Michela Murgia è morta: la scrittrice aveva 51 anni
Michela Murgia, l’instancabile autrice originaria di Cabras (Oristano), ci ha lasciato all’età di 51 anni. Nei mesi passati, aveva concesso un’intervista in cui svelava il suo confronto con un carcinoma renale allo stadio avanzato, accettando senza indugi che “i passi indietro non trovano spazio”. La sua voce risuonava non solo attraverso i canali digitali, ma anche tra le pagine del suo ultimo libro, “Tre ciotole. Rituali per un anno di crisi”, un prezioso dono alla primavera. Già da giugno, aveva decretato la sua ritirata dagli incontri pubblici, ma nel cuore di luglio, quasi come un epilogo “in articulo mortis”, aveva unito il suo destino a quello dell’attore poliedrico, regista e musicista Lorenzo Terenzi. Un’ultima sinfonia di amore e arte, intessuta nei momenti più profondi della vita.
Di cosa è morta Michela Murgia
Il 6 maggio 2023, durante un’intervista al Corriere della Sera, aveva comunicato di essere affetta da un avanzato stadio di carcinoma renale, cancro ai reni, con metastasi ai polmoni, alle ossa e al cervello, e di avere un’esigua finestra di tempo a disposizione.
Cos’è il cancro (o tumore) renale?
Il cancro renale, noto come tumore del rene o carcinoma renale, nasce di solito da un’eccessiva proliferazione cellulare all’interno degli organi gemelli, situati simmetricamente nella porzione posteriore dell’addome, nella regione lombare. I reni, dalla forma simile a fagioli e grandi come un pugno chiuso, ospitano intricate strutture tubulari che agiscono come filtri sottraendo dal sangue le sostanze di scarto metabolicamente generate. Questi composti vengono successivamente espulsi attraverso l’urina, il prodotto finale del processo di purificazione renale.
Il tumore renale solitamente trova origine nelle cellule che rivestono le pareti interne di questi tubuli nefroni. Tuttavia, non di rado può manifestarsi anche a partire da tessuti differenti o persino dalla membrana che avvolge esternamente l’organo, nota come capsula renale.
Tipologie
I tumori renali si dividono in diverse varianti istologiche. Tra queste, emergono con maggior frequenza il carcinoma a cellule chiare, che rappresenta il 75-80% dei casi, seguito dal carcinoma renale papillare, che costituisce il 15%, e il carcinoma cromofobo, con il suo 5%. In rari casi, approssimativamente il 2%, il carcinoma può adottare una forma multipla o bilaterale, diffondendosi in entrambi i reni e accentuando la sua complessità.
Al di fuori dei confini dei carcinomi, si staglia un’altra categoria di tumori renali meno comune, i sarcomi. Queste forme sorprendenti, che includono liposarcomi, leiomiosarcomi, rabdomiosarcomi, angiosarcomi e fibrosarcomi, hanno origine in tessuti diversi, talvolta anche nella capsula renale o nelle strutture adiacenti. Un mondo a parte si apre nel contesto pediatrico, dove il nefroblastoma o tumore di Wilms emerge come il protagonista indiscusso. In questo scenario, l’infanzia è teatro di una battaglia unica e il tumore di Wilms riveste il ruolo principale in questa drammatica narrazione medica.
Chi era Michela Murgia
La straordinaria vita di Michela Murgia, artista versatile e autrice di spicco, si snoda attraverso una serie di avventure variegate e tappe significative. Dalle aule dell’istituto tecnico commerciale, Michela Murgia ha intrapreso un percorso che l’ha portata a incrociare destini innumerevoli. Tra le pieghe del suo passato lavorativo, si rivelano episodi come il ruolo di docente di religione nelle scuole per sei anni, un’esperienza che ha gettato luce su aspetti sfaccettati della società.
