Curiosità e consigli

Lulu, Nana ed Amy, come stanno le prime bambine sottoposte ad editing genetico?

La storia della tecnica ha inizio nel 1993, anno in cui Francisco Mojica analizzando il DNA di organismi unicellulari aveva individuato più copie di sequenze palidromiche che si ripetevano con cadenza ben definita e le aveva battezzate con il nome di CRISPR. In ambito medico-sanitario, l’applicazione più immediata della tecnica di editing genetico prevede la correzione di sequenze mutate a livello del DNA le quali possono indurre l’insorgenza di malattie genetiche. Tali malattie non sono le uniche a poter beneficiare della tecnica di correzione, la quale trova anche un’ampia applicazione nel trattamento di tumori, infezioni e addirittura in agricoltura.

Il caso di He Jiankui

Un uso improprio della tecnica che ha fatto molto discutere la comunità scientifica è stato quello del biofisico cinese He Jiankui. He, sfruttando il meccanismo alla base del CRISPR, ha permesso la nascita dei primi esseri umani geneticamente modificati.

Lo scienziato, formatosi a Stanford, al momento dell’accaduto lavorava presso un laboratorio della Southern University of Science and Technology di Shenzhen ed in seguito fu condannato a tre anni di reclusione per esercizio abusivo della professione medica, con conseguente sequestro di tutti i dati raccolti dalla ricerca. Successivamente a tutto questo, il sogno dello scienziato di fondare un giorno una clinica di fecondazione assistita con annesso editing genetico si è infranto.

Lulu, Nana ed Amy: le bambine dell’editing genetico

Si chiamano Lulu e Nana i primi essere umani venuti al mondo, nell’autunno del 2018, ad essere geneticamente modificati. Le due bambine sono il frutto di un intervento di fecondazione medicalmente assistita che però, a differenza delle procedure standard, ha subito un processo di modifica genetica a livello dell’ovulo, prima dell’impianto. Alla nascita delle due gemelline è poi seguita la nascita, nell’estate del 2019, di una terza bambina, nominata Amy.

La modifica, apportata tramite CRISPR/Cas9, sarebbe stata effettuata per proteggere le bambine da una possibilità di infezione da HIV determinata dalla sieropositività dei padri. He Jiankui intendeva quindi modificare gli embrioni al fine di disattivare il gene CCR5 che codificava per la proteina di membrana che costituisce l’ingresso per l’HIV nelle cellule.

In linea teorica, disattivando il gene si dovrebbe di fatto annullare la possibilità di contrarre l’infezione. Tuttavia, sembrerebbe che Lulu, come anche Amy, non risultino protette del tutto. Questa parziale protezione deriverebbe dal fatto che l’editing con CRISPR avrebbe eliminato 15 coppie di basi in una copia del gene lasciando però l’altra intatta. Al contrario, Nana potrebbe risultare completamente resistente all’infezione poiché entrambe le copie del gene sono alterate.

Ma allora, editing genetico sì o no?

Vi è dunque la probabilità che il trattamento risulti inefficiente, rischiando solo di colpire fuori target e innescare un’eccessiva proliferazione tumorale?  

I dati raccolti e resi noti al momento sono pochi per permettere ai ricercatori di poter dare un verdetto finale sulla tecnica. Ad oggi quello che è noto, grazie al DNA fetale recuperato dal sangue materno delle due gemelline e dal cordone ombelicale, è che He ha effettuato la modifica genetica con tempistiche non ottimali al fine di garantire un’ uniforme ereditarietà a tutte le cellule delle bambine. Ciò ha fatto in modo di ottenere una condizione di mosaicismo.

Il piano iniziale del biofisico era quello di effettuare un check-up alla nascita successivamente dopo sei e dodici mesi e proseguire con i controlli fino ai 18 anni. Arrivate a 18 anni  sarebbe stato compito delle bambine stesse dare il consenso per procedere con i check, ma non si sa nulla né su quando né se le bambine saranno messe al corrente della loro situazione e su quali potrebbero essere le conseguenze psicologiche dopo la scoperta.

Credits: Ivitalia

Attualmente i controlli previsti sono: un test della funzionalità epatica al compimento dei cinque anni e un controllo del quoziente intellettivo a dieci anni. Non è chiaro, però, se il piano previsto da He stia proseguendo come stabilito all’inizio dello studio anche per una questione di costi, che sembrerebbero però coperti da persone vicine allo scienziato.

La preoccupazione maggiore degli scienziati che hanno analizzato il caso resta che la modifica apportata da He sulla proteina CCR5 non sia uguale alla delta-32, forma di d’elezione già presente in natura in una piccola minoranza di individui che risulterebbero già protetti dall’HIV. Non si sa bene dunque se queste modifiche possano causare effetti indesiderati nel lungo termine.

Il futuro dell’ editing genetico

Nonostante conti circa 10 esperimenti di questo tipo in letteratura scientifica, la tecnica di editing genetico applicato a scopo riproduttivo sembra, al momento, un azzardo con troppe incognite senza risposta.

Negli anni però, superando le difficoltà tecniche ed etiche, potrebbe permettere di superare piccoli limiti per coppie in cui il gene mutato è o recessivo con due copie in entrambi i genitori oppure dominante in cui uno dei due genitori presenta una doppia copia.

A cura di Alessia Taurino.

Published by
Redazione