Covid19: 8 mascherine su 10 non funzionano
La lotta al coronavirus continua e la domanda di mascherine è sempre più consistente. Il nuovo decreto, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale, del 26 Aprile 2020, impone il distanziamento sociale di almeno un metro e l’obbligo di protezione delle vie respiratorie. Ma quali sono le mascherine idonee? Uno studio condotto dal Politecnico di Torino, sin dall’inizio dell’emergenza del coronavirus, rivela che 8 mascherine su 10 non sono protezioni valide.
Differenziazione delle mascherine
Dall’inizio della pandemia da covid19, molte aziende di tutto il mondo si sono riconvertite. Sia per non arrestare la produzione, sia per dare un aiuto concreto ai Paesi, si sono dedicate alla fabbricazione di mascherine. Si pensi, ad esempio, all’azienda Lamborghini, che ha convertito il reparto selleria per dedicarlo alla produzione di mascherine. Anche per questo motivo il mercato ne sta offrendo diverse varietà. Dalla Bergamask, sterilizzabile al microonde, alle Drop, disinfettabili in acqua bollente o, ancora, le semplici mascherine chirurgiche. Le protezioni che usiamo e useremo, però, non sono tutte uguali. Il Politecnico di Torino rende pubblico che solo 2 su 10 mascherine possono accedere ai successivi controlli batteriologici sul tessuto a Bologna, dove eventualmente otterrebbero un certificazione di idoneità. Il PoliTO sostiene che l’ente di normazione (UNI) deve definire un marchio di qualità, obbligatorio per produttori e importatori.
[bquote by=”Paolo Tronville” other=”Docente di Ingegneria Industriale del Politecnico di Torino”]Abbiamo avviato un dialogo con l’Uni, l’ente di normazione italiano, per elaborare un metodo di prova riconosciuto, utile a concedere un marchio di qualità ai prodotti che raggiungono buoni livelli di efficienza [/bquote]
Modello chirurgico
Come dobbiamo comportarci dunque? Intanto possiamo dire che le mascherine chirurgiche sono adatte a trattenere goccioline di saliva, dette droplet, e altre secrezioni. Esse erano generalmente usate in ambito sanitario prima della pandemia. Ora, però, non sono più adatte all’ambiente ospedaliero per la protezione contro il virus. Questo modello di mascherina, infatti, non aderisce perfettamente al viso, lasciando spazi in cui le particelle potrebbero passare. Purché si indossi in maniera corretta, la mascherina chirurgica è sufficiente, per svolgere le attività quotidiane. Infatti, durante la spesa o una passeggiata, possiamo mantenere la distanza di sicurezza dalle altre persone e ciò renderebbe più efficace l’uso di queste protezioni. Ricordiamo che le mascherine chirurgiche sono generalmente verdi o azzurre, costituite da tre strati: due in tessuto non tessuto in polipropilene e lo strato intermedio in polipropilene 22 g/mq senza fibre di vetro.
Modelli FFP2, FFP3
Certamente le più adatte alla protezione sono le mascherine dotate di una valvola filtrante, che non permette al virus di oltrepassare la mascherina. Esse possono essere riutilizzate più volte, non sono quindi usa e getta e, soprattutto, aderiscono al viso precisamente. Stiamo parlando delle protezioni del tipo FFP2, che catturano fino al 94% delle particelle dannose, oppure del tipo FFP3, che non lascia penetrare il 99% delle particelle. Entrambi i modelli impediscono l’accesso di particelle di grandezza pari a 0.6 μm e sono anch’esse costituite da tessuto non tessuto in polipropilene a diversa densità.
Aldilà delle mascherine, comunque, le raccomandazioni sono sempre le stesse: evitare di portare le mani al viso, toccando naso occhi e bocca, disinfettare frequentemente le mani con sapone o disinfettanti a base alcolica e mantenersi ad un’opportuna distanza di sicurezza.
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