Coronavirus – Italia: è caccia al paziente zero
Quarantene, supermercati presi d’assalto, scuola e università chiuse in diverse regioni, prezzi di mascherine e Amuchina saliti vertiginosamente sono solo alcuni degli effetti del contagio da coronavirus scoppiato al Nord Italia negli ultimi giorni.
Attualmente, il bilancio italiano conta 219 contagiati, maggiormente concentrati in Lombardia ma con casi anche in Emilia-Romagna, Trentino, Piemonte e Veneto.
Mentre il numero dei morti per coronavirus è salito a 5, dopo il decesso registrato presso l’Ospedale Giovanni XXIII di Bergamo dove era ricoverato un 84enne, la nuova vittima è un 88enne di Caselle Lanne. Tuttavia, è bene ricordare che il virus non è fatale nell’80% dei casi e, talvolta, i sintomi (molto simili all’influenza) sono lievi.
I soggetti più a rischio sono gli anziani o chi presenta una situazione medica già delicata, infatti i pazienti deceduti erano già ricoverati per patologie pregresse.
Ma, in questa situazione in cui il contagio nell’arco di 2 giorni si è espanso a macchia d’olio, la domanda è: ma i “pazienti zero” chi sono?
Caccia ai pazienti zero: come è arrivato il coronavirus in Italia?
In un paese in cui, il coronavirus non era ancora arrivato (escludendo la coppia di cinesi e del ricercatore immediatamente ricoverati allo Spallanzani di Roma, ora guariti), la domanda sull’arrivo del virus nel Nord Italia è all’ordine del giorno.
Quello che sappiamo oggi del focolaio lombardo sembra riguardare una cena tra il primo contagiato italiano, il 38enne di Lodi, e un manager rientrato dalla Cina. Tuttavia, quest’ultimo, sottoposto a tamponi ed analisi, è risultato negativo al coronavirus e, osservando i suoi anticorpi, sembra non aver avuto infezioni di recente.
Per questa ragione, l’ipotesi che il manager fosse il paziente zero del focolaio lombardo è decaduta e la ricerca è ripartita, nulla vieta che potrebbe essere anche un soggetto già ricoverato.
Ancora più mistero aleggia intorno al focolaio veneto, che ha causato la prima vittima italiana per coronavirus. Inizialmente, si pensava che i pazienti zero fossero dei cinesi che avevano visto la partita, qualche giorno prima, allo stesso bar dei contagiati ma, individuati e sottoposti a tamponi, si è riscontrato la loro negatività al virus.
Nuovi sviluppi arrivano stamattina con l’individuazione del potenziale paziente zero, un agricoltore di 60 anni di Albettone (VI), abituale cliente del bar di Vo’ Euganeo che, nelle scorse settimane era stato a Codogno (focolaio lombardo) e, ora presenta sintomi influenzali come febbre e tosse.
Come individuare il paziente zero e perché è importante
In una situazione di epidemia, riuscire a risalire fino alla sorgente è di notevole importanza per mappare in maniera più completa tutti gli spostamenti ed eventuali contagi per arginare l’espansione.
Un aiuto importante arriva dalla statistica, in uno studio di qualche anno fa, gli autori modellavano una popolazione come una rete in cui ogni nodo è collegato ai suoi vicini. Un nodo infetto può infettare un vicino sensibile e, una volta infettato, può riprendersi dalla malattia.
L’algoritmo prevede la costruzione di una rete di nodi, ciascuno dei quali rappresenta un paziente infetto o una persona sana all’interno di un determinato insieme di individui e, attraverso calcoli analitici combinati con una simulazione Monte Carlo (metodo numerico basato su procedimenti probabilistici), il software determina la probabilità che un nodo corrisponda al paziente zero.
L’efficacia del metodo dipende dalla facilità con cui si diffonde l’infezione, dalla velocità di recupero, dalle dimensioni della rete e dal momento in cui viene catturata l’istantanea dell’epidemia.
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