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Virus del vaiolo delle scimmie: tutto quello che c’è da sapere

Nelle ultime settimane sta crescendo la preoccupazione in seguito alla diffusione del virus del vaiolo delle scimmie in Europa e USA. Vediamo quindi di cosa si tratta, come si trasmette e come cercare di prevenire l'infezione

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AUTORE: Denise Zuccotti

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PUBBLICATO IL: 21 Maggio 2022

Curiosità e consigli / Diagnostica

Il vaiolo delle scimmie è un’infezione virale causata dal virus del vaiolo delle scimmie; esso è affine al virus del vaiolo umano e provoca una malattia simile, ma generalmente più lieve. L’origine del vaiolo delle scimmie non è ancora del tutto nota, ma si pensa che venga trasmesso a partire da piccoli roditori e scoiattoli che vivono nelle foreste pluviali africane, soprattutto nell’Africa occidentale e centrale.

Il vaiolo delle scimmie è una malattia rara, tuttavia attualmente sono stati registrati circa 66 casi di vaiolo delle scimmie (Monkeypox) a livello globale e i numeri potrebbero continuare a crescere . Inoltre sono stati anche confermati anche i primi casi italiani, oltre a quelli in Portogallo, Regno Unito, Spagna e Stati Uniti.

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Vaiolo delle scimmie: di cosa si tratta?

Il vaiolo delle scimmie, noto anche monkeypox, è una rara malattia infettiva che si sviluppa in seguito all’infezione da parte di un virus che fa parte della stessa famiglia del vaiolo. A differenza di quest’ultimo però, è meno diffuso e meno pericoloso. Questo tipo di malattia è diffusa prevalentemente tra le scimmie e i piccoli roditori dell’Africa centrale e occidentale: da questo deriva il nome vaiolo delle scimmie.

L’uomo si contagia raramente: questo si verifica quando esso entra in contatto diretto con l’animale, la sua saliva o altri fluidi. Il virus del vaiolo delle scimmie fu scoperto per la prima volta nel 1958 in alcuni primati di laboratorio, mentre il primo caso umano identificato si ebbe nel 1970 nell’attuale Repubblica Democratica del Congo.

Quanti casi ci sono attualmente?

Il 19 maggio 2022 si contavano circa 33 casi confermati e altri 42 sospetti diffusi tra diversi Paesi, quali Regno Unito, Portogallo, Spagna, Stati Uniti, Svezia, Italia, Canada. Tuttavia si pensa che il virus molto probabilmente presenti una diffusione molto più estesa. Per quanto riguarda l’Italia, al momento sono stati confermati e accertati solo tre casi. Per tenere sotto controllo la situazione, gli esperti dell’Università di Oxford e dell’Harvard Medical School, stanno realizzando una lista in continuo aggiornamento (qui la lista in aggiornamento).

Non si sa ancora con certezza se i contagi siano tra loro collegati. La prima persona con diagnosi di vaiolo delle scimmie nel Regno Unito aveva viaggiato in Nigeria, e due casi sono suoi contatti stretti. Gli altri episodi però non sembrano essere collegati e dato che il virus si è poi diffuso anche in altri Paesi, si pensa quindi che vi sia una diffusione comunitaria.

Si era già diffuso in passato?

Si, in passato si sono già verificate delle epidemie al di fuori del continente Africano, ma tutte molto contenute. Esse si erano verificate soprattutto in seguito viaggi realizzati in Africa. Quello di questi giorni può essere considerato come il più esteso gruppo di casi mai verificatosi in Europa, ma non il più esteso in assoluto: infatti tra il 2017 e il 2018 ci sono stati 122 casi in Nigeria e 7 decessi.

Principali sintomi

In seguito all’infezione, dopo un primo periodo di incubazione che va dai 7 a 17 giorni, si sviluppano alcuni sintomi, come: febbre, brividi, dolori muscolari e stanchezza debilitante. Quando l’infezione passa ad una seconda fase, si può avere la comparsa su tutto il corpo ed in modo particolare a livello del viso e nella zona dei genitali, di vescicole e pustole con croste simili a quelle della varicella.

Come ci si infetta?

Secondo l’OMS, il contagio interumano (uomo-uomo) si verifica soprattutto attraverso le goccioline respiratorie (droplets) che si depositano sulle superfici, e quindi con un contatto faccia a faccia ravvicinato e prolungato. Tuttavia la trasmissione si può verificare anche in seguito al contatto diretto con le lesioni cutanee di persone infette o indirettamente, in seguito al contatto con materiale contaminato, come asciugamani, abiti o lenzuola.

La maggior parte dei casi che si sono verificati nel Regno Unito riguardano principalmente uomini che hanno rapporti sessuali con uomini. Questo fatto ha portato alcune persone a pensare che questo virus potesse essere trasmesso anche per via sessuale. Tuttavia, il vaiolo delle scimmie non è una malattia sessualmente trasmissibile. Piuttosto, i rapporti sessuali sono per definizione una forma di interazione molto ravvicinata che implica il contatto cutaneo e lo scambio di fluidi respiratori. Nonostante ciò, il virus del vaiolo delle scimmie non si trasmette molto facilmente da persona a persona e – a differenza del virus del Covid19 – non sembra diffondersi in maniera asintomatica.

L’infezione è pericolosa?

Secondo l’Istituto Superiore di Sanità, generalmente la malattia tende a regredire in modo aiutonomo in circa in 1-2 settimane, con adeguato riposo e senza terapie specifiche. Tuttavia, soprattutto nei bambini, l’infezione può avere un decorso più grave.

In Africa esistono due differenti ceppi di virus del vaiolo delle scimmie: quello del Congo, letale in una persona ogni 10, e quello dell’Africa occidentale, letale in un caso ogni 100 riportati. Per il momento nel Regno Unito è stato individuato solamente il secondo tra i due ceppi, mentre per quanto riguarda gli altri Paesi, attualmente non è ancora disponibile un sequenziamento. Se si tiene conto del fatto che i sintomi lievi e comuni della malattia possono dar luogo a molti casi non identificati, la letalità risulta essere molto più bassa rispetto a queste statistiche.

Cure e vaccini

Contro questo tipo di virus possono essere usati farmaci antivirali di recente approvazione, come il Tecovirimat, che si occupa di bloccare la trasmissione cellulare del virus: esso risulta essere anche utile ed efficace contro il vaiolo. Inoltre, c’è già anche a disposizione un vaccino a virus attenuato approvato negli USA e chiamato Jynneos (o Imvanex o Imvamune), destinato finora alle persone con HIV o altre compromissioni immunitarie che abbiamo almeno 18 anni.

Tutte quelle persone che in passato erano state vaccinate contro il vaiolo, dovrebbero godere di una parziale protezione contro il vaiolo delle scimmie. In Italia, questa vaccinazione è stata interrotta nel 1977 e definitivamente abrogata nel 1981. Nel Regno Unito tuttavia, per cercare di arginare la diffusione del virus, si stanno offrendo vaccini alle persone ritenute contatti stretti dei casi confermati.

AUTORE

Denise Zuccotti

Studentessa del corso di Bioanalisi della Laurea Magistrale di "Biologia sperimentale e applicata" presso l'università di Pavia, con la passione per la scienza, la natura e lo sport.

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