Attualmente, si stima che circa l’1% della popolazione mondiale sia affetto da celiachia. Gli studi riguardanti questa condizione sono orientati verso la diagnosi e la prevenzione, mirando a rendere l’esame il meno invasivo possibile e accessibile a tutti. Un team di ricercatori dell’Università di Salerno ha recentemente identificato la possibilità di diagnosticare la celiachia con un prelievo di sangue. Approfondiamo la celiachia, i suoi sintomi e le attuali metodologie di diagnosi, con uno sguardo rivolto a questa promettente scoperta.
La celiachia è una condizione medica cronica e autoimmune che colpisce l’intestino tenue quando una persona affetta consuma glutine, una proteina presente nel grano, nell’orzo e nella segale. Questa reazione scatena il sistema immunitario, che attacca la mucosa intestinale causando infiammazione e danni.
I sintomi variano da individuo a individuo, con alcune persone che possono manifestare sintomi più gravi, mentre altre possono sperimentare sintomi più lievi o essere del tutto asintomatiche. In generale, i sintomi comuni includono diarrea cronica, gonfiore addominale, perdita di peso, affaticamento, irritabilità, anemia, dolori articolari, mal di testa e ulcere orali.
La diagnosi della celiachia avviene attraverso una combinazione di esami del sangue e una biopsia dell’intestino tenue. Gli esami del sangue cercano la presenza di specifici anticorpi associati alla celiachia, come gli anticorpi anti-transglutaminasi (tTG) e gli anticorpi anti-endomisio (EMA).
Attualmente, il trattamento principale per la celiachia è una dieta priva di glutine. Ciò implica l’esclusione totale di grano, orzo e segale dalla dieta. Le persone con celiachia devono prestare particolare attenzione all’etichettatura degli alimenti ed evitare la contaminazione incrociata con glutine.
Uno studio condotto dall’Università di Salerno e recentemente pubblicato su The Lancet Gastroenterology & Hepatology ha coinvolto un campione di partecipanti di età superiore ai 18 anni provenienti da vari paesi, tutti con sospetto di celiachia. I partecipanti sono stati suddivisi in tre gruppi in base ai sintomi presentati, quali anemia, diarrea o perdita di peso, che possono essere correlati alla celiachia. Dopo aver eseguito il test diagnostico per la celiachia, ovvero la biopsia duodenale tramite endoscopia, i risultati sono stati successivamente analizzati come un comune prelievo di sangue.
Per il team di ricerca, il focus nella diagnosi della celiachia con un prelievo di sangue è stato posto sull’analisi della concentrazione della molecola tTG-IgA. Questa molecola potrebbe fornire un’indicazione preziosa riguardo all’atrofia dei villi del duodeno, un segnale indicativo della presenza di celiachia.
Dai risultati della biopsia, comparati con quelli del prelievo sanguigno, è emerso un dato significativo: circa l’83% dei partecipanti, ben 363 di essi, presentava valori elevati di tTG-IgA. Di questi, dopo un’attenta revisione, 341 hanno ottenuto una diagnosi positiva dalla biopsia, mentre 22 risultavano negativi.
Questo studio ha portato alla conclusione che concentrazioni di tTG-IgA nel sangue superiori a 5, 10 e 15 volte la norma sembrano possedere un maggiore potere predittivo per una diagnosi affidabile di celiachia. Gli esperti suggeriscono che valori 10 volte superiori alla norma potrebbero rappresentare una soglia utile per una diagnosi clinica precisa e tempestiva.
Sicuramente, essere celiaci limita notevolmente le scelte alimentari, ma è fondamentale comprendere che non riconoscere questa condizione può portare a danni irreversibili a lungo termine. La diagnosi della celiachia con un prelievo di sangue rappresenta una svolta significativa in questo settore, offrendo un valido strumento diagnostico anche per gli adulti, senza la necessità della biopsia. Questo metodo diagnostico è già stato utilizzato con successo per diagnosticare la malattia nei bambini.