AIDS: cos’è, sintomi, protezione, differenze con l’HIV
Il 1° dicembre si è celebrata la Giornata Mondiale Contro l’AIDS, simboleggiata dal nastro rosso che unisce i malati di AIDS e le persone comuni nella lotta contro questa malattia. Al fine di combattere la diffusione dell’AIDS nel mondo è fondamentale sensibilizzare i più giovani sui rischi legati all’HIV/AIDS, informarli su come prevenire il contagio ed educare alla convivenza con i sieropositivi per eliminare ogni forma di discriminazione.
Storia e significato di AIDS
Era il 1981 quando l’AIDS veniva ufficialmente riconosciuta come malattia e da allora sono stati fatti enormi progressi per capire come prevenirla e soprattutto curarla. Nonostante siano passati più di 40 anni e si siano mossi passi da gigante nella ricerca, ci sono ancora molti miti da sfatare riguardo l’AIDS, pregiudizi che sono all’origine dell’isolamento sociale che subiscono i sieropositivi. Ma partiamo dalle basi, perché quando si parla di AIDS parliamo anche di HIV?
Chi sono i sieropositivi?
La Sindrome dell’immunodeficienza acquisita (AIDS, Acquired Immune Deficiency Syndrome) rappresenta lo stadio clinico terminale del contagio causato dal virus dell’immunodeficienza umana (HIV, Human Immunodeficiency Virus): il virus attacca il sistema immunitario e indebolisce l’organismo in maniera così aggressiva da far aumentare notevolmente il rischio di tumori e di infezioni. Quindi, avere l’HIV non vuol dire avere l’AIDS ed è fondamentale per i sieropositivi ricevere la diagnosi in tempo per bloccare il virus e impedirgli di svilupparsi.
Sviluppo e sintomi della malattia
L’HIV si trova nei fluidi corporei di una persona infetta, il che include sangue, sperma, fluidi vaginali e latte materno. Oggigiorno la maggior parte dei casi di nuova infezione avviene attraverso rapporti sessuali non protetti, mentre in passato era tipica dello scambio di siringhe infette tra coloro che facevano uso di droghe iniettabili.
Nel caso di donne incinte c’è il rischio di trasmettere l’infezione al bambino durante la gravidanza o con l’allattamento. È bene ricordare che in caso di abbracci, strette di mano e condivisione di piatti o bicchieri non si corre alcun pericolo. I primi segnali di infezione da HIV possono essere:
- Febbre;
- Dolori muscolari e articolari;
- Eruzione cutanea;
- Mal di gola;
- Linfonodi ingrossati, specialmente nel collo;
- Tosse;
- Sudorazioni notturne;
- Diarrea;
- Perdita di peso;
Si tratta di sintomi simil-influenzali, così sottili che si potrebbe anche non notarli. Tuttavia, la quantità di virus nel flusso sanguigno (carica virale) è molto alta e per questo motivo, in caso di sospetto, è fondamentale effettuare esami specifici su saliva e sangue in tempo. Inoltre, i sintomi più gravi (correlati all’AIDS) possono presentarsi anche dopo 10 anni, per cui è importante effettuare controlli periodici.
Diagnosi dell’HIV
I test diagnostici del virus più comunemente usati rilevano gli anticorpi che un soggetto produce nella sua risposta immunitaria per combattere il virus. Nella maggior parte dei casi, una persona produce gli anticorpi entro 28 giorni dall’infezione.
Prevenzione dell’HIV e dell’AIDS
L’AIDS continua ad essere una condizione di salute dominante nel mondo ma, con la giusta consapevolezza e conoscenza, è possibile bloccare la trasmissione del virus. I principali metodi per prevenire l’infezione da HIV, spesso utilizzati in combinazione, sono:
- l’utilizzo di preservativi, sia femminili che maschili, in tutti i rapporti sessuali e di ogni tipo;
- condurre una relazione monogama o esclusiva in cui i partner sono sieronegativi e non hanno comportamenti che possono mettere a rischio la salute della coppia;
- evitare la condivisione di aghi, siringhe e altri dispositivi medici iniettivi (compresi strumenti per piercing e tatuaggi).
