Venerdì 31 gennaio per la prima volta in Italia è stato impiantato un nuovo sistema di stimolazione cerebrale profonda (DBS – deep brain stimulation) su un paziente affetto dalla malattia di Parkinson. L’intervento è nato dalla collaborazione tra il Centro Parkinson della Fondazione Mondino di Pavia e la Neurochirurgia Funzionale dell’Istituto Ortopedico Galeazzi di Milano, punto di riferimento nazionale nella terapia di neurostimolazione per il Parkinson.
Il Parkinson è una malattia neurodegenerativa che ha effetti sull’equilibrio e sul controllo dei movimenti degli arti. A causa dell’invecchiamento della popolazione la sua incidenza è in aumento: ogni anno in Italia si ammalano tra le 8.000 e le 12.000 persone, tra cui una gran parte di età inferiore ai 50 anni.
Per contrastare i sintomi più comuni della malattia – la rigidità muscolare, il tremore, il rallentamento motorio – sono di grande aiuto i farmaci dopaminergici, che, dopo lunghi periodi, possono però perdere la loro efficacia e generare effetti collaterali. E’ in questa fase che si ricorre alla neurostimolazione.
La stimolazione cerebrale profonda consiste nell’erogazione di corrente elettrica alla corteccia cerebrale motoria tramite elettrodi impiantati nei nuclei profondi del cervello, il subtalamo o il globo pallido.
La neurostimolazione migliora il funzionamento dei circuiti cerebrali e di conseguenza agisce sui sintomi della malattia, contenendoli e migliorando significativamente la qualità di vita dei pazienti.
Il limite principale che caratterizza i neurostimolatori utilizzati finora è l’incapacità di stimolare l’attività cerebrale e nello stesso tempo di registrarla. E’ per questo motivo che la stimolazione impiegata dalla Fondazione Mondino e dall’Istituto Galeazzi rappresenta una grande innovazione: il nuovo stimolatore è in grado di rilevare “on-line” gli eventi cerebrali mentre eroga la stimolazione. Questo significa che mentre viene somministrata la terapia il sistema monitora continuamente, in “real-life” l’attività dei neuroni.
[bquote by=”Domenico Servello” other=”Responsabile dell’Unità Operativa di Neurochirurgia all’IRCCS Istituto Ortopedico Galeazzi di Milano “] “Questo nuovo dispositivo consente di registrare l’attività del nucleo in cui è posizionato l’elettrodo permettendoci così di ottimizzare la terapia e la programmazione dello stimolatore, dandoci la possibilità di stabilizzare le condizioni generali del paziente ed evitare le fluttuazioni giornaliere tipiche della malattia di Parkinson” [/bquote]
Come afferma il dottor Servello, l’attività rilevata dagli elettrodi viene registrata e memorizzata, in modo da poter essere messa in relazione con la terapia farmacologica ed eventuali effetti collaterali o avvenimenti nella vita quotidiana segnalati dal paziente in determinati momenti. L’analisi di queste correlazioni permette quindi al medico di regolate i parametri della stimolazione.
Su 2000 pazienti seguiti ogni anno dalla Fondazione Mondino, 300 vengono ricoverati per essere sottoposti a trattamenti altamente tecnologici. I candidati per l’intervento di impianto dei neurostimolatori vengono operati presso il reparto di neurochirurgia del Galeazzi. Ogni anno sono circa 45 i pazienti a cui viene impiantato il sistema di stimolazione cerebrale profonda e che d’ora in poi avranno la possibilità, grazie al nuovo sistema, di essere sottoposti a questa terapia rivoluzionaria.
[bquote by=”Claudio Pacchetti” other=”Direttore del Centro Parkinson della Fondazione Mondino, IRCCS”] “Questo dispositivo è un punto di svolta, ci avvicina davvero all’idea di una medicina personalizzata, e rappresenta un passo significativo verso una nuova tipologia di stimolazione cerebrale che in futuro si adatterà autonomamente alle richieste di benessere del paziente” [/bquote]
Il nuovo sistema di neurostimolazione si colloca all’interno di soluzioni tecnologiche innovative che negli ultimi anni si sono poste l’obiettivo di facilitare e migliorare la diagnosi e il trattamento della malattia di Parkinson. Nell’Istituto di Biorobotica della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa è stato sviluppato un guanto hi-tech che utilizza l’intelligenza artificiale per riconoscere i sintomi del morbo di Parkinson fino a sette anni prima dell’insorgere della malattia. Per monitorare la progressione del Parkinson, IBM ha realizzato un prototipo di sensore che analizza la deformazione che le unghie subiscono durante le normali attività quotidiane. Per quanto riguarda la terapia nel 2018 è entrata in funzione in Europa la MRgFUS, un macchinario che utilizza ultrasuoni focalizzati guidati dalla risonanza magnetica per combattere i tremori dei pazienti parkinsoniani.