L’OMS ha annunciato che in Italia la rosolia è stata debellata. La campagna di vaccinazione ha reso possibile questo importante traguardo.
La rosolia è una malattia infettiva molto contagiosa causata da un virus a RNA del genere Rubivirus. Essa, nella maggior parte dei casi, si presenta in forma lieve o addirittura asintomatica. Se contratta in gravidanza può portare a gravi conseguenze tra cui aborto spontaneo o anomalie congenite nel feto (sordità, cataratta, defetti cardiaci, disabilità intellettiva).
Questa malattia è trasmessa per via aerea, tramite goccioline respiratorie diffuse nell’aria con tosse e starnuti da una persona affetta. La rosolia ha un periodo di incubazione di circa 2 o 3 settimane. Il paziente diventa contagioso da circa 7 giorni prima dalla comparsa dall’esantema (comparsa di vescicole che danno prurito) fino ad 8 giorni dopo. Una volta contratto, questo virus lascia un’immunità permanente e perciò, di norma, non è possibile contrarla una seconda volta.
Non esiste un trattamento specifico per la rosolia, però esiste un modo per prevenirla, ovvero vaccinarsi.
Questo termine si riferisce all’interruzione della trasmissione endemica di una malattia in una determinata area geografica per un periodo di almeno 12 mesi o più in presenza di un sistema di sorveglianza efficiente. Tuttavia, per dichiarare formalmente l’eliminazione della malattia, si richiede documentazione dell’interruzione della trasmissione del virus endemico per un periodo di almeno 36 mesi.
In un determinato paese, la trasmissione endemica di un’infezione può essere interrotta, ma esiste ancora la possibilità che essa ritorni da altre zone geografiche dove è ancora presente. Inoltre, se non vaccinata, una persona può acquisire l’infezione recandosi in paesi dove la rosolia è ancora endemica. Pertanto, finché la malattia non è eradicata, bisogna continuare a vaccinarsi. Particolarmente importante è che le donne in età fertile si sottopongano alla vaccinazione se ancora suscettibili all’infezione prima di una gravidanza.
Per l’Italia, la sfida è ora quella di mantenere lo stato di eliminazione. Fino a quando la malattia non sarà eliminata in tutti i paesi del mondo, bisognerà mantenere coperture vaccinali elevate, un rafforzamento della sorveglianza e una risposta rapida a eventuali casi importati.
L’Italia ha lavorato da molti anni per soddisfare i criteri per l’eliminazione di questo virus stabiliti dall’Organizzazione Mondiale della sanità (OMS). Il primo piano di eliminazione del morbillo e della rosolia congenita è stato approvato nel 2003. Da allora ci sono stati molti progressi: il miglioramento delle coperture vaccinali per Morbillo-Parotite-Rosolia (MPR), l’introduzione della seconda dose di vaccino, l’introduzione della notifica obbligatoria per le donne in gravidanza di vaccinarsi, l’istituzione della sorveglianza integrata morbillo-rosolia nel 2011 e un migliorato ricorso alla conferma della diagnosi.
Nell’ultimo ventennio, grazie all’impegno di numerose figure professionali a livello nazionale, regionale e locale, e con l’aumentare delle coperture vaccinali, i casi di rosolia sono diminuiti drasticamente nel nostro paese e da anni l’incidenza è minore di un caso per milione di abitanti. Inoltre è dal 2019 che non ci sono casi dichiarati di rosolia congenita.