Kraken: l’ultima variante del Covid che preoccupa negli USA
Sono già quasi 3 anni che la parola Covid o Coronavirus fa parte della maggior parte dei nostri discorsi. Questo periodo, fatto di divieti e quarantene passerà necessariamente alla storia poiché composto da avvenimenti che non hanno mai fatto parte della nostra quotidianità e che hanno cambiato le nostre abitudini. Ora, con l’emergenza che sembra essersi attenuata, passano alla ribalta le cosiddette varianti della forma principale del virus Covid, la più recente è la cosiddetta variante Kraken: alcune sono più infettive altre provocano una sintomatologia più grave.
Origini e diagnosi del virus: cosa è cambiato dall’inizio della pandemia?
Come è già ampiamente noto, il virus denominato (SARS)-CoV-2 (Severe Acute Respiratory Syndrome Coronavirus 2) o più comunemente Covid19 o Coronavirus esiste, come la maggior parte dei virus, da tempi immemori. Questo è un virus che nei casi più gravi causa una forte polmonite, nella stragrande maggioranza dei casi, almeno nell’ultimo periodo, i sintomi sono molto simili ad una comune influenza.
A fine 2019, a causa di un focolaio nella cittadina cinese di Wuhan, la malattia si espande rapidamente prima nei paesi limitrofi e poi nel resto del Mondo. I contagi hanno avuto una crescita esponenziale fin da subito, data l’elevata trasmissibilità e le risposte dei sistemi sanitari sono state inizialmente deficitarie. Siamo stati quindi costretti a rivedere le nostre abitudini dapprima diminuendo le occasioni di uscita di casa e contatto con altre persone, poi abituandoci alla idea di indossare mascherine nei luoghi pubblici.
Il Covid viene diagnosticato quasi esclusivamente tramite tampone naso-faringeo. All’inizio dell’epidemia era possibile svolgere questo esame solo negli hub dedicati inerenti in ospedale. Con l’aumentare dei casi, sono state sviluppate nuove tipologie di tampone rapido disponibili in farmacia è con la possibilità di essere svolti anche in autonomia a casa propria. Questo permette una risposta più immediata (sono necessari meno di 15 minuti per svolgere il test!) e riduce le possibilità che un possibile paziente positivo possa contagiare altre persone uscendo per svolgere il test. Altre metodologie di diagnosi non sono sicuramente così disponibili in larga scala anche se alcune, come l’utilizzo dell’ecografia polmonore, possono essere molto promettenti anche per verificare eventuali strascichi lasciati dal virus dopo la guarigione.
Con il tempo si è riusciti a dare una grossa frenata allo sviluppo della pandemia soprattutto grazie allo sviluppo di vaccini. I principali rischi che potrebbero permettere un nuovo avanzamento della malattia sono principalmente legati alle svariate varianti che si stanno sviluppando.
Le capacità del virus di adattarsi tramite le sue varianti
L’emergere di mutazioni nella composizione del virus potrebbe creare nuove sfide a medici e ricercatori. Queste rappresentano un fenomeno naturale durante la riproduzione del virus. Moltissime di queste varianti non sono sicuramente mai state studiate in quanto non si sono riprodotte in maniera tale da far salire l’allerta. Di altre, invece, ne abbiamo sentito parlare eccome: alcune sono state presentate come più contagiose di quella originale, e quindi con una velocità di riproduzione maggiore, per altre è scattata l’allerta in quanto i sintomi sembravano essere molto peggiori. Le principali varianti presenti attualmente sono quelle rappresentate in figura:
Da notare, come la variante più diffusa in Italia negli ultimi mesi sia la Omicron, ovvero quella che più è mutata, che più si è adattata, rispetto alle altre. Questa infatti risulta essere maggiormente contagiosa ed aumentano anche le possibilità di ri-contagio. Ed è proprio questo il concetto chiave: il virus Covid cerca di mutare il più possibile, di nascondersi per poi cambiare forma, per andare a contrastare le nuove metodologie di diagnosi e di possibili cure. Per questo risulta importantissimo non fermare la ricerca, l’arma più importante che abbiamo nel contrasto di questa pandemia che ancora non sembra volersi arrendere. La nuova variante del Covid scoperta recentemente è Kraken: la preoccupazione per questa nuova mutazione è fondata?
Kraken: la variante del Covid con un nome poco rassicurante
La variante che potrebbe diventare la più diffusa nei prossimi mesi è la cosiddetta XBB.1.5. Questo è il nome scientifico ma è stata rinominata Kraken, la variante del Covid che deve il nome al famoso mostro immaginario marino capace di avvolgere e far scomparire un’intera nave grazie ai suoi tentacoli! Analizzando la mutazione, il nome è stato scelto poiché, a differenza del ceppo ancestrale del virus, la proteina spike presenta la sostituzione di due nucleotidi che aumentano notevolmente l’affinità con il recettore ACE2. Questo è praticamente la porta di ingresso che ha il Covid verso il nostro organismo.
Si è parlato quindi di una maggiore contagiosità, e questo è il pericolo principale della variante Kraken. Per quanto riguarda i sintomi questi sembrano essere similari a quelli delle altre varianti nelle forme più lievi. Preoccupa per lo più la maggiore propensione della variante all’evoluzione e quindi alla resistenza alle cure e agli strumenti di prevenzione. La maggior parte degli anticorpi monoclonali non sono riusciti a neutralizzare Kraken e di conseguenza c’è preoccupazione per quanto riguarda la resistenza ai vaccini già sviluppati.
Proprio per questo motivo gli esperti sono molto cauti. Non è ancora certo che la nuova variante diventi la dominante negli USA e anche se fosse non è detto che questa si espanda gravemente anche in Europa. In ogni caso, non si deve abbassare la guardia e la ricerca per lo sviluppo di nuove cure e medicinali in grado di contrastare la diffusione deve continuare,
Il Coronavirus rimarrà ancora un tema di attualità e ne sentiremo ancora parlare nei telegiornali. Il motivo sta proprio nelle capacità di evoluzione e di adattamento di questo virus: le varianti spaventano e non poco! Si può però guardare al futuro con ottimismo in quanto la percentuale di mortalità dall’inizio della pandemia è diminuita esponenzialmente e questo soprattutto grazie alla campagna di vaccinazione di massa. Nuove varianti possono spaventare, però con la ricerca e la conoscenza della malattia stiamo riuscendo a contrastarle superlativamente.