Il 2 novembre 2020 ci lascia Gigi Proietti, attore e protagonista del palcoscenico italiano. L’artista soffriva da molti anni di insufficienza cardiaca, una disfunzione delle funzionalità del cuore che causa riduzione del flusso ematico. Dopo aver passato gli ultimi 15 giorni nel reparto di terapia intensiva della clinica romana Villa Margherita, Gigi Proietti muore nel giorno del suo ottantesimo compleanno lasciando un segno indelebile nel panorama televisivo della nostra nazione. Vediamo quali sono le patologie e i rischi che portano ad una condizione di insufficienza cardiaca.
Era ormai risaputo come Gigi Proietti convivesse da anni con problemi cardiaci, tuttavia le cause dell’insufficienza non sono altrettanto note. È bene fare chiarezza sulla terminologia e le conseguenze che uno scompenso cardiaco ha sul resto degli organi del nostro corpo. Il cuore è la pompa del nostro organismo: la sua funzione è quella di apportare sangue ricco di ossigeno e nutrienti a tutti i tessuti, attraverso il sistema circolatorio. Quando il cuore non è più in rado di soddisfare le esigenze dell’organismo, si parla di insufficienza cardiaca cronica (ICC), ovvero incapacità di fornire sangue a sufficienza per svolgere le funzioni vitali. La riduzione del flusso ematico e accumulo di sangue nelle vene e nei polmoni possono indebolire ulteriormente il muscolo cardiaco. Se il muscolo è rigido o debole l’azione di contrazione e rilassamento del cuore non è più ottimale, con possibile accumulo di liquido nei polmoni, nell’addome o nelle gambe.
L’evoluzione dell’ICC è solitamente lenta come la sua insorgenza, di rado i sintomi emergono improvvisamente. Eccone alcuni:
Le cause principali sono la malattia coronarica e ipertensione arteriosa. Altre cause più rare sono:
Uno dei maggiori fattori di rischio è l’età. Infatti, l’incidenza di Insufficienza Cardiaca Cronica raddoppia ogni decade a partire dai 45 anni e l’età media della diagnosi sale a 74 anni. Come mai?
Tutto ciò è dovuto a cambiamenti strutturali e funzionali che con il passare del tempo affaticano il cuore. Si riscontra nelle persone più anziane una diminuita capacità di risposta allo stress fisiologico e patologico, costringendo il sistema cardiocircolatorio a compiere uno sforzo eccessivo.
E’ bene sottolineare come l’insufficienza cardiaca sia l’exitus, l’evento finale, risultato di un’altra patologia che porta allo scompenso del cuore.
“Il problema di un cuore che non funziona bene crea uno scompenso su tutto il resto, dando il via a patologie multiorgano. Negli ultimi giorni -prosegue- si è aggravato moltissimo. Gli ho fatto la tac che era ancora lucido, ma c’erano davvero troppe complicanze”. Sono le parole di Fabrizio Lucherini, medico radiologo della clinica dove Gigi Proietti era ricoverato. E’ proprio la compresenza di altre patologie che intaccano gli altri apparati a determinare la complessità dell’insufficienza cardiaca. Questo fenomeno è chiamato comorbidità (o comorbilità), termine coniato dall’epidemiologo americano Alvan R. Feinstein in un articolo pubblicato nel 1970 sul Journal of Chronic Diseases. Quando il paziente presenta altre malattie subordinate è necessario valutare la cura in maniera multidimensionale, in quanto queste condizionano l’esito, la terapia e la qualità della vita stessa. Trovare la giusta terapia tenendo conto dei molteplici fattori che possono intaccare l’organismo contemporaneamente è la sfida che la comunità scientifica si pone continuamente. L’approccio da seguire deve considerare le varie comorbidità per sviluppare una terapia farmacologica mirata a quella che è una malattia dalla mortalità purtroppo molto alta.