Che la quarantena possa avere un impatto significativo sulla salute mentale e sul benessere psicologico dei cittadini lo avevamo raccontato in un precedente articolo. A certificarlo era una review pubblicata sulla rivista The Lancet da un gruppo di ricercatori del King’s College di Londra. Questa analisi di 24 studi condotti durante epidemie precedenti al covid, come quelle della Sars, dell’H1N1, della Mers e di Ebola, ha permesso di identificare gli effetti psicologici più frequenti tra gli individui sottoposti a quarantena e le fonti di stress ad essa associati.
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Adesso, un recente studio pubblicato su Brain Behavior and Immunity, riporta un’analisi sistematica su database Pubmed degli studi che misurano la comparsa di sintomi psichiatrici associati al COVID-19, sia tra i pazienti che hanno contratto il virus, sia tra i gruppi di persone che non hanno contratto il virus, quest’ultimo diviso in pazienti psichiatrici, operatori sanitari e non. Gli studi trovati e inclusi in questa analisi sono 43. Di questi, solo due studi hanno valutato pazienti con infezione confermata da COVID-19, mentre 41 hanno valutato gli effetti psicologici indiretti della pandemia. Due lavori erano relativi a pazienti con disturbi psichiatrici preesistenti, 20 lavori sugli operatori sanitari e 19 sulla popolazione generale.
I due studi, che hanno analizzato i pazienti affetti da COVID-19, tra i vari effetti psicologici, hanno riscontrato, in particolare, un alto livello di sintomi post-traumatici da stress e un livello significativamente più elevato di sintomi depressivi. I pazienti con disturbi psichiatrici preesistenti hanno riferito un peggioramento dei sintomi psichiatrici. Negli operatori sanitari è stato trovato un aumento della depressione e sintomi depressivi, ansia, disagio psicologico e scarsa qualità del sonno. Infine, gli studi sulla popolazione generale hanno rivelato un minore benessere psicologico e punteggi più alti di ansia e depressione rispetto a prima di COVID-19. Gli autori di questa rassegna sottolineano la necessità di uno studio più esteso e sistematico degli effetti di Covid-19 sulla salute mentale di tutta la popolazione, di tutte le età.
Un’ altra ricerca, pubblicata su Psychiatry Research, denuncia la necessità di analizzare in modo attento le conseguenze psicologiche della pandemia e della quarantena sugli adolescenti. I ricercatori sottolineano che reclusione domestica prolungata, uso eccessivo di Internet e dei social media oltre a situazioni estreme, quali violenze familiari, potrebbero influenzare la salute mentale degli adolescenti, durante questo periodo. La preoccupazione dei ricercatori è che la pandemia potrebbe provocare un aumento dei disturbi psichiatrici come stress post-traumatico e disturbi depressivi e d’ansia. Non solo, questi disturbi potrebbero essere ancora maggiori per quegli adolescenti già affetti da patologie psichiatriche, con il rischio di interruzione o cambiamento della loro aderenza alle cure. Di nuovo, si sottolinea l’importanza di non sottovalutare la ricerca in ambito psichiatrico degli effetti della pandemia.
In Italia, dal 6 Novembre 2020, è attivo il nuovo DPCM per cercare di rallentare la curva dei contagi da COVID-19, e con le nuove regole assistiamo ad una ulteriore stretta sulle scuole: i ragazzi delle superiori sono in didattica digitale integrata (DDI), che è diversa della DAD (didattica a distanza) della “prima” quarantena. Infatti, adesso gli alunni sono a casa in videolezione, super-video-connessi, ma le scuole sono aperte e i professori sono padroni di enormi spazi deserti, e si connettono con i ragazzi da scuola, nelle aule vuote. Forse un simbolo di questa nuova fase, i professori soli in cattedra, ma anche la metafora di una solitudine da confinamento che appartiene a tutti noi e alle nostre menti. Una soluzione che, in una situazione straordinaria come quella provocata dal covid, da una parte, aiuta gli adolescenti in una sorta di continuità, vedendo sul monitor lo stesso docente di prima e la stessa classe di prima, ma, dall’altra, non esclude tutti i ritorni evidenziati dai ricercatori, inclusi gli effetti psicologici più gravi. L’emergenza sanitaria è tale da non aver lasciato altra scelta ai legislatori: la salute fisica delle persone adesso viene prima di tutto. E’ vero però, come sostengono i ricercatori, che bisogna riflettere anche sulle conseguenze nel benessere psicologico della popolazione generale ed in particolare dei giovani e delle fasce disagiate o fragili.
Articolo a cura di Flaminia Malvezzi.