Virus Zika e gravidanza: i nanotubi cellulari favoriscono l’infezione senza attivare il sistema immunitario

Illustrazione di particelle del virus Zika (WIkipedia CDC_ Cynthia Goldsmith FOTO) - www.biomedicalcue.it
Il virus Zika potenzialmente può creare complicazioni non di poco conto, soprattutto durante la grvidanza potrebbe colpire i feti.
Quando si parla di virus pericolosi in gravidanza, il primo pensiero va spesso alla rosolia o alla toxoplasmosi. Ma negli ultimi anni, il virus Zika si è guadagnato un posto d’onore tra le minacce più insidiose per il feto.
Questo virus, trasmesso dalle zanzare, può causare gravi malformazioni, come la microcefalia, oltre a problemi neurologici. Ma fino a oggi, gli scienziati si sono chiesti: come fa il virus Zika a superare la barriera della placenta, che in teoria dovrebbe proteggere il feto da infezioni e sostanze dannose?
Una risposta a questa domanda arriva da un team di ricercatori del Baylor College of Medicine, in collaborazione con la Pennsylvania State University. Il loro studio ha svelato un meccanismo incredibilmente ingegnoso che il virus usa per diffondersi nelle cellule della placenta senza attivare l’allarme del sistema immunitario. In pratica, Zika agisce come un ladro esperto: non sfonda porte o finestre, ma scava tunnel sotterranei per muoversi inosservato.
La scoperta di questa strategia virale apre nuovi scenari non solo per comprendere meglio Zika, ma anche per individuare nuove strategie terapeutiche. Perché se riusciamo a bloccare questi tunnel segreti, potremmo impedire al virus di raggiungere il feto e ridurre il rischio di danni neurologici.
I tunnel segreti del virus Zika
I ricercatori hanno scoperto che il virus Zika non si limita a infettare le cellule placentari con il classico metodo del contagio cellulare. No, lui gioca d’astuzia. Costruisce delle minuscole strutture simili a tubi, chiamate “tunneling nanotubes” (TNT), che collegano le cellule infette a quelle ancora sane. In questo modo, il virus si trasferisce da una cellula all’altra senza dover uscire all’esterno, evitando così di essere intercettato dal sistema immunitario.
Questa scoperta è stata resa possibile grazie a esperimenti condotti su cellule placentari in laboratorio. Il team ha identificato una proteina chiave, chiamata NS1, che gioca un ruolo fondamentale in questo processo. Quando le cellule placentari vengono esposte a NS1, iniziano a formare questi tunnel, creando un’autostrada perfetta per la diffusione del virus. Questa strategia non è del tutto nuova nel mondo dei virus. Altri patogeni, come l’HIV e il SARS-CoV-2, hanno dimostrato di poter utilizzare meccanismi simili. Ma è la prima volta che viene documentata nel caso di Zika e, soprattutto, nel contesto della placenta.

Un virus che ruba energia per sopravvivere
Oltre a costruire tunnel, il virus Zika sembra avere un altro asso nella manica: sfrutta le risorse energetiche delle cellule placentari per replicarsi. Come? Trasportando mitocondri da una cellula all’altra attraverso i tunnel nanotubulari. I mitocondri sono le “centrali energetiche” delle cellule, e il virus sembra aver trovato un modo per sfruttarli a suo vantaggio. Gli scienziati hanno osservato che, nei tessuti infetti, i mitocondri si spostano dai tessuti sani a quelli infettati dal virus. Questo trasferimento potrebbe servire a fornire energia extra alle cellule infette, permettendo loro di continuare a replicare il virus senza morire subito.
Un altro vantaggio di questo sistema è che il virus riesce a evitare la risposta immunitaria del corpo. Normalmente, quando il sistema immunitario rileva un’infezione, scatena una reazione per distruggerla. Ma viaggiando attraverso i tunnel nanotubulari e prendendo in prestito energia dalle cellule sane, Zika riesce a rimanere sotto il radar, prolungando così la sua sopravvivenza e diffusione. Questa scoperta ha implicazioni enormi: se riusciamo a bloccare questi tunnel o a impedire il trasferimento di mitocondri, potremmo sviluppare nuovi farmaci per fermare l’infezione prima che arrivi al feto.