Tra i metodi di prevenzione dell’AIDS più efficaci va citata la terapia antiretrovirale, basata sull’utilizzo di farmaci antivirali con l’obbiettivo di ridurre al minimo la presenza del virus nell’organismo. Non si corre rischio di contrarre l’HIV se si hanno rapporti sessuali non protetti con una persona sieropositiva in terapia antiretrovirale efficace (cioè con carica virale nel sangue non rilevabile da almeno sei mesi).
Convivere al meglio con la sieropositività e le terapie antiretrovirali significa quindi adottare uno stile di vita e comportamenti quanto più salutari possibile, al fine di attenuare gli effetti collaterali delle cure e migliorare il proprio stato di salute in generale.
AIDS: diffusione della malattia
Dall’inizio dell’epidemia, quasi 84,2 milioni di persone sono state infettate dall’HIV e circa due terzi di questi vivono in Africa in condizioni di estrema povertà. Sempre qui si registra il 70% dei decessi (la maggior parte sono bambini e adolescenti). In Italia le persone che vivono con l’HIV sono circa 120-130.000 e dal 2020 si è registrato un leggero calo dell’infezione. Secondo quanto riportato dal Ministero della Salute la fascia d’età più colpita è generalmente quella dai 25 e i 29 anni, di cui l’80% di sesso maschile.
In altre zone del mondo dove l’HIV/AIDS è molto diffusa sono l’Asia e il Pacifico (cinque milioni e 100mila persone) e l’America Latina (circa due milioni di persone). I dati sono a dir poco allarmanti: secondo i report delle Nazioni Unite quasi 38,4 milioni sono morte per malattie legate all’AIDS ed entro il 2023 il 54% di tutte le persone che vivono con l’HIV saranno donne e ragazze.
Tasso di infezione
Nel corso degli anni il tasso di infezione è aumentato in maniera esponenziale e con esso il tasso di mortalità. Nel 2021, 28,7 milioni di persone hanno ricevuto la terapia antiretrovirale, e nel frattempo, sebbene le nuove infezioni da HIV siano in calo, c’è ancora un numero significativo di nuove infezioni da HIV e decessi correlati all’AIDS.
Cura e trattamento
Non esiste ancora una cura per l’HIV/AIDS, ma i farmaci funzionano per controllare l’infezione e prevenire le complicanze della malattia. I recenti progressi ottenuti grazie ai nuovi farmaci hanno permesso di garantire ai pazienti sieropositivi in terapia un’aspettativa di vita pari a quella di chiunque altro ed anche nel caso di diagnosi ritardata la sopravvivenza media è spesso di qualche decennio. Complessivamente, nel mondo, il 73% dei malati riceve questi farmaci, ma la percentuale scende al 54% fra i minori di 14 anni. In varie parti del mondo, le organizzazioni internazionali stanno lavorando per aumentare la disponibilità di misure di prevenzione e trattamento nei paesi con scarse risorse.
Porre fine all’AIDS entro il 2030 è parte integrante degli Obiettivi di sviluppo sostenibile adottati all’unanimità dagli Stati membri delle Nazioni Unite nel 2015. Alcuni vaccini sono in fase di sperimentazione e stanno già dando dei risultati promettenti.
Influenza della malattia sulla salute mentale
Oltre all’ambito medico è fondamentale ricordarsi del lato umano perché l’infezione incide non solo sulla salute fisica, ma anche su quella mentale. I malati di HIV sono più tendenti a sviluppare depressione e disturbi mentali proprio per il mancato supporto sociale. Sarebbe opportuno fornire sostegno psicoterapeutico accessibile a tutti, soprattutto formare dei professionisti in questo ambito specifico e, sebbene qualcosa stia cambiando, c’è ancora molta strada da fare. Nella speranza che le cose cambino il prima possibile, ricordiamoci che noi nel nostro piccolo possiamo fare qualcosa e aiutare i sieropositivi a sentirsi meno soli e ad affrontare con più serenità la malattia.
A cura di Issra Al-Hasan