“Il 95% dei nuovi positivi è asintomatico al Covid 19 e quindi non si può definire malato, basta con l’isteria” sono queste le parole del professore dell’Università di Padova, Giorgio Palù, che hanno suscitato clamore nella comunità. Ma è davvero così? Ci troviamo in una situazione di panico generalizzato e infondato? Cerchiamo di fare il punto della situazione.
Indubbiamente la tanto temuta “seconda ondata di coronavirus” è arrivata anche in Italia che vede, da settimane ormai, una crescita continua delle persone che contraggono il virus (ieri 19.644 nuovi casi su 177.669 tamponi effettuati), portando il numero degli attuali positivi pari a 203.182 italiani.
Numeri su numeri che il governo deve costantemente monitorare per adottare tempestivamente misure più idonee possibili per evitare che sia il sistema sanitario che l’economia nazionale non collassino.
Innanzitutto, va specificato che, al 13 Ottobre, gli asintomatici al Covid 19 erano il 56%, i paucisintomatici (con sintomatologia scarsa) il 16%, i lievi il 21% e i severi/critici il 7%, come riportato dal bollettino prodotto dall’Istituto Superiore di Sanità (ISS). Tante categorie ma la domanda più importante è sempre la stessa: i paucisintomatici, gli asintomatici al Covid 19 sono contagiosi?
Tempo fa, avevamo parlato dei soggetti debolmente positivi che presentano una carica virale molto bassa (osservabile dopo molti cicli di amplificazione nella PCR-real time) ma comunque esistente nell’organismo e perciò da non sottovalutare in quanto, meno carica virale implica una minore dose infettiva ma che non significa zero! Gli asintomatici, invece, sono quelle persone che:
ma in entrambi i casi questi soggetti sono considerati POSITIVI ovvero non sono malati ma, potenzialmente, possono trasmettere il virus.
A giugno, Maria Van Kerkhove, funzionario a capo del gruppo tecnico dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, aveva definito “il contagio dovuto agli asintomatici molto raro” e perciò la conclusione a cui le persone arrivarono fu che gli asintomatici non sono contagiosi. Ma non è proprio così, infatti, dovette subito intervenire per meglio spiegare la sua affermazione che faceva riferimento a un set di dati talmente limitato da non avere sufficienti evidenze scientifiche.
Quindi il potenziale contagio dovuto agli asintomatici è ancora un’incognita ma ci sono diversi studi, uno tra questi condotto da Joon Seo Lim dell’Asan Medical Center di Seul e pubblicato sulla rivista Thorax, in cui è emerso che la quantità di virus (carica virale) nel naso e nel torace di un asintomatico con Sars-CoV-2 sia perfettamente comparabile a quella di una persona infettata con sintomi classici come tosse, raffreddore, febbre e quindi gli asintomatici sono contagiosi tanto quanto i sintomatici.
Ma sull’effettivo ruolo nella trasmissione non abbiamo ancora dati certi: studi hanno analizzato situazioni differenti e circoscritte (dal comune italiano di Vo’ Euganeo, all’Islanda, alla nave da crociera Diamond Princess, ai rifugi per senzatetto negli USA) per capire come avvenisse il contagio, concludendo che la proporzione di pazienti asintomatici potrebbe rappresentare circa il 40-45% delle infezioni da SARS-CoV-2 sulla base dei risultati ottenuti.
Purtroppo visto i contesti di analisi troppo ristretti, tale stime potrebbero non essere accurate ma permettono una comprensione più oggettiva della proporzione di infezioni al Covid 19 da parte di asintomatici.
Il primo punto da chiarire è che il virus dal nostro paese non è mai sparito, nonostante i pochi casi durante i mesi estivi complice la bella stagione e l’aria aperta, comunque ha continuato a circolare indisturbato fino al rientro dalle vacanze, la riprese delle attività e delle scuole che ne hanno facilitato la diffusione.
Il secondo aspetto da tener conto che, vero ci sono molti asintomatici, la cui prassi è isolamento fiduciario in casa per 10 giorni + l’esecuzione di un solo test molecolare (tampone) con esito negativo fatto al termine, il che è un bene per il sistema sanitario ma, allo stesso tempo, negli ultimi giorni stiamo registrando una crescita esponenziale dei ricoveri ordinari (totale 11.287) e di quelli in terapia intensiva (totale 1.128).
Questo è sicuramente un dato importantissimo da monitorare perché se superiamo una certa soglia, l’ipotesi di un secondo lockdown per non saturare i posti letto non sarà così remota, dunque, è come il virus stesse ricominciando a circolare nei soggetti più fragili che necessitano cure ospedaliere.
Cosa fare dunque? Innanzitutto, non farsi prendere dal panico, mettere in atto le regole che conosciamo: distanziamento, uso della mascherina sia all’interno che all’esterno con amici e familiari non conviventi, lavarsi spesso le mani e non toccarsi viso e bocca e per il resto, tutto sta nel nostro senso morale perché prima impariamo a non sottovalutarlo e prima ne usciremo.