Il reimpianto di un braccio amputato: è accaduto a Bari
Il policlinico di Bari ha registrato un intervento chirurgico importante che ha permesso il reimpianto di un braccio amputato da una motosega. Cos’è un reimpianto? Come è avvenuto l’intervento e come si sente ora il paziente?
Cos’è un reimpianto?
Per reimpianto si intende una ricostruzione di un arto o una sezione di esso che è stata tagliata dal corpo di una persona. Lo scopo di tale intervento chirurgico è ripristinare non solo l’integrità corporea ma anche la sua funzione. Per permettere di poter effettuare un reimpianto, bisogna evidenziare due aspetti importanti: la prima è la tempistica, cioè arrivare per tempo in ospedale, la seconda è il comprendere se la parte da reimpiantare sia o no troppo danneggiata. Se la zona è troppo danneggiata come si interviene? In questo caso è necessario la sostituzione della zona tramite l’utilizzo di una protesi, si ricorre a tale scelta qualora il reimpianto potesse compromettere le sue funzioni di base.
Come avviene un reimpianto di un braccio amputato?
Prima ancora di eseguire l’intervento chirurgico, il medico esporrà al paziente i passaggi fondamentali per una buona riuscita del reimpianto, dall’operazione fino alla fase di recupero. In secondo luogo vi è la rimozione del tessuto danneggiato, con il modellamento delle ossa fratturate e la ricongiunzione con fissatori interni o esterni. In seguito, le parti lesionate come muscoli, arterie, nervi, vene e tendini vengono riparati con l’utilizzo di un microscopio operatorio.
Il recupero della parte impiantata
In seguito all’intervento chirurgico, vi è una fase di recupero dove vi è la necessità di una corretta vascolarizzazione e reinnervazione della sezione reimpiantata. Inoltre, la ripresa della funzionalità dipende dalla sezione reimpiantata: di solito non si ha mai un recupero totale, ma si aggira intorno al 60-80%. Per una completa guarigione, il paziente sarà sottoposto a sedute di fisioterapia con lo scopo di riprendere la funzione.
A volte in seguito al primo intervento, è necessario effettuare ulteriori operazioni chirurgiche per migliorare la funzionalità della parte. Alcune di queste procedure sono:
- Tenolisi: la liberazione dei tendini dal tessuto cicatriziale;
- Capsulotomia: il rilascio delle articolazioni rigide e bloccate;
- Innesto nervoso: sostituzione di un nervo lesionato per migliorarne il funzionamento nervoso;
- Trasferimenti tendinei o muscolari: si spostano dei tendini o muscoli in una zona che ne necessita maggiormente;
- Amputazione tardiva: l’eliminazione di una zona che non funziona correttamente;
Il reimpianto di un braccio amputato
Al Policlinico di Bari un uomo di 74 anni con un braccio amputato a causa di una motosega ha subito un reimpianto che gli ha permesso di riacquistare la funzionalità dell’arto. L’uomo arrivato in ospedale, al Perrino di Brindisi, in fin di vita a causa di del braccio amputato dalla motosega, è stato stabilizzato ed intubato, in seguito hanno proceduto alla rimozione dei corpi estranei presenti come erba, pietre e terra per evitare infezioni. L’intervento ha avuto una durata complessiva di sei ore ed è stato svolto da due equipe, una di chirurgia plastica ricostruttiva ed estetica, guidata da Giuseppe Giudice e la seconda quella di ortopedia e traumatologia diretta da Biagio Moretti.
I chirurghi plastici hanno preparato le strutture anatomiche lesionate, invece quelli ortopedici hanno effettuato una sintesi ossea del radio e dell’ulna. In seguito le strutture anatomiche tendinee e muscolari flessorie ed estensorie sono state riconnesse tramite la ricostruzione microchirurgica delle arterie, delle vene e delle strutture nervose. Dopo l’intervento il paziente è rimasto in osservazione per circa una settimana, in modo da effettuare dei controlli per analizzare la funzionalità dell’arto.
Una volta dimesso, ha recuperato una buona parte della mobilità dell’arto e riesce anche a muovere parzialmente le dita della mano. Inoltre, ha anche iniziato un percorso di riabilitazione assistita per abituarsi al reimpianto del braccio, evidenziando come il completamento della rigenerazione neuromuscolare avverrà nei prossimi 18 mesi, potendo poi compiere la maggior parte della attività manuali.
Credits immagine di copertina – La Repubblica