I programmi di sorveglianza per le persone ad alto rischio di sviluppare tumori, come il cancro al pancreas, possono aiutare a rilevare precocemente le condizioni precancerose e i tumori quando sono più curabili, questa tesi è supportata da un nuovo studio multicentrico diretto da esperti del Johns Hopkins Kimmel Cancer Center.
Si è analizzato un totale di 1.461 individui ad alto rischio di sviluppare il cancro al pancreas nello studio Cancer of Pancreas Screening-5 (CAPS5), questi si sono sottoposti a test annuali di imaging pancreatico. Dei partecipanti, a 10 si è diagnosticato un cancro al pancreas, tra cui ad di questi quattro anni dopo aver abbandonato la sorveglianza raccomandata. A 7 dei restanti 9 pazienti (77,8%) si è diagnosticata una malattia di stadio I e agli altri 2 un cancro allo stadio superiore (uno aveva lo stadio IIB e l’altro aveva la malattia allo stadio III). Di questi, 7 pazienti ne sono risultati vivi in seguito ad un follow-up dopo circa 2,6 anni in media.
In generale, la maggior parte dei pazienti che presentano sintomi ha un cancro al pancreas in stadio avanzato; pochissime persone scoprono la loro malattia allo stadio I. Unendo i dati dello studio CAPS5 con le statistiche delle precedenti ricerche si è scoperto che nel complesso dei 1.731 pazienti coinvolti in tutti gli studi: 19 dei 26 casi di cancro al pancreas sono stati diagnosticati in pazienti che hanno mantenuto la sorveglianza con screening di controllo. Tra quelli diagnosticati:
Al contrario, 6 dei 7 tumori del pancreas rilevati in pazienti che avevano interrotto la loro sorveglianza annuale (85,7%) erano in stadio IV. La sopravvivenza a cinque anni fino ad oggi dei pazienti con un cancro al pancreas rilevato durante gli screening è del 73,3% e la sopravvivenza globale mediana è di 9,8 anni, rispetto a 1,5 anni per i pazienti con diagnosi di cancro al pancreas al di fuori degli screening di controllo.
Nello studio CAPS5, i ricercatori hanno selezionato individui tra il 2014-2021 con una variante genetica che li rende suscettibili al cancro al pancreas o che hanno più di un parente di primo grado con cancro al pancreas. Quasi la metà (48,5%) presenta una variante genetica che li predispone al cancro, tra cui il 18,4% con una mutazione nel gene BRCA2 e il 6,4% con una variante nel gene ATM. Circa un terzo del gruppo ha una storia pregressa con il cancro, di cui il più comune è il cancro al seno (15,8%).
I pazienti hanno ricevuto screening annuali con risonanza magnetica o ultrasuoni endoscopici. Altri 8 partecipanti hanno subito interventi chirurgici al pancreas per via di lesioni rilevate durante gli screening di sorveglianza. Di questi, 3 hanno presentato condizioni precancerose di displasia di alto grado e 5 hanno avuto displasia di basso grado. Inoltre, durante il periodo di studio, a 73 pazienti sono stati diagnosticati altri tumori, tra cui 17 casi di cancro al seno, 11 casi di cancro alla prostata e 7 casi di melanoma.
La sorveglianza pancreatica è eseguita al meglio nei centri specializzati con team multidisciplinari perché alcune anomalie che si manifestano nell’imaging pancreatico sono di significato incerto e dunque di difficile lettura. I ricercatori stanno tuttora lavorando ad esami del sangue che potrebbero essere combinati con l’imaging per la diagnosi precoce dei tumori e dunque rilevare il prima possibile la comparsa di questo cancro aggressivo.