Per la prima volta, un nuovo studio ha identificato spazi perivascolare ingrossati nel cervello dei malati di emicrania. Si sono presentati i risultati alla riunione annuale della Radiological Society of North America (RSNA). Questo studio ha sfruttato una tecnologia di imaging all’avanguardia per ottenere una nuove conoscenze sulle strutture cerebrali.
L’emicrania è una patologia molto comune che comporta un grave mal di testa ricorrente, spesso debilitante. Le emicranie, inoltre, possono causare: nausea, sensibilità alla luce e forte debolezza. Questo disturbo rappresenta la terza patologia più comune al mondo. Secondo l’IRCCS del San Raffaele questa patologia colpisce fino al 24% della popolazione, cioè circa 15 milioni di persone in Italia. Purtroppo, attualmente, la terapia con analgesici tradizionali risulta efficace solo in 1 caso su 2.
La ricerca attuale si concentra sugli spazi noti come perivascolari, questi sono lacune attorno ai vasi sanguigni che aiutano a far uscire i fluidi dal cervello. L’allargamento di queste zone si era precedentemente collegato alla malattia dei piccoli vasi. Le infiammazioni e le anomalie nella barriera ematoencefalica possono influire sulla forma e le dimensioni degli spazi perivascolari. Lo scopo principale dei ricercatori è quello di esplorare la relazione tra spazi perivascolare ingrossati ed emicrania utilizzando la risonanza magnetica ad alta risoluzione.
Per fare ciò, i ricercatori hanno selezionato 10 pazienti con emicranie croniche e 10 con emicranie episodiche senza aura; quest’ultime sono emicranie senza formicolio e disturbi visivi. I pazienti scelti presentano tra i 25 e i 60 anni e sono stati effettuati 5 controlli post-trattamento in diversi periodi in base alle rispettive età. La tecnologia di imaging avanzata utilizzata si chiama 7T MRI ed è stata utilizzata per confrontare le piccole differenze nel cervello dei pazienti trattati.
Si tratta del primo studio che utilizza la risonanza magnetica ad altissima risoluzione per studiare i cambiamenti microvascolari nel cervello dovuti all’emicrania, in particolare negli spazi perivascolare. Poiché la risonanza magnetica 7T MRI è in grado di creare immagini del cervello con una risoluzione molto elevata e una qualità migliore rispetto alle altre tipologie di risonanza magnetica, si può utilizzare per evidenziare cambiamenti molto piccoli che si verificano nel tessuto cerebrale dopo un’emicrania. Tra questi cambiamenti ci sono: micro-sanguine cerebrali e ingrandimento degli spazi perivascolare nella regione semiovale del centrum del cervello. Questa tipologia di cambiamenti non sono mai stati evidenziati in precedenza.
Ci sono molte domande a cui gli scienziati non hanno ancora dato risposta. Tra queste, la più importante è: se i cambiamenti si verificano a causa dell’emicrania, o se questa li conduce al loro sviluppo. I ricercatori sperano di risolvere questi misteri attraverso studi più ampi su coorti più diverse, in periodi di tempo più lunghi. I risultati dello studio potrebbero sicuramente portare a studi su larga scala per continuare a indagare su come i cambiamenti nei vasi microscopici del cervello e nell’afflusso di sangue contribuiscano a diversi tipi di emicrania. Ciò potrebbe portare alla creazione di terapie mirate per chi soffre di questa patologia e ad una diagnosi più veloce del disturbo.