Vaccino contro l’HIV? Possibile grazie alla tecnologia a mRNA
Indubbiamente la tecnologia a mRNA per lo sviluppo dei vaccini è una delle applicazioni tecnico scientifiche più innovative degli ultimi anni ed abbiamo potuto verificarne l’efficacia durante lo sviluppo dei vaccini per il Covid-19. Infatti, questa tecnologia è la stessa che ha permesso lo sviluppo dei vaccini contro il Covid-19, e ora, tramite la collaborazione tra Moderna, l’azienda produttrice del vaccino Spikevax, e Iavi (International aids vaccine iniziative), organizzazione no profit che si occupa di ricerca scientifica sull’aids, si stanno effettuando dei test clinici sull’efficacia di un nuovo vaccino che potrebbe essere usato per la cura e la prevenzione dell’HIV.
Il funzionamento della tecnologia a mRNA
L’mRNA, o acido ribonucleico, viene prodotto dal corpo in modo autonomo e viene utilizzato per la produzione delle proteine all’interno dell’organismo. Il loro utilizzo nei vaccini sfrutta la capacità di queste molecole di fornire istruzioni alle cellule dell’organismo tali da sintetizzare le cosiddette proteine Spike.
La formazione della proteina spike è tale da indurre uno stimolo nella produzione di anticorpi contro la malattia. Una volta iniettato il vaccino, le cellule ricevono l’mRNA e lo utilizzano come base per ricavare proteine virali. La formazione della proteina spike ha la funzione di allarmare il sistema immunitario che così viene stimolato alla produzione di anticorpi. Il nome del vaccino sperimentale è mRna-1644, ed è costituito da molecole di Rna messaggero che trasportano le informazioni che permettono di produrre copie delle proteine costituenti l’involucro virale dell’HIV.
Lo studio clinico sul vaccino contro l’HIV
Al momento, la sperimentazione clinica è arrivata alla fase 1 ovvero la somministrazione del vaccino ad un ristretto numero di pazienti. In particolare, lo studio iniziato è stato denominato Iavi G001 ed è progettato per valutare la sicurezza del vaccino e della sua somministrazione in uno o due dosi e della successiva dose di richiamo. Tra gli scopi dello studio c’è anche quello di verificare la risposta dei linfociti B nell’organismo, infatti, quest’ultimi sono responsabili della produzione degli anticorpi che sono adibiti alla neutralizzazione dell’agente patogeno responsabile della malattia.
Al momento per lo studio sono stati selezionati 56 volontari adulti sani e sieronegativi. Per 48 di loro è prevista la somministrazione di una o due dosi di mRna-1644 e, a loro volta, 32 soggetti riceveranno anche la dose booster. I restanti 8 volontari riceveranno unicamente la dose booster. Successivamente, i pazienti saranno monitorati per sei mesi, in modo tale da valutare la risposta del sistema immunitario.
Vaccino contro l’HIV: i tentativi passati
L’uso della tecnologia a mRna non è nuova nello sviluppo di vaccini, basti pensare a quello sviluppato per combattere la pandemia di Covid-19. Quattro anni fa, Iavi e l’istituto di ricerca americano Scripp research institute, avevano già avviato la fase 1 dello studio clinico. La differenza con il vaccino che si sta testando nello studio clinico attuale riguarda l’utilizzo di subunità proteiche costruite in laboratorio.
Lo scorso anno sono stati presentati i risultati e hanno mostrato come ci sia stata una risposta dei linfociti B nel 97% dei pazienti partecipanti. Il principale vantaggio dell’uso di una tecnologia a mRna è nella velocità con cui possono essere prodotti i vaccini che rendono la progettazione più agevole e reattiva.
Gli ulteriori sviluppi su trattamenti contro l’HIV
L’HIV risulta essere particolarmente insidioso per la salute dal momento che, una volta infettato un organismo, sfruttando la latenza virale, riesce a sfuggire al suo sistema immunitario. Ciò è possibile dal momento che il virus inserisce porzioni del suo materiale genetico all’interno delle cellule immunitarie che non riescono più a identificarlo e combatterlo.
A tal proposito, ci sono ulteriori sviluppi nella lotta all’HIV, uno studio pubblicato sulla rivista Science Translational Medicine, mostrerebbe come un anticorpo monoclonale utilizzato per il trattamento di alcuni tipi di tumore, sarebbe capace di identificare e rimuovere l’HIV dalle riserve in cui si annida. L’efficacia è stata testata su un piccolo gruppo di partecipanti sieropositive e hanno mostrato risultati promettenti. La lotta all’HIV sembra essere ad un punto cruciale e forse si sta intraprendendo la giusta direzione per eliminare in maniera definitiva il virus.
A cura di Raffaele Felice.