Il dolore cronico è un dolore continuo e ricorrente che può manifestarsi a intervalli di mesi o anni. Viene definito come un dolore che si protrae oltre il normale decorso di una malattia o al di là del tempo di guarigione previsto e può perdurare indefinitamente. Non sono disponibili indagini epidemiologiche esaurienti a livello europeo in grado di definire la portata del problema del dolore. Tuttavia, un certo numero di ricerche più limitate è sufficiente per dimostrare che in Europa il dolore cronico è uno dei principali problemi sanitari, tra i meno conosciuti e meno affrontati.
Oltre a causare indicibili sofferenze a milioni di pazienti in tutto il mondo, il dolore cronico lacera il tessuto sociale ed economico della nostra cultura. Pertanto, la ricerca su questo tema è di vitale importanza per aiutare i milioni di soggetti che ne sono affetti. Un team della University of East Anglia (UEA), università del Regno Unito – dove si stima che circa il 50% della popolazione viva con dolore conico – si è interrogato sulla possibilità di sfruttare moderne tecnologie come la realtà virtuale (VR) e le interfacce cervello-computer (BCI) per aiutare ad alleviare i sintomi del dolore cronico.
L’aspetto più futuristico dello studio è senz’altro l’utilizzo di un’interfaccia cervello-computer (BCI), attraverso la quale verrà insegnato alle persone a controllare gli elementi del gioco in VR usando solo il potere della loro mente. Il dottor Jordan Tsigarides della Norwich Medical School dell’UEA e medico di reumatologia presso il Norfolk and Norwich University Hospital (NNUH), ha dichiarato: “La realtà virtuale è una tecnologia emergente dalla quale l’utente ottiene un’esperienza completamente immersiva, interattiva e spesso trasformativa con l’uso di un display montato sulla testa. La VR sembra inondare il cervello con una moltitudine di segnali audiovisivi, coinvolgendo i sensi e distogliendo l’attenzione del cervello dall’elaborazione dei segnali di dolore”.
Il dolore cronico si differenzia dal dolore acuto in quanto quest’ultimo è solo un sintomo di una malattia e non la malattia stessa. Il dolore acuto è legato a un trauma o a una malattia, pertanto, tende a scomparire dopo qualche giorno o settimana con l’aiuto di trattamenti anestetici o analgesici. Invece, il dolore cronico può diventare esso stesso la malattia e protrarsi per oltre 3 mesi continuativi, a intervalli di mesi o anni. Alcuni studi hanno già dimostrato che la realtà virtuale può ridurre significativamente il dolore acuto delle persone e il dottor Tsigarides ha affermato che “quello che stiamo cercando di scoprire è se questo tipo di tecnologia può essere utilizzata anche per aiutare le persone che soffrono di dolore cronico”.
Il team sta lavorando insieme a un partner del settore, Orbital Innovations, e ha creato un nuovo programma VR innovativo per i pazienti con condizioni di dolore cronico, tra cui la sindrome fibromialgica e il dolore cronico in seguito a una sostituzione totale del ginocchio. Sarà testato su pazienti reclutati dal NNUH e dall’Addenbrookes Hospital in collaborazione con i dipartimenti di reumatologia, ortopedia e gestione del dolore.
Il dottor Tsigarides ha dichiarato: “I mondi virtuali che abbiamo creato mirano a trasportare i pazienti in ambienti naturalistici e immersivi, sia che si spostino lungo un fresco fiume innevato o che si piantino colture in una lussureggiante foresta calda. Attraverso la realtà virtuale, miriamo a coinvolgere i pazienti attraverso giochi stimolanti e interattivi, con l’obiettivo di comprendere meglio come questa tecnologia può riavviare le reti del dolore del cervello.
Peter Brady, CEO di Orbital Innovations, ha dichiarato: “Orbital Innovations ha lavorato allo sviluppo di una tecnologia di realtà virtuale, che offrirà un modo per mitigare gli effetti del dolore cronico. Questo innovativo progetto di collaborazione con UEA aprirà nuovi orizzonti nell’esplorare appieno le interessanti opportunità che questa tecnologia offrirà ai pazienti in futuro“.
Nel comunicato pubblicato sulla pagina della UEA, il dottor Tsigarides ha affermato: “Stiamo lavorando con i neuroscienziati dell’UEA per esaminare le onde cerebrali delle persone con dolore cronico. Questo ha il potenziale per permetterci di vedere come funziona questa tecnologia, oltre a saperne di più sulla funzione cerebrale delle persone con queste condizioni. Spostare le cose con la mente potrebbe suonare come qualcosa proveniente direttamente da un film di fantascienza, ma con la tecnologia odierna, le interfacce cervello-computer vengono utilizzate sempre di più nella ricerca sanitaria. Riteniamo che questa nuova entusiasmante innovazione, se abbinata a un’esperienza VR immersiva, potenzi il sollievo dal dolore visto con la sola realtà virtuale.”
Il dottor Tsigarides, infine, pone l’accento su un problema direttamente collegato con il dolore cronico: l’abuso di oppiacei. “Dato che poco meno di 28 milioni di adulti nel Regno Unito soffrono di dolore cronico e che siamo nel bel mezzo di un’epidemia di oppiacei, questo trattamento potrebbe essere un importante intervento futuro”. Infatti, al momento non esiste una cura universale e nemmeno un vero e proprio processo di guarigione. Pertanto, l’obiettivo primario dei trattamenti è quello di ridurre il più possibile la percezione del dolore. Tra i principali trattamenti farmacologici troviamo i FANS (farmaci antinfiammatori non steroidei), gli analgesici adiuvanti e gli analgesici oppiacei. L’utilizzo della realtà virtuale per alleviare i sintomi del dolore cronico permetterebbe di ridurre in modo significativo il consumo di farmaci permettendo ai soggetti di avere una migliore qualità della vita.