Un uomo di 66 anni sieropositivo da trent’anni oggi è in remissione dall’HIV e dal cancro (quest’ultimo più recente) grazie ad un trapianto di cellule staminali. È un fenomeno conosciuto come “Undetectable, so Untransmittable“, ossia se una persona sieropositiva riesce a portare il virus nel suo corpo a un livello non rilevabile dalle strumentazioni mediche, l’individuo può essere considerato libero dalla malattia.
Oggi l’uomo dice di essere «molto grato» per la sua guarigione. Molti dei suoi amici sono morti di HIV nell’era prima che i farmaci antiretrovirali potessero dare alle persone un’aspettativa di vita quasi normale. Il virus danneggia il sistema immunitario del corpo e questo può portare all’AIDS. In una dichiarazione, l’uomo ha detto: «Quando ho contratto l’HIV, nel 1988, come molti altri, ho pensato fosse una condanna a morte. Non avrei mai pensato che sarei vissuto abbastanza per vedere il giorno in cui non avrei più avuto l’HIV».
L’uomo in questione ha sviluppato una leucemia mieloide acuta nel 2019, a 63 anni, per la quale si è reso necessario un trapianto di midollo osseo da donatore per sostituire le cellule cancerose. Solo per pura coincidenza il midollo del donatore aveva una mutazione in una proteina chiamata CCR5Δ32) in grado di alterare l’espressione del co-recettore CCR5, la quale impedisce al virus di penetrare all’interno dei globuli bianchi e dunque rende resistenti all’HIV.
Esattamente come avviene con il recettore ACE2 per il coronavirus il CCR5 è il canale d’accesso nelle cellule umane per il virus dell’HIV. Questa mutazione, in pratica, sbarra l’ingresso al virus dell’HIV e dunque lo neutralizza. In parole semplici, la mutazione rende le persone resistenti alla maggior parte dei ceppi dell’HIV.
Il paziente della «Citta della Speranza» è stato attentamente monitorato dopo il trapianto e alla fine i livelli di HIV sono diventati «non rilevabili» nel suo organismo. Ora è in remissione da più di 17 mesi. L’uomo di 66 anni ha smesso di assumere farmaci antiretrovirali a marzo del 2021, dopo aver ricevuto il vaccino anti Covid. Da allora è in remissione sia dall’HIV che dal cancro, grazie a una chemioterapia a bassa intensità sviluppata da City of Hope per persone più anziane e fragili. È un risultato straordinario che evidenzia i progressi compiuti dalla medicina e dalla ricerca scientifica.
Tuttavia, i trapianti di midollo osseo non rivoluzioneranno il trattamento dell’HIV. Non certamente per tutte le 38 milioni di persone nel mondo attualmente infette. È una procedura complessa con potenziali effetti collaterali significativi. Quindi, non è davvero un’opzione adatta per la maggior parte delle persone che vivono con l’HIV. Tuttavia, i ricercatori stanno cercando modi per prendere di mira CCR5 utilizzando la terapia genica come potenziale trattamento.
Ora i ricercatori stanno cercando modi per prendere di mira CCR5 utilizzando la terapia genica come potenziale trattamento. “Il valore di casi come questi è che ancora una volta si dimostra che, rendendo il nostro sistema immunitario resistente all’infezione o potenziandolo in modo che possa più efficacemente eliminare quelle poche cellule infette che giornalmente si rigenerano, possiamo sperare di eradicare completamente l’infezione. I dettagli del suo caso clinico, non ancora sottoposto a revisione paritaria, saranno presentati ufficialmente durante la Conferenza internazionale sull’AIDS 2022, che inizierà venerdì 29 luglio a Montreal, in Canada.
Il primo in assoluto fu Timothy Ray Brown noto come “paziente di Berlino”. Brown è rimasto libero dal virus per 12 anni dopo il trapianto, prima di morire di leucemia nel 2020. Il secondo è Adam Castillejo, il cosiddetto “paziente di Londra”, apparentemente guarito dall’HIV ormai da più di due anni dopo le cure contro un linfoma. Dopo due uomini, la terza paziente guarita dall’HIV è una donna statunitense: in seguito a una diagnosi di leucemia, ha sconfitto sia il virus sia il cancro con un trapianto di cellule staminali da cordone ombelicale. La terapia usata in questo caso fu del tutto innovativa in quanto di solito si ricorre al trapianto di midollo, usando quello di un altro paziente. Tre mesi dal trapianto, i globuli bianchi della paziente derivavano ormai interamente da quelli del donatore e avevano quindi la mutazione protettiva, che ha permesso una remissione completa.