Si aprono nuove prospettive terapeutiche per l’adenocarcinoma duttale del pancreas, la forma più diffusa e aggressiva di tumore pancreatico. La nuova strategia si basa sulla possibilità di contrastare la progressione di questo tipo di tumore con una combinazione tra vaccino a DNA e chemioterapia tradizionale. Lo studio, pubblicato sul Journal for ImmunoTherapy of Cancer, è stato condotto dal gruppo di ricerca di Francesco Novelli, professore di patologia generale all’Università di Torino in forza al Centro ricerche medicina sperimentale della Città della salute e della scienza di Torino.
L’adenocarcinoma duttale è la neoplasia pancreatica a maggiore incidenza. È una patologia molto aggressiva e rappresenta attualmente la quarta causa di morte per cancro in Europa. Colpisce prevalentemente gli individui di sesso maschile e la popolazione anziana. La maggior parte degli adenocarcinomi duttali è sporadica, solo un ristretto numero di casi sembra essere ereditario. Questo tipo di tumore del pancreas si sviluppa quando, a causa di mutazioni genetiche, un gruppo di cellule inizia a moltiplicarsi in maniera incontrollata formando nel tempo una vera e propria massa. Nonostante numerose recenti scoperte, le basi molecolari di questa neoplasia sono ancora poco conosciute, pertanto, sono oggetto di numerosi studi.
Lo studio portato avanti dal professor Novelli ha avuto il sostegno fondamentale e strategico della Fondazione AIRC, con esperimenti eseguiti in ambito preclinico che aprono la strada alla speranza di nuovi sviluppi terapeutici per uno dei tumori più difficili da curare, tanto da essere definito “big killer” per la sua aggressività.
Il gruppo di ricerca è partito dal desiderio di capire meglio gli effetti sul sistema immunitario della Gemcitabina, un farmaco chemioterapico antineoplastico. “Questo farmaco è spesso utilizzato come trattamento palliativo nel tumore del pancreas, ma alcuni dati suggerivano anche un effetto sulla risposta immunitaria dei pazienti” spiega il professor Novelli. I ricercatori hanno analizzato il profilo degli anticorpi di 28 pazienti con adenocarcinoma duttale del pancreas prima e dopo il trattamento con il farmaco. Dopo la chemioterapia, il numero degli anticorpi capace di riconoscere particolari proteine associate al tumore pancreatico è aumentato in modo significativo. Sulla base di queste evidenze, i ricercatori hanno avanzato l’ipotesi che il trattamento con Gemcitabina potesse essere combinato con l’immunoterapia di precisione basata su un vaccino.
Il gruppo di Novelli ha così deciso di studiare negli animali da laboratorio, che sviluppano spontaneamente tumore del pancreas, gli effetti della somministrazione combinata di Gemcitabina e di un vaccino antitumorale sviluppato dal team stesso anni fa. “Si tratta di un vaccino basato su una porzione di DNA codificante per una proteina, l’alfa-enolasi o ENO1, espressa eccessivamente sulle cellule del tumore del pancreas” chiarisce il professore. I risultati ottenuti sono stati incoraggianti. “Negli animali trattati con i due approcci terapeutici combinati abbiamo osservato sia un notevole potenziamento della risposta immunitaria contro il tumore rispetto agli animali ai quali era stato somministrato il solo vaccino, sia una significativa riduzione del numero di dotti pancreatici che andavano incontro a trasformazione tumorale”.
“Si tratta quindi di un risultato molto incoraggiante, in quanto non esiste attualmente nessun trattamento chemioterapico in grado di determinare anche un solo piccolo ma significativo aumento di sopravvivenza nei pazienti con tumore pancreatico” ha concluso il professor Novelli. Inoltre, i dati raccolti hanno dimostrato la capacità della chemioterapia di potenziare la risposta immunitaria anche contro altre proteine tipiche del tumore. Questa scoperta è una speranza per la possibilità di sviluppare terapie di precisione basate sulle vaccinazioni.