Le vaccinazioni in Italia procedono a gonfie vele. “Se continuiamo così, a settembre avremo l’immunità di gregge” sostiene il sottosegretario alla Salute, Andrea Costa, in un’intervista al Corriere della Sera. Continua poi: “Guardo i numeri. A giugno arriveranno 20 milioni di dosi, oggi avanziamo al ritmo di 500 mila somministrazioni al giorno, ma presto grazie a questa concentrazione di vaccini riusciremo a toccare quota 700 mila. Dodici milioni di italiani sono già vaccinati, cioè oltre il 15% della popolazione, che in proporzione vuol dire meglio di Francia e Germania. A fine giugno i vaccinati saranno poco meno di 20 milioni. E non solo. Ora siamo a 33 milioni di dosi somministrate, a fine luglio taglieremo il traguardo dei 70 milioni. Così, ad agosto, potremo cominciare a toglierci la mascherina all’aperto. E a settembre ecco l’immunità”. L’ unica fascia alla quale ancora non può essere somministrato il vaccino anti-covid è quella dei bambini tra i 6 mesi e gli 11 anni di età.
A breve, l’EMA dovrebbe dare l’ok per vaccinare gli adolescenti con i vaccini attualmente in commercio: Moderna, Pfizer, Johnson&Johnson e AstraZeneca. In particolare, per i ragazzi che hanno un’età compresa tra i 12 e i 15 anni. In Israele, la campagna vaccinale per gli adolescenti di questa fascia d’età procede spedita e, soprattutto, senza effetti collaterali. Da sottolineare che in Italia, sono da poco iniziate le vaccinazioni per i maturandi, quindi ragazzi di un’età compresa tra i 18 e i 20 anni.
La somministrazione del vaccino ai bambini preoccupa di più, in quanto ancora non si hanno dati sufficienti. Però le varie aziende farmaceutiche hanno iniziato i test per avere quanto prima un’approvazione dagli enti specializzati. Pfizer ritiene, infatti, di ottenere il via libera degli enti regolatori entro l’inizio del 2022. Moderna anche ha avviato i test. Il presidente della Società italiana di pediatria, Alberto Villani l’ha definita un’ “importante opportunità”. “Prevediamo che i risultati della sperimentazione del vaccino anti-Covid Pfizer-BioNTech nei bambini tra 6 mesi e 11 anni saranno disponibili nella seconda metà del 2021. Se la sicurezza e immunogenicità saranno confermate, speriamo di ricevere l’autorizzazione per la vaccinazione di questi bambini più piccoli entro l’inizio del 2022″, ha reso noto Pfizer all’ANSA.
Come per il vaccino elaborato per “gli adulti”, anche quello adatto ai bambini dovrà superare una serie di test e fasi. Dallo scorso marzo, Pfizer ha inoculato il proprio vaccino ai primi bambini sani in uno studio globale di fase 1/2/3 per valutarne ulteriormente sicurezza, tollerabilità e immunogenicità. Anche qui è prevista l’inoculazione di due dosi, a circa 21 giorni di distanza. I bambini saranno divisi in tre gruppi per fasce d’età: dai 5 agli 11 anni, dai 2 ai 5 anni e dai 6 mesi ai 2 anni. Moderna ha arruolato 3000 ragazzi tra 12 e 17 anni di età per i test avviati in Usa. Un altro studio di fase 2-3 è stato avviato anche sui bambini più piccoli, tra 6 mesi e 11 anni, e si punta ad arruolare complessivamente 6.750 bambini sani in Usa e Canada per somministrare loro due dosi di vaccino a distanza di 28 giorni.
Sebbene siano in molti ad essere scettici sul vaccino per tutelare i bambini ( come vi erano degli scetticismi sul vaccino anti-covid e sul covid stesso!), è importante proteggere anche loro. Il presidente Villani spiega, infatti che il fatto che in Italia “resti il dato che su oltre 120mila decessi complessivi da Covid-19 ci siano stati meno di 30 decessi in età evolutiva non fa sì che si ritenga che non sia fondamentale fare il vaccino anche ai bambini“.
Infatti, “pur essendo quella delle complicanze e dei decessi un’ evenienza estremamente rara nei bambini, almeno nel nostro Paese, è pur vero che anche in Italia un soggetto pediatrico su 1000 arriva a sviluppare la Sindrome infiammatoria multiorgano che è una patologia molto grave”. Tale patologia può interessare diversi organi ed è stata osservata in bambini e adolescenti che hanno contratto il Covid-19. L’allerta arriva dall’Oms che in seguito a diverse segnalazioni giunte da Europa e Usa di bambini ricoverati in terapia intensiva per una condizione di “infiammazione sistemica”, con alcune caratteristiche simili alla Malattia di Kawasaki, ha sviluppato una definizione “preliminare” per classificare tali casi nei bambini.