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Superbatterio creato in laboratorio, è resistente ai virus

Un sogno o realtà? La risposta è data dalla Havard Medical School di Boston, la quale ha ideato e realizzato un superbatterio in grado di resistere a tutti i virus conosciuti fino ad ora.

Cos’è un virus?

Un virus è un agente patogeno dalle dimensioni di circa un micrometro, visibile tramite il microscopio elettronico. Composto esternamente da pericapside, formata da fosfolipidi e proteine, per poi proseguire con capside fatto di proteine, contiene al suo interno il materiale genetico, che può essere DNA oppure RNA. I virus, a differenza dei batteri, non si possono replicare da soli, ma hanno bisogno dell’organismo ospite, fondendo il materiale genetico con quello presente nella persona infetta.

Generalmente i virus hanno vita molto breve, possono infettare le persone per via aerea, attraverso rapporti sessuali, tramite alimenti o insetti. Causano patologie locali o generali se la loro diffusione coinvolge tutto l’organismo.

Tramite l’utilizzo di farmaci specifici e vaccinazioni, possono essere debellati.

Lo studio e la creazione del superbatterio

Dopo due anni di pandemia da Covid-19, un virus ad RNA la cui diffusione avveniva tramite via aerea, gli scienziati hanno compreso la necessità di avere ulteriori armi per combattere i virus già esistenti. Inoltre, l’ulteriore vantaggio è la riduzione di contaminazione virale quando si sfruttano i batteri per produrre farmaci.

La ricerca è stata condottata dalla Harvard Medical School di Boston guidati da Akos Nyerges, la quale ha reso nota la scoperta pubblicandola su Nature. Il tutto parte dall’idea di voler ingegnerizzare il codice genetico per renderlo studiabile e conoscere come avvengono le infezioni virali ed il trasferimento di informazioni genetiche da parte del virus.

Hanno adoperato un ceppo di E. Coli, modificato tramite la biologia sintetica e rendendolo immune alle infezioni virali già presenti in natura. La loro attenzione in seguito è ricaduta sul tRNA: quest’ultimo, anche detto RNA transfer, ha il compito percepire le informazioni contenute nel DNA e di trasportate gli aminoacidi, riconoscendo un codone specifico a livello dei ribosomi durante la sintesi proteica. I ricercatori hanno sostituito i tRNA dei virus con dei tRNA creati artificialmente, ai quali sono stati sostituiti amminoacidi errati, eliminando il codone TCG insieme al suo codone gemello TCA, corrispondenti alla serina. I nuovi tRNA leggendo TCG o TCA hanno portato all’aggiunta della leucina al posto della serina.

In tale modo i virus, una volta a contatto con l’organismo ospite, hanno portato quest’ultimo a produrre proteine non funzionanti che impediscono al virus di replicarsi. Il superbatterio ha la capacità di impedire il trasferimento del materiale genetico modificato in un altro organismo, in quanto il virus non si può replicare o continuare ad infettare le cellule, perché generebbe proteine non funzionanti e mal ripiegate ed inoltre il virus non si può replicare o continuare ad infettare le cellule.

L’ E.Coli ingegnerizzato in laboratorio presenta un aminoacido fabbricato dagli stessi ricercatori e non esiste in natura, quindi nel caso in cui fuoriuscisse dal laboratorio, morirebbe e non potrebbe infettare nessun organismo.

Sviluppi futuri

Come riportato sulla rivista Nature, tale studio può diventare una nuova strategia per rendere ogni organismo resistente ai virus presenti in natura ed inoltre impedire che le informazioni genetiche di organismi geneticamente modificati possono essere essere trasportate oltre.

Come lo stesso primo autore dello studio Akos Nyerges dichaira:

“Non possiamo dire che sia completamente resistente ai virus, ma fino ad oora, sulla base di ampi esperimenti di laboratorio e analisi computazionali, non abbiamo trovato un virus in grado di distruggerlo”.

Published by
Valentina Maria Barberio