Non si placa l’allarme per l’epidemia del nuovo coronavirus, che si sta diffondendo a livello globale contagiando migliaia di persone, e che secondo una recente teoria potrebbe aver avuto origine in un laboratorio di Wuhan collegato al programma di armi biologiche segrete della Cina.
A sostenere questa tesi è Dany Shoham, biologo ed ex ufficiale dell’intelligence militare israeliana ed esperto di armi batteriologiche in Medio Oriente e Asia, il quale ha rilasciato una un’intervista al Washington Times, in cui ha parlato dell’esistenza di un laboratorio a Wuhan dove il governo cinese starebbe portando avanti un programma segreto di sviluppo di armi chimiche.
Il Wuhan National Biosafety Laboratory, la struttura in questione, nata in collaborazione con la Francia, nel 2003, anno in cui scoppiò l’epidemia di Sars, è ospitata presso l’Accademia cinese delle scienze ed è stata pensata per aiutare scienziati e ricercatori cinesi a “prepararsi a rispondere a futuri focolai di malattie infettive”, secondo un rapporto del 2019, pubblicato dai Centri statunitensi per Controllo e prevenzione delle malattie (CDC). Difatti nel centro scientifico di Wuhan, designato al livello di biosicurezza 4 (BSL-4), il massimo grado al mondo di bio-contenimento, sono studiati gli agenti patogeni più pericolosi al mondo. I laboratori BSL-4 lavorano a contatto con Ebola, Nipah e la Crimea Congo, tutte malattie altamente trasmissibili e molto spesso fatali. I funzionari sanitari cinesi hanno classificato il nuovo coronavirus come una malattia infettiva di classe B, collocandola nella stessa categoria della Sars e dell’Hiv.
Un tale laboratorio deve essere tenuto in un edificio separato o in un’ala diversa e deve essere dotato di sistemi di filatrazione dell’aria e decontaminazione. Gli scienziati che operano in quei luoghi devono indossare tute pressurizzate per isolarsi dall’ambiente circostante, cambiare i loro vestiti quando entrano nella struttura, fare la doccia all’uscita e decontaminare tutti i materiali utilizzati durante la sperimentazione, secondo i CDC.
Secondo l’ex ufficiale israeliano, gli scienziati cinesi avrebbero sviluppato qui il virus conosciuto come 2019-nCoV, che ipoteticamente sarebbe poi sfuggito dal controllo degli scienziati, infettando uno di loro e propagandosi di conseguenza nella città di Wuhan, considerata il primo focolare del virus. “Alcuni laboratori dell’istituto sono stati probabilmente impegnati, in termini di ricerca e sviluppo, in armi biologiche, almeno collateralmente, ma non come struttura principale della politica di Pechino”, ha dichiarato Shoham al Washington Times.
La dichiarazione di Shoham ha sollevato uno spaventoso dubbio, terrorizzando il web e fomentando le teorie dei complottisti, ma, in tutta risposta, arriva la smentita dell’ambasciata cinese.
«In questi giorni, alcuni media hanno riportato che esiste la possibilità che il nuovo coronavirus presente a Wuhan possa essere fuoriuscito da un laboratorio militare situato nelle vicinanze. Ebbene, si tratta di informazioni tirate fuori dal nulla e completamente false». Esordisce così una dichiarazione del portavoce dell’ambasciata cinese in Italia diffusa sui canali social della rappresentanza diplomatica. «Il responsabile del Centro Cinese per la Prevenzione delle Patologie ha già detto chiaramente che, in base ai risultati degli studi condotti, il nuovo coronavirus ha una somiglianza superiore all’85% con il virus della Sars, quindi è altamente possibile che la trasmissione sia partita da animali selvatici»