Close-up Engeneering

Topi nati da due papà, accade in un laboratorio del Giappone

Topi nati da due papà, come è possibile? Lo studio condotto In Giappone ha portato a questa scoperta. Sarà realizzabile anche per l'uomo?

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PUBBLICATO IL: 12 Marzo 2023

Eventi / Ingegneria cellulare e tissutale

Non si tratta di clonazione come nel caso della pecora Dolly, ma di uno studio che, tramite l’utilizzo di cellule staminali pluripotenti, ha portato alla nascita di sette topi da due papà. Come è possibile ciò? Dall’unione di una serie di esperimenti pregressi e con l’ausilio dell’ingegneria genetica, un team di ricercatori ha portato a tale avvento. È possibile implementarlo anche sull’uomo? Si analizza lo studio, il risultato ottenuto ed i possibili sviluppi futuri.

Da dove si è partiti per ottenere i topi

Prima ancora di comprendere come sia stato possibile per il team del professore Katsuhiko Hayashi ottenere sette topolini da due padri, è necessario considerare da dove si è partiti.

Un grande impulso deriva dell’ingegneria genetica, un campo di ricerca scientifica che si occupa della modifica del DNA degli organismi viventi, migliorandone le prestazioni o permettendo di introdurre nuove funzionalità. In aggiunta a ciò, vi è il grande interesse da parte del team di ricerca, fin dal 2020, circa i fattori che influenzando lo sviluppo degli ovociti, i quali sono ottenuti da cellule staminali pluripotenti. In seguito ciò portò alla generazione, nel 2021, dell’ambiente dentro il quale le cellule uovo si trovano in modo da ottenere le prime fasi di crescita dell’embrione.

topi

Almeno fino ad ora, qualsiasi nuova vita è stata dettata dall’incontro di due gameti, uno femminile la cellula uovo ed uno maschile lo spermatozoo, quando questi due si incontrano portano allo sviluppo dell’embrione e alle successive fasi di gestazioni con l’avvento finale della nascita. Quindi com’è possibile tutto ciò?

La ricerca e la nascita dei topi

Già nel 2018, un gruppo di ricerca cinese era riuscito in questo intento, cioè a far nascere dei topi da due genitori dello stesso sesso: i topi nati da due madri erano sani e fertili, quelli nati dai due padri sono sopravvissuti pochi giorni.

Ma grazie ad un nuovo protocollo che ha permesso di ottenere ovuli da cellule di topi maschi adulti, il biologo Katsuhiko Hayashi dell’Università di Osaka in Giappone ed il suo team sono riusciti a far nascere dei topi da due genitori di sesso maschile. Sono partiti da prelevare delle cellule dalla pelle dei topi maschili, facendole regredire a cellule staminali pluripotenti e specializzandole in ovociti. Per permettere di ottenere un corredo cromosomico XX, le cellule sono state coltivate fino a che alcune di esse hanno perso spontaneamente il cromosoma maschile Y. In seguito, tramite l’utilizzo della reversina, che permette di favorire gli errori durante il processo di divisione cellulare, sono riusciti a replicare il cromosoma X. Con la successiva induzione della maturazione delle cellule in ovociti, li hanno poi fecondati con gli spermatozoo e trasferiti nell’utero femminile di un topo.

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Il risultato dello studio, non ancora pubblicato su nessuna rivista scientifica, ma annunciato a Londra in occasione del terzo Summit internazionale sull’editing del genoma umano dal team, ha portato alla nascita di sette topi con 630 embrioni impiantati. I topi sono apparentemente sani e sono fertili.

Sviluppi futuri

Ed ora questa tecnica può essere adoperata anche per l’uomo in tutti quei casi di gravi forme di infertilità o per permettere che coppie dello stesso sesso possono avere un figlio biologico insieme? Nonostante sul piano teorico questa nuova tecnica potrebbe aiutare in alcune cause di infertilità, come lo stesso Hayashi asserisce, vi sono delle enormi differenze a livello biologico tra gli esseri umani ed i topi. Inoltre, il processo, affinché tale tecnica sia eseguibile anche sull’uomo, deve passare dall’analisi dei topi nati, affinché si verifichino che negli ovociti derivati da cellule maschili si possano stabilizzare le modifiche epigenetiche del DNA. Oltre alla possibilità di potere trasportare il processo sugli essere umani, bisogna considerare sia l’aspetto etico che quello legato alla sicurezza.

AUTORE

Valentina Maria Barberio

Dottoressa in ingegneria informatico-biomedica, dottoressa magistrale in ingegneria biomedica, classe 1997. Da sempre appassionata di tutto ciò che possa semplificare la vita al prossimo, guarda alla divulgazione scientifica come uno strumento in grado di rendere chiaro ed accessibile il “futuro benessere” a tutti. Particolarmente affascinata dalle apparecchiature biomedicali che riescono a creare immagini 3D, crede che solo il dibattito e la ricerca costanti possano generare una tridimensionalità di vedute, propedeutiche ad una perpetua crescita personale e della società.

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