Robotica

Westworld: quanto siamo lontani da questa realtà?

Westworld è un parco dei divertimenti a tema Wild-West dove si svolgono le vicende dell’omonima serie tv targata HBO, la cui prima puntata della terza stagione è uscita oggi su Sky Atlantic. Le “attrazioni” di Westworld sono androidi incredibilmente simili agli esseri umani se non fosse per il fatto che i loro corpi vengano stampati da futuristiche stampanti 3D e le loro attività neurali vengano governate da intelligenze artificiali estremamente avanzate. Ai clienti del parco, chiamati “ospiti”, vengono offerte linee narrative in cui vivere avventure degne dei migliori film western. Gli ospiti, inoltre, hanno l’occasione per dare sfogo ai loro istinti più selvaggi, senza pagare le conseguenze delle loro azioni e senza rischiare la propria incolumità, grazie alla programmazione degli androidi che impedisce loro di danneggiare gli umani. [Spoiler alert: qualcosa andrà storto].

Dolores (Evan Rachel Wood) e Teddy (James Marsden), due attrazioni di Westworld.

Cos’è e quando nasce l’AI

Quando si parla di intelligenza artificiale si pensa subito a tecnologie all’avanguardia, a robot in grado di comprendere e decidere azioni da compiere, a mondi futuristici in cui macchine e uomini convivono. In realtà, l’utilizzo dell’intelligenza artificiale è molto più comune e di uso quotidiano di quanto possa sembrare, ancora molto distante dalla rappresentazione fantascientifica di alcuni film o serie tv, come ad esempio Westworld.

Il concetto di intelligenza artificiale comprende una vasta gamma di argomenti che vanno dall’informatica alla neurologia, passando per gli studi su come funziona il cervello umano. In generale, consideriamo l’intelligenza artificiale come la scienza che si occupa di come creare macchine intelligenti. Alan Turing è considerato il padre dell’intelligenza artificiale, avendola teorizzati già negli anni trenta del ‘900. In realtà, i passi che portarono alla nascita di questa disciplina sono molteplici, il primo dei quali è attribuito all’avvento dei calcolatori, la cui creazione risale addirittura agli anni venti del ‘600 con l’Orologio Calcolatore, una macchina di addizione meccanica ideata da Wilhelm Schickard.

L’intelligenza artificiale, quindi, ha origini molto più antiche di quanto si possa credere. Lo studio approfondito di questa disciplina ha portato negli anni a progressi tecnologici di enorme rilievo nei settori più svariati. Ma quanto siamo lontani da tecnologie come quelle presenti in Westworld?

Il dottor Robert Ford (Anthony Hopkins), direttore creativo del parco e capo del team di sviluppo.

Siamo ancora molto lontani da un’intelligenza umana

I progressi nello sviluppo di macchine artificialmente intelligenti sono considerevoli, ma siamo ancora molto lontani da una realtà come quella presente in Westworld. Abbiamo ancora molta strada da fare prima di vedere robot vivere nella nostra società. Quello di Westworld è un futuro in cui i robot hanno raggiunto un livello di complessità che li rende indistinguibili dagli esseri umani, cosa che i progressi nella robotica e nell’AI non potrebbero mai eguagliare al giorno d’oggi.

Dal punto di vista meccanico, siamo in grado di costruire automi che ci somiglino ma non siamo in grado di replicare i movimenti fluidi e continui del corpo umano. A meno che non impariamo a progettare delle intere macchine con tessuti organici, con tendini forti e flessibili come i nostri, con una muscolatura complessa come quella umana, la mobilità e l’espressività dei robot rimarranno limitate.

Bernard Lowe (Jeffrey Wright), capo della Divisione Programmazione di Westworld e creatore delle attrazioni.

Per quanto riguarda l’AI, invece, siamo molto lontani dall’avere un’intelligenza simile a quella umana. Le linee narrative e le risposte pre-programmate dei robot in Westworld ricordano i meccanismi dei PNG (personaggio non giocante) di un videogioco, con reazioni e discorsi innescati da specifici segnali o azioni da parte dei clienti del parco. Questo sistema può essere facilmente implementato nell’ambiente di programmazione di un videogioco, in cui le stesse scelte del giocatore sono limitate, ma è estremamente complesso da realizzare nella vita reale.

Inoltre, aspetti fondamentali per la caratterizzazione di un essere umano come la complessità delle emozioni, i piccoli dettagli del linguaggio del corpo, i desideri che guidano ogni persona ma anche le differenze culturali ed etniche che ci rendono diversi, sono ancora territori inesplorati nella realizzazione di androidi.

