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Vaccino Covid-19: studi confermano che i vaccinati hanno una carica virale più bassa

Tre gli studi che hanno esaminato il numero di copie virali di SARS-CoV-2 negli immunizzati con vaccinazione ed i tempi medi per cui la carica virale non è più rilevabile; entrambi i dati sono risultati significativamente inferiori rispetto a chi non ha ricevuto il vaccino.

Close-up Engineering

AUTORE: Redazione

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PUBBLICATO IL: 21 Febbraio 2022

Covid-19 / Medicina

La pandemia di Covid-19 ha causato un arresto mondiale della quotidianità mai conosciuto prima. È con lo sviluppo dei vaccini che abbiamo potuto controllare l’epidemia, prevenire la malattia clinica e ridurre del 93,2% l’infezione nei contagiati. Nuovi studi dimostrano che i vaccinati contro il Covid-19 hanno una riduzione della carica virale ed eliminano più velocemente il virus.

Dunque, sebbene la vaccinazione contro SARS-CoV-2 abbia dimostrato una notevole efficacia nella prevenzione del virus, il meccanismo alla base della dinamica virale delle infezioni non era stato ancora compreso. Questo fino ad oggi: vediamo i tre nuovi studi che consolidano l’ipotesi della riduzione della carica virale nei soggetti vaccinati.

Vaccinati Covid-19: le pubblicazioni ed i risultati significativi dei vaccini su Nature

Vaccinati Covid-19

I ricercatori della rivista Nature Medicine hanno pubblicato il 10 febbraio 2022 uno studio che valuta l’impatto della vaccinazione mRNA-1273 di Moderna (Spikevax) nell’attuale studio COVE (Coronavirus Efficacy) su numero e diffusione di copie SARS-CoV-2, carico di malattia e numero di varianti.

La vaccinazione con mRNA ha ridotto in maniera significativa il numero di copie virali, nello specifico di cento volte rispetto a chi aveva ricevuto il placebo; quest’ultimo viene comunemente utilizzato nei trials clinici per validare l’efficacia di una terapia e come termine di paragone con un gruppo di pazienti che riceve quella vera. Inoltre, i tempi medi per le copie virali non rilevabili erano 4 giorni per l’mRNA-1273 e 7 giorni per il placebo.

Tutto ciò permette di concludere che, sebbene siano necessari ulteriori studi, negli individui infetti da SARS-CoV-2 la vaccinazione ha ridotto sia il numero di copie virali che la durata dell’RNA virale rilevabile: dati confortanti riguardo l’efficacia dell’azione dei vaccini sulla carica virale, sulla quale non si avevano certezze fino ad ora.

MedRxiv: quali sono stati i risultati dei titoli virali infettivi negli individui con e senza vaccinazione e nelle varianti?

L’emergere di varianti che hanno destato preoccupazione, quali Alpha e Delta, è stato attribuito principalmente ad una carica virale (VL – viral load) maggiore; tuttavia, il team di ricercatori svizzeri di MedRxiv ha ritenuto importante valutare la presenza di virus infettivi mediante l’isolamento della coltura cellulare.

I titoli virali infettivi (IVT – infectious viral titres), valutati durante i primi 5 giorni sintomatici su un totale di 384 pazienti, sono stati rilevati maggiormente negli individui infetti da Delta. In particolare, gli individui contagiati da Delta vaccinati hanno IVT nettamente più bassi e hanno eliminato il virus più rapidamente dei non vaccinati.

Altro dato rilevante riguarda gli individui vaccinati ed infettati da Omicron, i quali presentavano IVT comparabili all’infezione da Delta; questo suggerisce che, oltre all’aumento del VL, altri meccanismi contribuiscono all’elevata infettività di Omicron.

Science e lo studio della trasmissione domestica del Covid prima e dopo l’emergere di Delta

Vaccinati Covid-19

Per valutare l’efficacia del vaccino a mRNA Pfizer-BioNTech contro la suscettibilità all’infezione da Covid, i ricercatori di Science hanno confrontato i periodi pre e post-Delta utilizzando i dati del database di Maccabi Healthcare Services (MHS), un’organizzazione sanitaria israeliana.

Per il periodo precedente al 1° giugno 2021 (prima dell’emergere della variante Delta), l’aver ricevuto due dosi di vaccino comportava un’efficacia contro la suscettibilità alle infezioni dell’89,4%, contro il 72,0% osservato con l’imporsi della Delta, dati relativi a10-90 giorni dalla somministrazione.

Dalle loro analisi, prima della comparsa della variante Delta, gli individui vaccinati presentavano un’infettività ridotta rispetto ai casi non vaccinati, anche nei contesti familiari; nonostante la riduzione di questo parametro dovuta al diffondersi della variante, i ricercatori affermano ancora che la vaccinazione riduce il rischio di trasmissione e fornisce protezione contro la suscettibilità alle infezioni.

Infine, sono state raccolte alcune evidenze fornite da studi sulle famiglie in Scozia e Finlandia: indagando sul rischio di infezione tra i familiari degli operatori sanitari vaccinati, questo risulta ridotto rispetto ai familiari dei non vaccinati. Una prova indiretta dell’efficacia dei vaccini, seppur ridotta nel tempo a causa del dilagare delle varianti e del declino dell’immunità.

Vaccinati Covid-19: il vaccino, quindi, salva vite umane

Gli studi condotti hanno permesso di ricavare informazioni dettagliate sulla cinetica di diffusione del virus. La carica virale è più bassa nei soggetti che si sono sottoposti alla vaccinazione anti-Covid, i quali riescono ad eliminare il virus più rapidamente, specialmente nei casi di variante Delta.

Nonostante siano indispensabili ulteriori approfondimenti e sia pensiero comune dei ricercatori il fatto che la vaccinazione non può essere la sola via d’uscita dalla pandemia, è evidente che essa riduce il rischio di trasmissione e, quindi, può salvare vite umane.

A cura di Angela Apicella

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