Ha svolto numerose professioni, dalla vendita di multiproprietà all’operatività fiscale, fino al ruolo di dirigente amministrativa in una centrale termoelettrica e persino a quello di portiera notturna. Ma è nel tessuto delle parole che Michela Murgia ha trovato la sua vera voce. Nel suo primo libro, “Il mondo deve sapere”, ha trasformato la realtà del call center in una sardonica danza di parole, dipingendo i dilemmi e le disavventure degli operatori di telemarketing in una multinazionale.
Questo spirito creativo si è riversato anche nell’impegno religioso, come animatrice nella locale Azione Cattolica. Ha scritto un’opera teatrale in occasione di una visita di papa Giovanni Paolo II durante un pellegrinaggio nazionale.
Nell’arco di anni fecondi, ha dipinto la Sardegna attraverso le lenti del suo blog “Il Mio Sinis”, e ha illuminato l’isola con opere letterarie audaci. “Accabadora”, un romanzo intricato di eutanasia e adozione nell’ambientazione degli anni ’50, l’ha proiettata sulla scena letteraria internazionale, conquistando premi e cuori.
La sua narrativa ha ispirato persino le note musicali, con i Punkreas che hanno trovato ispirazione in “Ave Mary. E la chiesa inventò la donna” per creare il testo di “Santa Madonna”. In questa fioritura creativa, Michela Murgia ha sempre oscillato tra diverse sfere. Dalle parole scritte, è passata alle onde radiofoniche, conducendo programmi come “Quante storie” su Rai 3 e “TgZero” a Radio Capital. La sua voce si è alzata in discorsi introduttivi prestigiosi, aprendo la prima del Teatro alla Scala di Milano e lasciando un segno indelebile.
La sua lotta contro il cancro, rivelata in un’intervista del 2023, ha sottolineato la sua straordinaria forza interiore. Questa battaglia ha avuto il suo triste epilogo il 10 agosto 2023, quando Michela Murgia ci ha lasciato a Roma, ma la sua eredità vive attraverso le parole, le storie e l’ispirazione che ha condiviso con il mondo.
Michela Murgia e il suo impegno femminista
Tra le sue opere sull’impegno femminista e sociale troviamo “Presente”, il saggio breve sul femminicidio “L’ho uccisa perché l’amavo (Falso!)”, “Futuro interiore”, “L’inferno è una buona memoria”, il saggio “Istruzioni per diventare fascisti”, “Noi siamo tempesta”, “Stai zitta”, “God save the queer. Catechismo femminista” e infine l’ultimo, “Tre ciotole”, che si è subito posizionato in testa alle classifiche di vendita.
Attraverso un notevole contributo letterario, Michela Murgia ha svelato l’ingiusta condizione che ha a lungo afflitto l’identità femminile e ha posto sotto la lente d’ingrandimento le dinamiche di genere con una serie di saggi avvincenti. In collaborazione con Chiara Tagliaferri, Murgia ha costruito un ponte verso la comprensione più profonda delle esperienze femminili attraverso saggi eloquenti. “Morgana: storie di ragazze che tua madre non approverebbe” e “Morgana: L’uomo ricco sono io”, entrambi pubblicati da Mondadori, rappresentano una testimonianza del loro impegno nel sollevare il velo sulle storie spesso trascurate delle donne.
Un ulteriore contributo prezioso è giunto nel 2018 con “L’inferno è una buona memoria” pubblicato da Marsilio. Attraverso questo saggio, Murgia ha scosso l’immaginario letterario e il tessuto stesso del linguaggio quotidiano. Ha gettato luce sul persistente e pregiudiziale condizione esistenziale attribuita al genere maschile, una rappresentazione che ha a lungo relegato il ruolo delle donne a semplici figure secondarie, privandole della loro complessità e centralità.
In un mondo letterario che ha troppo spesso trascurato la voce e le sfumature delle donne, Michela Murgia si è dimostrata una pioniera audace, svelando le verità scomode e mettendo in luce le storie nascoste. La sua capacità di denunciare le ingiustizie e promuovere una maggiore consapevolezza di genere è un’eredità che continuerà a persistere attraverso le sue opere e il suo impegno duraturo.