L’epidemia di Covid-19 ha avuto, e sta avendo, un enorme impatto sulle nostre vite. L’impatto è stato reso ancora più travolgente dal fatto che un evento del genere ci ha trovati impreparati. Al conto dei morti si aggiunge una profonda crisi economica che segnerà in maniera evidente il nostro futuro.
Ora che però sappiamo quali sono gli effetti di un’epidemia di tale portata ed abbiamo toccato con mano i limiti che sono emersi nell’affrontarla, dobbiamo riformulare alcuni aspetti del nostro mondo prevendendo che situazioni del genere potrebbero ripresentarsi in futuro.
È così che la startup italiana Vibre è scesa in campo in un nuovo progetto “che mira a riprogettare e re-ingegnerizzare il nostro mondo, allo scopo di contenere virus e batteri minimizzando il rischio di infezione.” Non si parla, quindi, solo di Covid-19, ma anche di qualsiasi altra emergenza sanitaria dovremmo ritrovarci a fronteggiare. Vibre nasce nel 2018 con un focus ben preciso: portare le neurotecnologie ad una dimensione di massa. Un percorso che è iniziato con BrainArt, la tecnologia che trasforma i pensieri in opere d’arte, e che sta proseguendo con una serie di servizi esclusivi rivolti alle aziende basati sull’utilizzo di interfacce neurali.
Nel periodo di lockdown che abbiamo vissuto, la stragrande maggioranza delle aziende è rimasta bloccata, segnando un crollo totale dell’economia e delle attività, dalle startup alle realtà di un certo spessore. Vibre ha quindi deciso, grazie al proprio knowhow altamente tecnologico ed alla capacità di trovare nuove soluzioni, di avviare un progetto innovativo che andrà a coinvolgere figure professionati variegate.
A tal proposito è stata lanciata una call, che rimarrà aperta fino a domenica 10 maggio, rivolta alle seguenti figure professionali:
Informazioni più specifiche sul progetto verranno fornite durante la chiamata che verrà concordata dopo aver inviato il curriculum, insieme ad una breve presentazione, attraverso l’apposito form contatti di Vibre.