Linfedema: cos’è, come si manifesta e come si cura
In Italia circa 350 mila persone soffrono di linfedema e si registrano intorno ai 40 mila nuovi casi ogni anno. Si analizza la condizione clinica che comporta un ristagno della linfa ed una compromissione del sistema linfatico, con i sintomi con cui si manifesta e come si può curare.
Cosa succede se il sistema linfatico non funziona bene?
Prima ancora di comprendere cosa possa comportare possibili compromissioni del sistema linfatico, è importante analizzare come esso agisce e perché è essenziale per il nostro organismo. Il sistema linfatico è articolato in un insieme di vasi, i quali hanno il compito di mantenere costante la presenza di liquidi e soluti nel sangue, per gestire l’omeostasi idrodinamica dell’organismo. Inoltre, ha il ruolo di trasportare alcune sostanze. All’interno dei vasi del sistema linfatico scorre la linfa, che ha un aspetto lattiginoso e contiene cellule e proteine.
Il sistema linfatico è articolato in vasi, i quali si articolano in capillari linfatici che iniziano a fondo cieco per poi passare a dotti più grandi, tra i quali vi sono: il dotto linfatico destro che raccoglie la linfa dal braccio destro, dal torace e dal cranio della testa, il dotto toracico al quale arriva la linfa del restante corpo ed infine la cisterna del chilo accumula la linfa del tratto digestivo e degli arti inferiori. Nei vasi sono presenti i linfonodi composti da macrofagi e linfociti, hanno una funzione di filtro in quanto hanno il compito di rimuovere microbi, detriti tissutale, particelle estranee e danneggiate.
Nel sistema linfatico vi sono organi primari e secondari. Tra i primi si hanno il timo e il midollo osseo rosso, i quali sono deputati alla maturazione delle cellule linfoidi. Gli organi linfoidi secondari hanno il compito di ospitare i linfociti maturi ed essi sono i linfonodi, la milza ed i noduli linfatici.
Dato che il sistema linfatico è deputato al drenaggio del liquidi, se esso non funziona bene, i liquidi si accumulano, portando alla formazione del linfedema.
Che cosa è il linfedema?
Il linfedema si manifesta come un gonfiore cronico ad un arto, per la maggior parte quello inferiore, ma può interessare anche il viso, i genitali, gli arti superiori ed il tronco. Esso è dovuto ad un accumulo progressivo di liquidi interstiziali, provocandone un gonfiore di tipo asimmetrico, inoltre tale rigonfiamento è duro non comprimibile, di consistenza fibrosa. La parte edematosa si indurisce, provocando fastidio e poi portando ad un deficit funzionale. Il linfedema si può distinguere in primario e secondario.
Cos’è il linfedema primario?
Il linfedema primario è meno frequente ed ha un’origine ereditaria, classificabile in base all’età in cui compare:
- Linfedema congenito: viene diagnosticato intorno ai 2 anni ed è dovuto ad aplasia o ipoplasia genetica del sistema linfatico.
- Linfedema precoce: si riscontra tra i 2 ed 35 anni ed è tipico delle donne dalle prime mestruazioni o dall’inizio della gravidanza.
- Malattia di Meige: è una forma di linfedema ereditario.
- Linfedema tardivo: anche esso è di tipo ereditario ed è una forma meno grave di quello precoce.
Cos’è il linfedema secondario?
Il linfedema secondario si manifesta in seguito ad una ostruzione o distruzione dei vasi linfatici. Tale patologia si manifesta in generale nelle donne operate di tumore al seno, infatti si stima che circa il 25% di loro svilupperà un linfedema. Nei pazienti ai quali è stato effettuato un intervento di dissezione dei linfonodi inguinali, pelvici ed adoonminali.
Quali sono i sintomi del linfedema?
Il linfedema si può presentare in differenti stadi:
- Stadio 0 o “latente“: non vi è nessun gonfiore nonostante il sistema linfatico è già compromesso.
- Stadio 1 “reversibile“: in questo caso vi è un gonfiore che sparisce la mattina seguente dopo il riposo.
- Stadio 2 “spontaneamente irreversibile“: il linfedema in tale caso genera un’infiammazione cronica con fibrosi dei tessuti.
- Stadio 3 “irreversibile“: in tale caso vi è una fibrosi irreversibili dei tessuti molli.
Come diagnosticare linfedema?
Per diagnosticare un linfedema primario si ha una prima analisi del quadro clinico in quanto il paziente presenta una serie di edemi in tutto il corpo a livello dei tessuti molli. In seguito si effettuano delle analisi circa le mutazioni del recettore del fattore di crescita endoteliale vascolare nel caso della malattia di Milroy, invece per la malattia di Meige di effettuano test del gene FOXC2.
Nel caso del linfedema secondario dopo un’attenta anamnesi si effettuano degli esami per localizzare dove il sistema linfatico è compromesso. Tra esse rientrano la linfo-scintifragia, l’ecografia, la tomografia assiale computerizzata, la risonanza magnetica nucleare.
Oltre agli esami tecnologici eseguiti, la diagnosi più economica, efficace ed immediata è la misurazione centimetrica delle circonferenze dell’arto.
Come curare un edema linfatico?
La cura di un edema linfatico prevede un trattamento di tipo chirurgico oppure sintomatico. Nel caso di una terapia chirurgica, si effettuano interventi chirurgici in micro-chirurgia di anastomosi linfo-venose e trapianto di linfonodi. Nel caso di un ostacolo alla funzione dell’arto, inoltre, si ricorre ad un intervento di liposuzione.
Le persone che soffrono di linfedema possono adottare delle misure preventive, come l’utilizzo di creme ed oli, evitare sforzi fisici eccessivi, indossare abiti stretti e indossare sempre guanti e/o calzature adeguate. Evitare movimenti o posizioni che possono peggiorare la condizione di ristagno dei liquidi. Si possono effettuare bendaggi multi strato, drenaggi linfatici manuali o pressoterapia, adoperare l’uso di corticosteroidi e antibiotici.
Quale medico cura il linfedema?
Quando si ha il sospetto di essere affetti da linfedema, è utile rivolgersi ad un linfologo, il quale si occupa dello studio, della diagnosi e della cura della patologie legate al sistema linfatico. In tale modo da migliorare la salute del paziente essendo che tale patologia coinvolge arti superiori o inferiori impedendone le azioni quotidiane.