La Food and Drug Administration (FDA) e i Centri per il Controllo e la Prevenzione delle Malattie (CDC) hanno chiesto la sospensione immediata del vaccino Janssen sviluppato dalla società Johnson & Johnson. L’allarme è stato lanciato in via precauzionale dopo 6 rari casi di coagulazione del sangue in donne di età compresa tra i 18 e i 48 anni vaccinate con J&J. Gli eventi avversi estremamente rari si sono verificati entro due settimane dalla somministrazione. Ora le agenzie FDA e CDC valuteranno gli effetti del vaccino monodose cercando qualsiasi tipo di correlazione tra i casi di trombosi e la somministrazione di Janssen.
Negli Stati Uniti sono state somministrate quasi 7 milioni di dosi del vaccino monodose Johnson & Johnson. Al momento, si sono verificati 6 casi di disturbi gravi legati a coagulazione sanguigna, tra cui un decesso e un ricovero in gravi condizioni. Quello che non sappiamo è se esista un nesso causale con il vaccino, uno scenario già visto con il caso di Oxford-AstraZeneca. Gli scienziati della Food and Drug Administration studieranno insieme ai CDC questi casi specifici, cercando una risposta ai rari coaguli di sangue che si sono verificati recentemente. Successivamente, si tratterà di capire se continuare ad autorizzare il vaccino J&J o ridurne la somministrazione ad alcune fasce della popolazione.
L’impatto che le sospensioni temporanee dei vaccini contro il coronavirus hanno sulla popolazione ha una portata enorme. Nelle ultime settimane sono state migliaia le disdette giornaliere di AstraZeneca, esponendo le persone ad un rischio diretto di contrarre la Covid-19. Come sappiamo, la probabilità di sviluppare complicazioni e disturbi fatali per l’uomo è molto più alta se infettati dal coronavirus: non bisogna esitare a vaccinarsi. Non esiste vaccino preferenziale senza effetti collaterali, esiste quello più adatto alle nostre caratteristiche e familiarità: una decisione che solo il proprio medico è in grado di prendere.
Il numero di persone che sviluppano trombosi negli Stati Uniti si aggira tra le 300.000 e le 600.000 all’anno. Tuttavia, il particolare disturbo che coinvolge la coagulazione del sangue nei pazienti vaccinati con J&J noto come trombosi del seno venoso cerebrale, è estremamente raro. Il trattamento di questa tipologia specifica di trombi è diverso da quello che andrebbe di norma somministrato. Solitamente il paziente andrebbe sottoposto ad una cura con eparina, un potente anticoagulante che risulta pericoloso in questo contesto. Nel comunicato stampa J&J dichiara “Siamo consapevoli che con i vaccini Covid-19 sono stati segnalati eventi tromboembolici, inclusi quelli con trombocitopenia. Al momento, non è stata stabilita una chiara relazione causale tra questi rari eventi e il vaccino Janssen Covid-19″.
Sia AstraZeneca che Johnson & Johnson utilizzano la stessa tecnologia per il loro vaccino, un virus noto come adenovirus. Il governo australiano ha appena annunciato la decisione di non voler acquistare i vaccini J&J. Ricordiamo come non ci sia alcuna ragione ovvia per cui i vaccini a base di adenovirus in particolare potrebbero causare rari coaguli di sangue associati a bassi livelli piastrinici di cui sentiamo tanto parlare ultimamente.
Le prime 184mila fiale del vaccino Janssen di Johnson & Johnson arriveranno in Italia nelle giornate del 13 e 14 aprile dopo l’approvazione dell’Agenzia europea del farmaco (Ema) e da quella italiana (Aifa). Al momento non ci sono restrizioni nella somministrazione né rinvii sospetti. Tuttavia, la distribuzione di molti lotti in Europa sta già subendo ritardi. Serve una decisione rapida e linee guida giustificate che interesseranno non solo gli USA ma anche il resto del mondo, senza le quali non si potrà contribuire alla tanto attesa immunità di gregge. Infatti, un vaccino monodose è uno strumento prezioso contro la Covid-19 laddove per motivi logistici e organizzativi non ci sia la possibilità di effettuare due somministrazioni distanziate.