto il consenso -in quanto sono stati 6 i voti a favore e 8 quelli contrari. Poi i principi scientifici, prove e altre informazioni rilevanti che attualmente sono insufficienti e ci lasciano con molte incognite. E il quinto, ed ultimo criterio, il rischio per la salute umana, la diffusione internazionale e il potenziale di interferenza con il traffico internazionale”.
Tedros Adhanom Ghebreyesus
L’attuale situazione nel mondo
Il rischio nel mondo, fa sapere l’Organizzazione Mondiale della Sanità, a oggi è ancora contenuto. Fanno eccezione l’Europa, dove si è registrato il più alto numero di casi, e New York, dove si è creato un’importante focolaio di contagi. Sulle circa 17mila persone colpite, 10604 si trovano in Europa, mentre nell’ultimo mese i casi di vaiolo delle scimmie a New York sono aumentati esponenzialmente, passando da 10 a 461, portando domenica la città ad aprire i primi quattro centri per la vaccinazione, con migliaia di residenti in coda. Fin ora sono 9200 le dosi di vaccino fornite alla grande mela, con un ulteriore rifornimento di altre 4000 dosi in arrivo, e circa 163500 le dosi promesse all’Europa.
L’attenzione rimane alta, anche perché a New York il numero dei casi raddoppia ogni cinque giorni, e la città rappresenta da sola un quarto delle infezioni totali accertate negli Stati Uniti, e il 2% a livello mondiale. Attualmente, stando a quanto riportato dal dipartimento della salute di New York, possono prenotarsi per la vaccinazione solo “gay, bisessuali o altri uomini che hanno avuto rapporti sessuali occasionali con altri uomini negli ultimi 14 giorni”
L’Oms ha fornito ulteriori raccomandazioni per quattro gruppi di paesi:
- Nel primo gruppo rientrano i paesi che non hanno ancora segnalato un caso di vaiolo delle scimmie o non hanno segnalato un caso per più di 21 giorni;
- Nel secondo i paesi con casi di vaiolo delle scimmie importati di recente e che stanno vivendo una trasmissione da uomo a uomo.
- Il terzo gruppo è quello con trasmissione del vaiolo delle scimmie tra animali e umani;
- Il quarto sono i paesi con capacità di produzione per la diagnostica, i vaccini e le terapie.
L’attuale terapia per il vaiolo delle scimmie
Il monkeypox, finora, non è una malattia aggressiva, infatti i maggiori rischi attualmente sono dati dalle complicanze del contagio e non tanto dalla malattia in sé. Può portare al ricovero ospedaliero per i casi più gravi, nel caso di pazienti con comorbidità o immunodepressi. La terapia per i casi lievi prevede il riposo a letto e l’isolamento per evitare i contagi.
Nel caso sia necessario il ricovero in una struttura sanitaria si imposta una terapia di supporto per il paziente volta ad evitare la disidratazione, la malnutrizione, alleviare i sintomi e la prevenzione di un’eventuale sovrainfezione batterica. Nel corso di trial clinici e sotto monitoraggio, si può usare un farmaco approvato dall’EMA (agenzia europea del farmaco) chiamato Tecovirimat, il quale è tuttavia ancora poco disponibile.