Tumore neuroendocrino: cause, sintomi e terapia
Il sistema neuroendocrino è costituito da cellule che hanno caratteristiche tipiche sia di cellule endocrine che di cellule nervose. Queste cellule sono presenti in tutto l’organismo umano e nei diversi organi dove svolgono diverse e specifiche funzioni. Il tumore neuroendocrino, definito anche NET o TNE, prende origine da queste cellule e può colpire molteplici organi anche molto diversi tra loro, come intestino, pancreas, polmoni, tiroide, ghiandole surrenali o timo.
Il tumore neuroendocrino fa parte di una classe di tumori relativamente rari, tanto da rappresentare meno del 0.5% di tutti i tumori maligni, sebbene le diagnosi siano notevolmente aumentate negli ultimi anni grazie a tecniche radiologiche e endoscopiche. In Italia si stima un’incidenza di 4-5 nuovi casi/anno ogni 100.000.
Tumore neuroendocrino: classificazioni
I tumori neuroendocrini vengono distinti, a seconda dell’aspetto microscopico, in ben differenziati e scarsamente differenziati. I ben differenziati crescono lentamente e risultano anche meno aggressivi, ma sono comunque neoplasie maligne che possono dare metastasi anche dopo molti anni dalla scoperta. Gli scarsamente differenziati crescono più velocemente e presentano più probabilità di generare metastasi.
Se si classificano in base alle caratteristiche cliniche il tumore neuroendocrino si divide principalmente in tumori non funzionanti e tumori funzionanti. I tumori non funzionanti, o non secernenti, sono più frequenti e nella maggior parte dei casi asintomatici. La diagnosi per queste neoplasie è del tutto casuale e spesso avviene durante esami endoscopici o radiologici effettuati per motivazioni diverse. La sintomatologia, quando presente, dipende dall’organo coinvolto e, talvolta, anche dalla pressione che il tumore può esercitare a tale livello, provocando oltre ad anemia e sanguinamento anche dolori addominali, ittero e vomito. I tumori funzionanti invece sono caratterizzati da un’eccessiva produzione di ormoni che, a seconda dell’ormone over prodotto, può indurre diarrea e arrossamenti del volto, insulinoma e gastrinoma.
Fattori di rischio
Tra i principali fattori di rischio per queste tipologie di tumori riscontriamo l’età, dal momento che queste neoplasie sono più frequenti in individui adulti e anziani. Inoltre, gli uomini risultano maggiormente a rischio, rispetto alle donne, nello sviluppo di alcuni tumori come feocromocitoma e tumore a cellule di Merkel. Generalmente il rischio aumenta anche in caso di sistema immunitario particolarmente debilitato, come nei casi di:
- Pazienti sottoposti a trapianto;
- Soggetti con AIDS;
- Individui con storia familiare per malattie ereditarie come MEN1 o MEN2;
- Pazienti con neurofibromatosi di tipo 1;
- Sindrome di Von Hippel-Lindau.
Tali condizioni si presentano comunque in numero limitato. Da alcuni studi anche individui esposte all’arsenico o troppo al sole corrono un maggiore rischio nello sviluppo di tumore a cellule di Merkel.
Tumore neuroendocrino: diagnosi
Il processo di diagnosi per questo tipo di neoplasia è molto complesso anche per medici più esperti.
La diagnosi ha inizio con un’intervista da parte del medico al paziente per poter definire al meglio la sintomatologia e la storia familiare pregressa, in caso di familiarità. A questa prima analisi seguono poi esami specifici su sangue e urine, che permettono di fornire informazioni importanti come, ad esempio, la presenza sospetta di ormoni. Tra le sostanze da individuare ritroviamo:
- Cromogranina A;
- Polipepide pancreatico;
- Enolasi;
- 5-HIAA (metabolita della serotonina).
I risultati ottenuti vengono poi analizzati con estrema attenzione perché questi valori potrebbero subire oscillazioni anche in presenza di altre patologie. È quindi necessario, per ottenerne dati più specifici, affiancare i dati degli esami con referti di diagnosi per immagine come TAC, ecografia, PET o risonanza magnetica. In ultimo resta la biopsia, la quale fornisce la conferma finale alla diagnosi.
Evoluzione dei NET
A causa delle differenti caratteristiche e del grande numero di tumori neuroendocrini è molto difficile compiere una stadiazione della patologia. Col tempo, i sistemi di classificazione e stadiazione proposti sono stati numerosi. Tuttavia, ad oggi, non esiste un metodo universalmente riconosciuto. Generalmente viene effettuata una suddivisione dei NET in localizzato, regionale e metastatico.
Nel caso del localizzato il tumore risulta confinato all’organo da cui esso ha avuto origine, a differenza del regionale che supera i confini dell’organo invadendo anche i tessuti circostanti come grasso, muscolo o linfonodi. Nel caso del metastatico il tumore raggiunge parti del corpo ben lontane dal sito primario da cui esso si è originato.
Possibilità di cura
I NET sono caratterizzati da un’ampia variabilità di comportamento, questo non permette di definire una strategia di trattamento unica. Inoltre essendo patologia molto rare è fondamentale rivolgersi a centri altamente specializzati, con casistiche ed esperienza adeguata a fornire il miglior tipo di terapia al paziente.
In Italia i centri accreditati al trattamento di questo tipo di tumori sono:
- IEO (Milano);
- Humanias (Milano);
- Istituto tumori (Milano);
- Ospedale San Raffaele (Milano);
- Policlinico gemelli (Roma);
- Ospedale Sant’Andrea (Roma);
- Azienda ospedaliera universitaria integrata (Verona);
- Istituto Nazionale Tumori “G. Pascale” (Napoli).
Tra le diverse opzioni terapeutiche la chirurgia è tra le più utilizzate a scopo curativo. L’approccio chirurgico infatti se riesce ad asportare l’intera porzione neoplastica permette, in molti casi, di curare definitivamente la patologia. Qualora non si riesca ad eliminare completamente la porzione neoplastica l’Intervento chirurgico permette di rimuovere metastasi o ridimensionare la massa al fine di ridurre la sintomatologia tipica della fase terminale della patologia.
Per un gruppo di NET è possibile utilizzare anche terapie loco-regionali quali chemioembolizzazione e alcolizzazione, nel caso di metastasi epatiche difficilmente raggiungibili con la chirurgia. La tradizionale radioterapia è sempre più diffusa per il trattamento di questi tumori e sfrutta, come suo punto di forza, la capacità di alcuni tumori neuroendocrini di concentrare al loro interno sostanze radioattive. Nel caso di chemioterapia sistemica questa viene impiegata in caso pazienti affetti in stadi avanzati.
La chemioterapia si serve di una combinazione di farmaci, ai chemioterapici classici si aggiungono terapie mediche basate su analoghi della somatostatina. Un analogo della somatostatina radiomarcato viene utilizzato per la terapia radiorecettoriale endovenosa permettendo di ottenere irradiazione selettiva delle cellule tumorali. L’utilizzo di interferone alfa si è ridotto drasticamente, mentre sono state approvate, anche in Italia, nuove terapie a target molecolare. Questi farmaci, come everolimus e sunitinib, vengono utilizzati principalmente per il trattamento di tumori neuroendocrini di origine pancreatica.