Covid-19

Covid-19: Israele sarà il primo Paese al mondo a somministrare la terza dose di vaccino

In Israele la decisione di somministrare la terza dose di vaccino anti Covid-19 non è stata semplice, come dichiarato dal premier israeliano Naftali Bennett. Scopriamo insieme come si è arrivati a questa scelta.

Numeri dei contagi preoccupanti

In Israele da circa una settimana i numeri dei contagi da Sars-CoV-2 sono in risalita. Secondo i dati a disposizione, ci si aggira intorno a 2.000 casi giornalieri. Ciò che preoccupa le autorità israeliane è l’incidenza: sebbene l’85% della popolazione sia stata vaccinata, i casi di Covid-19 per milione di persone sono più alti rispetto all’Italia (che ha solo il 61% della popolazione vaccinata).

La variante Delta in Israele

Secondo i dati rilasciati a inizio Luglio dalle autorità israeliane, l’efficacia del vaccino Pfizer-BioNTech nei confronti della malattia sintomatica sarebbe scesa dal 94% di inizio Maggio al 64% del periodo compreso tra il 6 Giugno e l’inizio di Luglio, in concomitanza con l’ascesa della variante Delta. La protezione dalla malattia grave resta invece molto elevata (pari al al 93,4 %) e lo stesso vale per le ospedalizzazioni (93%).

Si tratta di dati che comunque vanno presi con le pinze anche perché in contrasto con diversi studi che invece non hanno rilevato un calo significativo della protezione, almeno a ciclo vaccinale completo. Qualcuno ha ipotizzato che la diminuzione (per ora presunta) dell’efficacia possa essere dovuta al fatto che buona parte della popolazione anziana è stata immunizzata ormai più di sei mesi fa, certo è che molti esperti hanno fatto notare che trattandosi di dati grezzi è necessario essere molto cauti. 

Il paradosso degli ospedalizzati

In Israele il 58% degli ospedalizzati è immunizzato, ma ciò non significa che il vaccino non sia efficace. Si tratta di un di un paradosso atteso e ben conosciuto come segnalato dall’Istituto Superiore di Sanità. Secondo il ministero della Salute, sono 143 i cittadini israeliani in ospedale con una diagnosi di Covid-19, di cui il 58% completamente vaccinati, il 3% solo parzialmente e il restante 39% non vaccinati.

I pazienti vaccinati dunque sono la maggior parte, ma attenzione a dare il giusto peso alle percentuali. Non bisogna dimenticare che in Israele i cittadini adulti vaccinati sono l’85% del totale, e dunque quel 58% va riferito ad una platea di persone enormemente più ampia. Né va tralasciato il fatto che la percentuale di immunizzati più alta si registra proprio tra le fasce di popolazione che sono più a rischio ricovero. Va anche osservato che dei 64 pazienti gravi ricoverati negli ospedali, 17 versano in condizioni critiche di cui 12 sono sottoposti a ventilazione invasiva. E di questi 12 solo 3 erano vaccinati.

Nuove restrizioni in Israele

Resta il fatto che l’attenzione nei confronti della nuova variante resta alta e da alcune settimane sono entrate in vigore nuove restrizioni per contenere l’aumento dei contagi. Solo coloro che sono completamente vaccinati, guariti dal Covid-19 o hanno effettuato un tampone risultato negativo, potranno partecipare a eventi con più di 100 persone al chiuso. L’obbligo di indossare le mascherine al chiuso, che era stato sollevato a Giugno, è di nuovo in vigore. Sono state introdotte sanzioni, fino a 260 euro, per chi partecipa agli eventi e fino a 2.600 euro per chi gli organizza e non controlla.

Israele e la terza dose di vaccino anti Covid-19

Il capo dello Stato Isaac Herzog e la moglie Michal, alla presenza del Premier Bennett, sono stati tra i primi volontari della campagna per la somministrazione della terza dose del vaccino Pfizer in Israele. La decisione, annunciata dal premier Naftali Bennett, è arrivata dopo settimane di discussione tra gli esperti: Israele sarà il primo paese al mondo a procedere con il richiamo, nonostante non vi sia ancora l’approvazione della FDA.

I sondaggi indicano che gli israeliani hanno fiducia nella scelta, il 72% ha risposto che si sottoporrà alla terza iniezione. Nel Paese circa 4 mila persone immunodepresse hanno ricevuto il booster nelle ultime settimane, senza riportare effetti collaterali. 

Vaccini anche per bambini “fragili”

Il Ministero della Salute ha anche annunciato le vaccinazioni contro il Sars-CoV-2 per i bambini tra i 5 e gli 11 anni che sono ad alto rischio di sviluppare forme molto gravi di Covid-19 a causa di preesistenti condizioni. In questa fascia d’età verrà tuttavia somministrata una dose di vaccino più leggera.

“La lotta contro il Covid è mondiale. Solo insieme possiamo vincere. Israele è pronto a condividere le proprie conoscenze.”

Naftali Bennet

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Published by
Alice Diroma