Covid-19

Quali sono i danni del COVID-19 sui reni?

È ormai noto che il virus COVID-19 comporti una serie di danni al corpo, ma non solo i polmoni ne vengono colpiti. Tra gli altri, anche i reni possono presentare importanti complicazioni. Tuttavia, non è ancora chiaro quale siano le dirette conseguenze della patologia su questo tessuto. Dopo le prime ipotesi emerse dallo studio di organi di pazienti, un gruppo di ricercatori dalle università di Radboud (Paesi Bassi) e Aachen (Germania) ha sviluppato degli organoidi per studiare gli effetti del COVID sui reni.

L’obiettivo era quello di verificare un’eventuale correlazione tra il virus e la fibrosi. Questa condizione, caratterizzata da progressivi danni strutturali e formazione di tessuto connettivo, risulta particolarmente dannosa nell’organo in esame. Essa, infatti, può portare a una significativa diminuzione funzionale con conseguenze che possono coinvolgere polmoni, fegato, cuore e altri distretti. L’esito finale della patologia è l’insufficienza renale, che comporta la necessità di importanti terapie per garantire la sopravvivenza del paziente.

Lo studio: organoidi di reni da pazienti affetti da Covid-19

La prima fase della ricerca si è basata sull’analisi di reni di 62 pazienti che avevano contratto il virus di COVID-19. Su questi sono stati effettuati una serie di studi al fine di verificare la presenza di segnali di fibrosi, in particolare confrontando i risultati con dei controlli su organi sani. Tra i parametri analizzati si sono ricercati segnali di deposizione di collagene I e la presenta di fattori come TNFa, TGFb e NFkB. Tutti questi, infatti, sono rilevati in caso di deposizione di tessuto fibrotico.

Dopo le prime ricerche sugli organi espiantati, i ricercatori si sono spostati sugli organoidi. Questi sono stati ottenuti con cellule staminali pluripotenti indotte (iPSCs) differenziate in epitelio ureterico e nella linea mesenchimale metanefrogena, ovvero quella dei progenitori delle cellule renali.

Credits: Radboudumc

Dopo aver inoculato le particelle del virus SARS-CoV-2, i ricercatori hanno confermato l’effettiva infezione del tessuto tramite la verifica dell’espressione del virus da parte delle cellule. Per verificare la correlazione tra virus e fibrosi sono state quindi analizzate, anche in questo caso, la produzione di collagene I e la presenza dei segnali TNFa, TGFb e NFkB.

Il risultato ha confermato le ipotesi: anche nei modelli su organoidi sono stati rilevati tutti questi attori fondamentali nel processo fibrotico. Jitske Jansen, un ricercatore che ha lavorato allo studio, ha evidenziato come nei modelli sia stato evidente il danno causato dal virus alle cellule. La lesione da esse subita, poi, porta alla condizione di fibrosi.

Sviluppi

Lo studio sugli organoidi non è stato il primo a occuparsi dei reni. È infatti recente un’altra pubblicazione da parte di alcuni ricercatori dell’Università di Washington. Questi avevano dimostrato che il virus riesce ad attaccare direttamente le cellule renali, in particolare a livello del tubulo renale, che svolge un ruolo fondamentale nella funzione filtrante dell’organo. Anche in questo caso si è visto come il danno subito dalle cellule si traduca in formazione di tessuto cicatriziale, ovvero fibrosi.

Si tratta ancora di ricerche preliminari e ristrette, cui devono seguire altri studi a lungo termine per confermare le ipotesi sulle effettive conseguenze del virus a livello renale. I risultati ottenuti fino ad ora sono comunque di fondamentale importanza perché ci consentono di aggiungere sempre più tasselli alla nostra conoscenza del virus.  

Published by
Linda Carpenedo