La campagna vaccinale anti-Covid sta procedendo: sono oltre 47 milioni le persone che hanno completato il ciclo e quasi 34 milioni quelle che hanno ricevuto anche la dose booster. Nonostante l’inizio un po’ a rilento, anche la campagna antinfluenzale sta entrando nel suo vivo. Siamo abituati a pensare alla vaccinazione come un’iniezione sottocutanea tramite ago, ma i ricercatori stanno lavorando a un nuovo metodo che potrebbe rivoluzionare questo settore. Si tratta di un vaccino che può essere somministrato anche in forma di spray tramite il naso e i primi risultati sono stati promettenti.
Mentre il vaccino tradizionale per l’influenza lavora al fine di generare una risposta del sistema immunitario del corpo, la nuova strategia mira ad aumentare le difese a livello della mucosa dell’apparato respiratorio. La componente del sistema immunitario imputabile alla mucosa è piuttosto estesa, ma con la vaccinazione tradizionale non viene adeguatamente sfruttata. Tramite la nuova strategia, però, i ricercatori hanno puntato proprio su di lei. Nel caso di virus che infettano le vie respiratorie, infatti, la prima barriera all’ingresso del virus è svolta proprio dal sistema immunitario della mucosa.
Il nuovo vaccino formulato all’Università della Georgia è composto da nanoparticelle di PEI-HA/CpG. PEI è l’abbreviazione di polietereimmide, un polimero impiegato come vettore per la distribuzione di antigeni e adiuvanti. In questo caso l’antigene trasportato è l’HA, ovvero emoagglutinina. Si tratta di una proteina che si trova sulla superficie dei virus, tra cui appunto l’influenza, e che ha il compito di consentirne l’ingresso nelle nostre cellule. Allenando il sistema immunitario a riconoscere l’HA, quindi, è possibile fermare l’infezione. L’adiuvante, poi, è il CpG, che aiuta a stimolare la risposta immunitaria all’antigene.
Dopo un’accurata formulazione e i primi studi per verificare la sicurezza del nuovo vaccino, i ricercatori lo hanno testato su topi. I dati raccolti sono stati molto soddisfacenti, essendo stati rilevati elevati livelli di anticorpi sia a livello della mucosa che a livello sistemico. Passando poi all’infezione, il vaccino ha protetto il 100% degli esemplari sia da virus omologo che eterologo. Infine anche il monitoraggio a lungo termine ha evidenziato un buon mantenimento nel livello di anticorpi anche nei mesi successivi alla vaccinazione. L’insieme di questi primi ottimi risultati fa ben sperare per futuri trial su esseri umani.
La vaccinazione intranasale è un approccio ideale per tutte le malattie che infettano il sistema respiratorio. Il suo impiego, quindi, potrebbe non limitarsi alla sola influenza, ma anche alla prevenzione del COVID-19. Attualmente 12 candidati vaccini di questo tipo sono sotto studio per investigarne sicurezza ed efficacia. L’idea è simile a quella precedente: aumentare la risposta immunitaria a livello della mucosa nasale al fine di bloccare l’infezione sin dal suo ingresso nel corpo. Akiko Iwasaki, PhD dell’Università di Yale, ha spiegato che questo nuovo approccio potrebbe essere anche più efficace dei metodi tradizionali. “È come posizionare delle guardie fuori dalla porta invece che all’interno, dove lavorano normalmente gli anticorpi nel corpo” ha affermato. Il suo gruppo di ricerca dopo aver sviluppato un primo vaccino contro l’influenza sta ora lavorando a una versione per il COVID-19.
L’utilizzo del vaccino intranasale spray porterebbe una serie di vantaggi. Oltre alla migliore risposta ottenibile a livello della mucosa, infatti, ci sono numerosi aspetti più pratici da tenere in considerazione. Per prima cosa, la somministrazione di un vaccino di questo genere non necessita di personale qualificato, come succede invece nel caso delle iniezioni. Questo renderebbe più estesa la diffusione dei possibili punti di vaccinazione, facilitando la campagna. Inoltre l’assenza di ago sarebbe un aspetto positivo per i pazienti che ne sono spaventati e ovviamente per i bambini. Infine questo tipo di somministrazione non necessita di un ambiente sterile e evita i rischi correlati all’uso improprio di siringhe, come ad esempio la trasmissione di epatiti o HIV. Tutti questi fattori potrebbero portare a un aumento dei pazienti vaccinati.
Tra gli ostacoli da superare c’è il fatto che a livello della mucosa il ricambio cellulare è molto rapido. Per avere una buona risposta dal sistema immunitario l’antigene deve rimanere in sito per un tempo sufficientemente lungo. L’approccio vincente sembra essere quello di utilizzare adiuvanti, che sono in grado di prolungare la permanenza dell’antigene a aumentare la sua stabilità in sito, come dimostrato nello studio condotto all’Università di Georgia. Sono comunque necessarie altre ricerche per monitorare effetti a lungo termine e sicurezza della pratica. Anche solo con i dati in nostro possesso, però, possiamo affermare che il nuovo vaccino spray potrebbe presto aggiungersi alle alternative disponibili con tutti i suoi vantaggi.