“Cosa c’è nel cervello umano che rende così difficile la replicazione da parte dell’intelligenza artificiale?” ha chiesto NBCNews durante un’intervista al consulente scientifico di Westworld, il neuroscienziato David Eagleman, dell’Università di Stanford. Eagleman ha risposto: “Non conosciamo tutte le cose che si verificano nel cervello. È un mistero che dovrà essere scandagliato probabilmente per molti decenni o secoli prima che comprendiamo i principi delle operazioni cerebrali.”

Dibattito etico e preoccupazioni

Dispositivo attraverso il quale i progettisti controllano i parametri degli androidi.

Opere come Westworld, oltre ad offrire al pubblico un prodotto di intrattenimento di qualità altissima, propongono interessanti argomenti di dibattito su cosa potrebbe o non potrebbe essere l’AI in futuro. Infatti, l’eccitante aspettativa di nuovi sviluppi dell’intelligenza artificiale, per qualcuno è accompagnata da un velo di preoccupazione.

Una delle paure più condivise, e più concrete, è quella per la sostituzione dell’essere umano con una macchina in molti luoghi di lavoro. L’evoluzione tecnologica già in passato ha portato a sostituire la mano d’opera umana con macchine e computer che, in maniera più efficiente e soprattutto più economica, sono stati utilizzati in diversi settori.

Un’altra paura percepita, ma per ora più lontana, è la pericolosità di un robot nei confronti dell’essere umano. Senza entrare nel dettaglio per evitare spoiler a chi volesse recuperare la serie, ad un certo punto gli androidi di Westworld si ribellano. Prendono coscienza di sé, smettono di seguire i loop narrativi della loro programmazione e iniziano a prendere decisioni. Siamo molto lontani dal riuscire a programmare macchine così intelligenti da prendere il controllo, ma è necessario tenere conto di questo aspetto etico per gli sviluppi futuri delle AI.

[bquote by=” David Eagleman ” other=”Neuroscienziato dell’Università di Stanford e consulente scientifico di Westworld “]Molte delle domande al centro di “Westworld” – sul libero arbitrio, su come può una macchina prendere coscienza, e così via – sono davvero le domande più urgenti del nostro tempo.[/bquote]

Nel 2017 Elon Musk e Mark Zuckerberg hanno discusso sul fatto che l’intelligenza artificiale possa essere o meno un pericolo. Zuckerberg aveva detto di non essere particolarmente preoccupato riguardo allo sviluppo dell’AI, ritenendo pessimisti e quasi irresponsabili coloro che hanno timore di questa tecnologia. Il riferimento a Musk, che aveva dichiarato in precedenza che secondo lui le macchine evolute potrebbero mettere a rischio l’esistenza del genere umano, fu colto subito dal fondatore di Tesla che rispose con un tweet dicendo che il collega “aveva una comprensione dell’argomento limitata”. Da quel momento, Musk ha ribadito più volte (su Twitter e in diverse interviste) che «l’intelligenza artificiale potrebbe causare la terza guerra mondiale». Ad agosto 2017, inoltre, è stato tra i firmatari di un appello che ha chiesto alle Nazioni Unite di vietare l’utilizzo dell’AI nell’industria bellica, una delle maggiori fonti di finanziamento per la ricerca robotica.

Musk è inoltre co-fondatore di OpenAi, un’organizzazione no profit nata nel 2015 che si occupa di ricerca sull’intelligenza artificiale con lo scopo di promuovere e sviluppare un’AI amichevole in modo che l’umanità possa trarne beneficio. Nel 2016, invece, ha co-fondato Neuralink, una startup di neurotecnologie incentrata sullo sviluppo di BCI (interfacce cervello-computer) al fine di collegare il cervello al computer per svariate applicazioni, con lo scopo ultimo del potenziamento umano.

Una lunga strada da percorrere

Il sogno utopico di vivere in una società totalmente integrata tra uomini e macchine è ancora molto lontano. Per ora non c’è il rischio di scambiare un androide per un essere umano, né tanto meno dobbiamo aver paura che il nostro assistente domotico possa prendere il controllo della casa.

L’intelligenza artificiale contribuisce ogni giorno a rendere le nostre vite più facili. Produzione, energia, istruzione, intrattenimento, salute, scienza: questi sono solo alcuni dei settori che hanno beneficiato dell’evoluzione dell’AI. Non sappiamo se e quando lo sviluppo di questa tecnologia si avvicinerà ad un’intelligenza sempre più umana. Nel frattempo, possiamo goderci Westworld.

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Published by
Benedetta Paoletti