Le lesioni osteocondrali sono lesioni a carico del tessuto osteo-cartilagineo, per lo più riconducibili a traumi e che riguardano prevalentemente ginocchia, caviglie e gomiti. Queste lesioni sono estremamente comuni, ma colpiscono in particolare modo gli atleti e spesso sono talmente dolorose da comprometterne la carriera. Inoltre, se non riconosciute e trattate adeguatamente nelle prime fasi, possono portare all’ insorgenza dell’artrite.
Gli scienziati della Rice University e dell’ Università del Maryland hanno condotto uno studio proof-of-concept per studiare la possibilità di stampare degli scaffold in grado imitare le caratteristiche fisiche del tessuto osteocondrale.
Come evidenziato dai ricercatori della Rice Univeristy, la chiave per realizzare uno scaffold idoneo a ripristinare il tessuto osteocondrale risiede nella capacità di mimare la trasformazione graduale del tessuto da cartilagine ( tessuto condrale) ad osso (osseo).
I recenti sviluppi nell’ingegneria tessutale hanno portato a una varietà di progetti e tecniche per la rigenerazione di diversi tipi di tessuti, dai tendini e legamenti ai vasi sanguigni. Tuttavia, la realizzazione di un costrutto eterogeneo in grado di imitare la struttura “a gradiente” del tessuto osteocondrale rimane una sfida.
Per riuscire nell’intento, i ricercatori hanno sfruttato la stampa 3D e hanno utilizzato una miscela di polimeri (per imitare la cartilagine) e cercamica (per riprodurre le caratteristiche dell’osso). La struttura è stata realizzata mantenendo un certo grado di porosità allo scopo di permettere alle cellule e ai vasi sanguigni del paziente di penetrare nello scaffold. In questo modo lo scaffold è in grado di adattarsi in modo efficace alla fisiologia del tessuto nativo e promuoverne la rigenerazione.
I ricercatori sono dell’opinione che il loro lavoro possa essere di grande impatto e potrà portare nuove soluzioni per quanto concerne la medicina rigenerativa soprattutto per la realizzazione di scaffold in grado di mimare tessuti dalla struttura eterogenea.
Il prossimo passo sarà quello di progettare un impianto osteocondrale che si adatti perfettamente al paziente.
Lo studio è stato descritto in Acta Biomaterialia.