Coronavirus, home test kit: sperimentazione in corso
Ormai si parla di vera e propria pandemia. Il coronavirus ha bussato alle porte di quasi tutti i Paesi.
La paura cresce, gli ospedali sono saturi e in molte parti del mondo effettuare un tampone richiede un costo davvero elevato. Si pensi che negli USA il tampone può essere effettuato alla modica cifra di 3000 $.
Alla luce di questi fatti, l’imprenditore e studioso americano Jonathan Rothberg, il 7 Marzo, ha annunciato con un tweet la sua volontà di ideare un test kit per l’autodiagnosi del coronavirus. Quando l’epidemia era confinata alla Cina, un team di scienziati di Wuxi in collaborazione con National Institute for Viral Disease Control and Prevention aveva ideato un kit per la diagnosi del nuovo coronavirus in soli 15 minuti. Probabilmente il suo utilizzo era limitato al personale sanitario.
Collaborazione e ideazione del test kit
L’idea di Rothberg, quindi, è proprio quella di permettere a tutti quanti la diagnosi del covid-19, in tempi brevi e con costi contenuti.
Rothberg afferma: “Ho detto alla mia squadra che se il popolo cinese può costruire un ospedale in 10 giorni a Wuhan, noi, con lo stesso tempo, possiamo sviluppare e far funzionare un vero kit per la diagnosi del coronavirus direttamente a casa”.
Inizialmente sono nati degli screzi con Gates Foundation, un’azienda che stava già lavorando a questo progetto e che in passato aveva collaborato con il signor Rothberg. L’imprenditore americano, però, non si è tirato indietro e ha preferito cooperare con la Gates Foundation, sostenendo che i due modi differenti di approcciarsi all’idea potevano essere complementari. Confrontando i risultati, infatti, il suo team e la Gates Foundation possono intervenire su eventuali mancanze e/od ottimizzare il sistema.
Il test kit della Gates Foundation prevede un tampone nasale, che la persona spedisce al laboratorio per l’analisi con macchinari gold standard. Viene, quindi, eseguito un esame diagnostico approfondito. I risultati sono pronti dopo alcuni giorni. Invece il kit di Rothberg darebbe risultati in mezz’ora direttamente sullo smartphone. Il progetto di Rothberg sembrerebbe la soluzione migliore, ma, per sua stessa ammissione, i suoi test sarebbero meno accurati. Dando, a volte, falsi positivi o falsi negativi.
Il test kit di Rothberg
Il kit test di Rothberg funzionerebbe anch’esso con un tampone. Inserendolo in bocca o nel naso, dove la carica virale è molto elevata. Il tampone andrebbe, poi, inserito in una sequenza di tre tubi, seguendo le istruzioni fornite dall’app associata al test kit. Ciascun tubo è pensato in modo da avere una reazione chimica diversa, in ognuno di essi. Il colore del terzo tubo darebbe la risposta definitiva: rosso se individua il virus, verde se il paziente è sano. Se qualcosa andasse storto nell’analisi, i tubi non indicherebbero alcun colore. La sequenza dei tre tubi serve a minimizzare gli errori.
L’obiettivo di Rothberg, sin dall’inizio, è stato quello di ideare un test kit che permetta la diagnosi immediata e attendibile, anche quando il paziente è ancora asintomatico. Il test kit per deve riconoscere il materiale genetico virale per dare una diagnosi istantanea.
L’attuale coronavirus è costituito da un solo filamento di RNA. Se il primo tubo del kit individua l’RNA del coronavirus, inizia un processo nel secondo tubo che aggiunge un filamento di DNA complementare all’RNA. In questo modo viene a crearsi una molecola con doppio filamento, più stabile. Infine, il tampone giunge al terzo tubo. Qui, degli enzimi specifici copiano le molecole di DNA, rendendo facile l’individuazione del virus. Gli stessi enzimi determinano, poi, il colore che conferma o smentisce la presenza di coronavirus.
Terminate le reazioni chimiche, il paziente può fare una foto ai tubi e l’app gli darebbe ulteriori informazioni a proposito dei risultati ottenuti.
Vendita del kit test
Il kit test è ancora in fase di sperimentazione, ma a breve si avranno notizie. Se il team di Rothberg riuscisse a portarlo a termine, il passo successivo sarebbe inviare il kit ai laboratori per la convalida. Rothberg è convinto che nel giro di poche settimane avrà dei prototipi pronti per essere inviati ai laboratori.